Francia campione europeo di depressione?

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type="image/avif"> type="image/webp"> type="image/jpeg">>>>Con l’11% della sua popolazione affetta da sindromi depressive, la Francia mostrerebbe il tasso più alto d’Europa, secondo i dati dell’European Health Interview Survey (EHIS) del 2019. Giovani, anziani e donne sono particolarmente preoccupati, in un contesto in cui le disparità regionali e i fattori sociali accentuano questa realtà. Quali sono le cause e come si confronta con i suoi vicini?

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Anziani: maggiore vulnerabilità alla depressione

Tra gli europei di età pari o superiore a 70 anni, le sindromi depressive raggiungono livelli preoccupanti, in particolare nell’Europa meridionale e orientale (12% in ciascuna regione). Questi tassi raggiungono il picco in paesi come Portogallo, Romania e Croazia, dove ne è colpito più del 15% degli anziani. Al contrario, Grecia e Serbia mostrano livelli significativamente più bassi (5%).

In Francia, il 16% degli anziani dichiara di soffrire di depressione, collocando il paese tra i più colpiti dell’Europa occidentale. Queste cifre riflettono fattori combinati: cattiva salute, supporto sociale limitato e accesso variabile alle cure. Infatti, gli anziani in cattive condizioni di salute vedono aumentare il rischio di depressione in media di 27 punti percentuali (pp), un divario che raggiunge i 32 pp nell’Europa meridionale. Anche la vedovanza è un importante fattore aggravante, poiché aumenta il rischio di depressione tra gli anziani di 4 punti percentuali, tranne che nel Nord Europa, dove sistemi di assistenza a lungo termine ben sviluppati mitigano questo impatto.

Queste disparità evidenziano la necessità di rafforzare le politiche pubbliche per ridurre l’isolamento sociale degli anziani e migliorare l’accesso alle cure nelle regioni più colpite.

Giovani: forti contrasti tra Nord e Sud

Tra i 15-24 anni, la prevalenza delle sindromi depressive è significativamente più alta nell’Europa settentrionale (14%) e occidentale (9%) rispetto all’Europa meridionale e orientale, dove i tassi stanno aumentando in media meno del 3%. Le cifre più alte si registrano in Danimarca (17%), Svezia (14%) e Francia (10%). Al contrario, paesi come Grecia, Romania e Serbia registrano tassi particolarmente bassi, spesso inferiori all’1%.

Queste disparità sono in parte spiegate da fattori culturali e sociali. Nei paesi del Nord, i giovani lasciano la casa dei genitori prima (in media intorno ai 20 anni) e vivono più spesso da soli, aumentando così la loro vulnerabilità all’isolamento sociale e agli effetti dannosi delle reti sociali. Al contrario, al Sud e all’Est, dove i giovani restano più a lungo nella casa familiare (fino a 30 anni in media), il sostegno dei genitori sembra svolgere un ruolo protettivo.

Anche l’uso dei social network viene individuato nelle regioni più colpite. Queste piattaforme amplificano i confronti sociali, esacerbano le preoccupazioni sull’immagine corporea, in particolare tra le ragazze, e aumentano i rischi di molestie informatiche. Nel Nord Europa, i giovani con il minimo sostegno sociale hanno un rischio inferiore di 36 punti percentuali di soffrire di depressione quando beneficiano di un forte sostegno sociale.

Il ruolo delle condizioni economiche e sanitarie

Le condizioni di vita e di salute influenzano fortemente la prevalenza delle sindromi depressive, anche se il loro impatto varia a seconda delle regioni. Tra i giovani, la cattiva salute aumenta il rischio di depressione in media di 26 pp, raggiungendo un picco nel Nord Europa (56 pp). Questo fattore è determinante anche per gli anziani, con divari simili. Tuttavia, la percentuale di giovani in cattive condizioni di salute rimane limitata in molti paesi: 2% in Francia, ad esempio.

