Israele si trova ad affrontare una crisi economica e sociale senza precedenti

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Israele si trova ad affrontare una crisi economica e sociale senza precedenti

Israele nel 2025: un anno segnato da sfide economiche e sociali
L’anno 2025 inizia con una prospettiva economica desolante per le famiglie israeliane. Una combinazione di aumenti delle tasse, stagnazione dei salari e aumento dei prezzi peserà pesantemente sulla vita quotidiana, costringendo le famiglie a riorganizzare i propri bilanci. Secondo le stime, ogni famiglia potrebbe perdere tra gli 8.000 e i 12.000 shekel all'anno, un colpo che colpirà soprattutto i più vulnerabili.

Un’ondata di misure economiche restrittive
A partire dal 1° gennaio entreranno in vigore una serie di decreti economici che aumenteranno la spesa limitando le entrate. Tra queste misure:

Aumento dell'Iva al 18%, che interesserà tutti i beni e servizi, comportando spese aggiuntive per tutte le famiglie.
Aumento del costo dei servizi essenziali: l'elettricità aumenterà del 3%, l'acqua del 2%, mentre le tasse sulla proprietà potrebbero aumentare fino al 5,29%.
Impatto sui trasporti pubblici: ogni viaggio costerà 2 shekel in più, aumentando i costi di viaggio per milioni di cittadini.
Allo stesso tempo, i congelamenti influiscono sugli aggiustamenti fiscali e sugli aumenti salariali, impedendo ai cittadini di compensare questi aumenti del costo della vita. Le famiglie dovranno così gestire un deficit annuo stimato in diverse migliaia di shekel.

Debito privato in costante espansione
La Banca d’Israele riferisce che il debito totale delle famiglie e delle imprese ha raggiunto i 2,2 trilioni di shekel alla fine del 2024, segnando un aumento del 5% nel corso dell’anno. Questo eccessivo indebitamento riflette gli sforzi degli israeliani per mantenere il proprio tenore di vita a fronte di un’inflazione galoppante e di costi sempre crescenti.

Uno sforzo bellico che pesa sull’economia
Una delle cause principali di questa tesa situazione economica è il finanziamento di un intenso sforzo militare su più fronti. I cittadini sono costretti a “stringere la cinghia” per sostenere la sopravvivenza del Paese. Ma questa realtà solleva tensioni: fino a quando il Paese sarà in grado di sostenere un simile onere finanziario?

Il ritorno all’austerità sostenuto da alcuni
In questo contesto, figure come Itzhak Cohen, un sionista religioso, difendono un cambiamento radicale di paradigma. Nel suo libro Diario di guerra, Cohen invoca una guerra totale contro i nemici di Israele, anche se ciò significa un ritorno a uno stile di vita spartano.
Secondo lui solo gli ebrei religiosi, abituati ad una vita di austerità, possono sopravvivere ad un simile periodo di crisi. Descrive un futuro in cui “i comfort moderni e le illusioni del 21° secolo” lasciano il posto ai sacrifici quotidiani per garantire la sicurezza nazionale.

Divisioni interne e divario sociale
Questa visione, sebbene estrema, riflette un crescente divario tra le persone religiose, spesso viste come più resilienti di fronte alle privazioni, e i secolaristi, che temono di perdere le conquiste degli ultimi decenni. Discorsi radicali come quello di Cohen risuonano in certi ambienti, ma preoccupano la maggioranza degli israeliani che temono un futuro segnato da profonde divisioni interne.

Un anno decisivo per Israele
L’anno 2025 promette di essere un anno cruciale. Israele si trova ad affrontare sfide economiche, militari e sociali senza precedenti. Mentre la coalizione di governo e l’opposizione faticano a offrire alternative praticabili, i cittadini si preparano ad affrontare un periodo di incertezza e sacrificio.

Nonostante le sfide, persiste un sentimento: quello di una resilienza collettiva che potrebbe consentire a Israele di superare questa crisi e costruire un futuro più stabile ed equo.

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