Specchietto retrovisore: come invadere il Canada in tre semplici passaggi

Specchietto retrovisore: come invadere il Canada in tre semplici passaggi
Specchietto retrovisore: come invadere il Canada in tre semplici passaggi
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Ogni domenica, ilsquadra di Notizia vi invita a leggere (o rileggere) la sua newsletter Specchio uno dei reportage più significativi della ricca storia della rivista. Potrai così rituffarti nel vivo di alcune questioni del passato, con la prospettiva di oggi.

Non sono scherzi, la metà Ciao ciao 2025 è stato scritto proprio questa settimana. Quando le dimissioni di un primo ministro federale in carica – un evento che si verifica in media una volta ogni dieci anni, al massimo – occupano quasi il secondo posto nelle notizie, ci dicono che abbiamo diritto a un inizio d’anno con gli steroidi.

Ovviamente, l’epifania di Justin Trudeau era ancora più prevedibile di una minaccia di annessione del Canada con la forza da parte del suo presunto amico ma pur sempre vicino. Questo non era su nessun radar.

Donald Trump, però, non ha inventato nulla (ha rivoluzionato il genere, d’altronde): le mire espansionistiche degli Stati Uniti nei confronti del Canada sono oggetto di ritorni ricorrenti nelle discussioni tra canadesi fin dalla nascita della superpotenza, non mancheranno compirà 250 anni nel 2026.

Nel corso del tempo sono state inventate sia le teorie più serie che quelle più folli e hanno provocato molta ansia d’identità. Soprattutto dopo l’enunciazione della Dottrina Monroe (dal nome del presidente in carica nel 1823), che richiedeva la supremazia degli Stati Uniti nelle Americhe. Wilfrid Laurier non la percepiva come una minaccia, anzi! Per lui era l’unica garanzia di protezione per il Canada. Non aveva torto: i pochi mezzi di difesa a disposizione del paese emergente in quel momento venivano spesso mobilitati per proteggere gli interessi imperialisti britannici ovunque, anche nelle isole Mouk-Mouk, se necessario.

Numerose sono anche le opere che trattano di un’ipotetica invasione o annessione del Canada da parte degli Stati Uniti, con la forza o per scelta. Gli archivi del Pentagono sono stati spesso cercati per cercare il “piano”.

Verso la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90, questa “industria” di teorie cospirative contro il Dominion del Canada conobbe nuovo vigore, in un momento in cui il paese era immerso in una crisi costituzionale, con il Quebec sull’orlo del collasso dell’indipendenza e le crescenti rivolte indigene. Cosa accadrebbe se il vasto territorio a nord degli Stati Uniti si disintegrasse? Su questo punto non c’è dubbio che, ai vertici del potere di Washington, siano stati studiati diversi scenari di intervento.

Il contesto ha poi portato un professore della Queen’s University di Kingston, in Ontario, a ritenere che non fosse un caso che gli americani fossero impegnati nel più grande investimento in una base militare dalla fine della Seconda Guerra Mondiale… proprio dall’altra parte della guerra il fiume, di fronte al vecchio forte di Frontenac. Ciò è tanto più curioso dato che in quest’era di distensione, il Pentagono aveva invece lanciato un’ondata di chiusura di basi militari.

È così che è nata la leggenda di Fort Drum (precedentemente noto come Pine Camp). Una base grande quanto l’isola di Montreal, dove può addestrarsi un esercito grande quanto quello del Canada nel suo insieme.

Luc Chartrand aveva letto l’opera del professor Floyd Webster Rudmin e, nel nostro numero di aprile 1993, analizzava gli argomenti della sua teoria secondo la quale gli Stati Uniti avrebbero potuto prendere il controllo del Canada da Fort Drum. Se gli piaceva, ovviamente, cosa che non era affatto così nel 1993.

Dio benedica Ame…uh, buona lettura, davvero!

Éric Grenier, redattore capo

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