Dal punto di vista economico, le disuguaglianze sono particolarmente marcate nell’Europa meridionale, dove gli anziani e i giovani provenienti da contesti più poveri presentano tassi di depressione più elevati. Nel Nord e nell’Ovest, i giovani disoccupati presentano un rischio maggiore compreso tra 9 e 15 pp, evidenziando il ruolo centrale dell’integrazione professionale o educativa nella prevenzione della depressione.

Rafforzare le politiche pubbliche per ridurre le disuguaglianze

I dati EHIS evidenziano notevoli disparità nella prevalenza delle sindromi depressive in tutta Europa. Tra gli anziani, le priorità sono il miglioramento dell’accesso all’assistenza a lungo termine e il rafforzamento delle reti sociali. Tra i giovani, la lotta contro l’isolamento sociale, una migliore regolamentazione delle reti sociali e il sostegno alle popolazioni che soffrono di insicurezza professionale o educativa potrebbero ridurre l’incidenza della depressione.

Adattando le risposte politiche alle specificità locali e generazionali, i paesi europei possono non solo ridurre l’impatto delle sindromi depressive, ma anche sostenere meglio le popolazioni più vulnerabili.

Metodologia e limiti dello studio

Questo studio si basa sui dati della 3a edizione delSondaggio europeo sulle interviste sulla salute (EHIS)condotta nel 2019. L’indagine è stata condotta tra la popolazione di 15 anni e più nei paesi dell’Unione Europea, oltre che in Norvegia, Islanda, Serbia e Turchia. In totale, hanno risposto al questionario più di 300.000 persone, di cui 14.000 in Francia. Lo stato di salute mentale è stato valutato utilizzando il Questionario sulla salute del paziente (PHQ-8)uno strumento standardizzato basato su otto sintomi di depressione auto-riferiti, coerente con i criteri del DSM-IV-TR.

I dati sono stati analizzati utilizzando regressioni logistiche per identificare i fattori associati alla depressione, a parità di tutte le altre condizioni. I risultati sono stati raggruppati per principali regioni (Europa settentrionale, occidentale, meridionale e orientale) per facilitare i confronti geografici.

Nonostante la sua portata, questo studio presenta diversi limiti metodologici e interpretativi:

  1. Distorsioni nella raccolta dei dati :

    • Le modalità di somministrazione differiscono a seconda del Paese (questionari online al Nord, interviste faccia a faccia al Sud e all’Est), il che può influenzare le risposte, in particolare su argomenti delicati come la salute mentale.
    • Anche la percezione culturale della depressione e la tendenza a verbalizzare i disturbi variano da regione a regione, influenzando la comparabilità dei risultati.
  2. Popolazione esclusa :

    • L’indagine riguarda solo le popolazioni che vivono in famiglie “ordinarie”, escludendo quindi le persone che risiedono in istituti (case di riposo, ospedali, carceri). Questa esclusione potrebbe sottostimare la reale prevalenza della depressione tra gli anziani.
  3. Limitazioni degli strumenti di misurazione :

    • Il PHQ-8 si basa su sintomi auto-riportati, esponendo lo studio alla soggettività della risposta e ai bias di segnalazione.
    • La soglia diagnostica utilizzata (presenza di almeno due sintomi, di cui uno “maggiore”) potrebbe non riflettere la diversità dei casi, che vanno dalla depressione lieve a quella grave.
  4. Correlazione contro causalità :

    • Lo studio identifica correlazioni tra alcuni fattori (cattiva salute, isolamento sociale, inattività) e depressione, ma non dimostra relazioni causali dirette.
  5. Contesto temporale limitato :

    • I dati risalgono a prima della pandemia di Covid-19, che ha cambiato significativamente le dinamiche della salute mentale, in particolare tra i giovani.

(Fonte: DREES, Studi e Risultati n°1324, Gennaio 2025)

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