Georges Bordes ha chiuso per l'ultima volta i cancelli d'ingresso del liceo questo venerdì 20 dicembre, per le vacanze di Natale. Due giri di chiave, alle 19, come ogni sera da 20 anni. “Quest’ultimo giro di chiave è tanta emozione”confida l'omino dai grandi occhiali quadrati, sempre con un timido sorriso sulle labbra, al suono dello scricchiolio del metallo. “È difficile per me, è molto difficile”. Georges Bordes è il custode del liceo Bertran de Born da 20 anni.
“Il sole del benvenuto”
Nel più grande liceo della Dordogna, con i suoi 200 insegnanti e quasi 2000 studenti, tutti lo conoscono da sempre. Il nativo di Périgueux è sempre stato un portiereha frequentato tutte le scuole superiori della città dal 1974 prima di stabilirsi a Bertran de Born. È lui che la sera chiude tutte le porte della scuola una ad una. E ci sono: “2600 chiavi”conosce la funzione di ciascuno di essi.
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Per il suo ultimo giorno, Georges ha indossato una bellissima camicia bianca. Gli studenti lo salutano, gli insegnanti lo baciano mentre se ne va : “È il sorriso incarnato. Il sole dell’accoglienza”, disse Nathalie, un'insegnante, abbracciandolo. Occhi rossi dall'emozione, lo assicura Georges “è motivo di orgoglio” per aver lavorato qui: “Ciò che mi tocca è vedere gli studenti che sono diventati insegnanti, o nella vita lavorativa, e che tornano a trovarmi qui”.
2600 chiavi e altrettante porte
Il custode è ospitato in loco presso la scuola superiore, “bisogno di servizio”. È lui che sorveglia il campus della scuola ogni nottemonitora gli allarmi antincendio, la posta, risponde ai telefoni. Dall'inizio dell'anno scolastico, a gennaio, un nuovo addetto all'accoglienza siederà al suo posto nel palco, all'ingresso della scuola. A 66 anni e mezzo non ha mai voluto andarsene: “Ho sempre lavorato e poi mi piaceva qui, non vedevo passare il tempo”.
È scesa la notte. La piccola figura di Georges percorre per l'ultima volta i grandi corridoi del liceo chiudere una ad una tutte le porte dell'immenso complesso scolastico. Mentre attraversava il chiostro, con il mazzo di chiavi in mano, disse: “Questa scuola ha un’anima”senza pensare che possa essere lui l'anima della scuola.