il ricercatore Mohammad Abedini, di cui Washington attendeva l’estradizione, è stato rilasciato

il ricercatore Mohammad Abedini, di cui Washington attendeva l’estradizione, è stato rilasciato
il ricercatore Mohammad Abedini, di cui Washington attendeva l’estradizione, è stato rilasciato
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Il ministro della Giustizia italiano ha chiesto l’annullamento dell’arresto e la possibile estradizione dell’ingegnere iraniano Mohammad Abedini. Quest’ultimo, arrestato a Milano su richiesta degli Stati Uniti, è accusato di aver contribuito ad un attentato mortale in Giordania contro soldati americani.

Ultime informazioni:

  • Mohammad Abedini, l’ingegnere iraniano arrestato a Milano il 16 dicembre su richiesta degli Stati Uniti, è stato rilasciato domenica mattina e sarebbe già tornato a Teheran, ha riferito l’agenzia italiana ANSA.
  • In precedenza le autorità iraniane, tramite l’agenzia ufficiale Mizan, avevano riferito che Abedini sarebbe stato rilasciato e rimpatriato.nelle prossime ore“.

Il ministro della Giustizia italiano Carlo Nordio ha presentato ricorso alla Corte d’appello di Milano “Una richiesta di revoca dell’arresto del cittadino iraniano Abedini Najafabadi Mohammad”, arrestato su mandato d’arresto americano all’aeroporto di Malpensa lo scorso dicembre. Lo rende noto una nota ufficiale del ministero appena pubblicata.

Il 15 gennaio la Corte d’appello avrebbe dovuto pronunciarsi sull’estradizione di Abedini, ma secondo la legge il ministro della Giustizia ha il potere di respingere la richiesta e rilasciare l’ingegnere.

“Ai sensi dell’articolo 2 del Trattato di Estradizione tra il Governo degli Stati Uniti d’America e il Governo della Repubblica Italiana, possono dar luogo all’estradizione solo i reati puniti dalle leggi di entrambe le parti contraenti, condizione che, allo stato attuale, degli affari, non può essere considerato esistente”si legge nella nota pubblicata dal ministero.

Si aggiunge che “l’accusa mossa a carico del sig. Abedini, ovvero associazione a delinquere finalizzata alla violazione dell’Ieepa (International Emergency Economic Powers Act – legge federale americana), non corrisponde alle ipotesi previste e punite dall’ordinamento penale italiano.

Dalla nota risulta che sono escluse anche le accuse di sostegno ad attività terroristiche. Rispettivamente per quanto riguarda il secondo e il terzo capo d’imputazione “associazione a delinquere finalizzata a fornire sostegno materiale ad un’organizzazione terroristica provocando la morte” et “fornire e tentare di fornire a sostegno materiale a un’organizzazione terroristica straniera con conseguente mortenessuna prova è stata finora fornita a sostegno delle accuse, perché “esclusivamente la realizzazione, tramite società ad essa collegate, dell’ produzione e commercio con il suo Paese di strumenti tecnologici aventi potenziali, ma non esclusive, applicazioni militari, è apparso con certezza”continua la nota.

La decisione arriva quattro giorni dopo la scarcerazione di Cecilia Sala

L’ingegnere iraniano Abedini è stato arrestato il 16 dicembre dalle autorità italiane all’aeroporto di Milano Malpensa su mandato statunitense. Il Dipartimento di Giustizia americano accusa lui, così come un altro cittadino iraniano, di aver fornito al regime dei mullah, aggirando gli embarghi, la tecnologia di droni utilizzati nell’attacco del gennaio 2024 all’avamposto americano in Giordaniache costò la vita a tre soldati americani.

Tre giorni dopo, la giornalista italiana Cecilia Sala, collaboratrice del quotidiano Il Foglio e di Chora Media, è stata arrestata a Teheran per “violazione delle leggi della Repubblica Islamica“. Dopo 21 giorni di reclusione nel carcere di Evin, Cecilia Sala è stato rilasciato ed è rientrato in Italia mercoledì 8 gennaio. In precedenza lo aveva fatto il premier Meloni si è recato a Mar-a-Lago, in Florida, per incontrare Donald Trump e discutere con lui dell’affare Sala e dell’arresto di Abedini.

Il governo italiano non ha mai confermato l’esistenza di un accordo che prevedesse la liberazione di Sala in cambio di quella di Abedini.

La Procura di Milano ha mantenuto parere negativo sulla richiesta di arresti domiciliari avanzata dalla difesa. L’ingegnere iraniano resterà quindi in carcere, all’Opera di Milano, almeno fino al 15 gennaio, data dell’udienza.

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