In soli tre titoli, Indigiqueer interamente in metallo, Jonny Seme di mela et Lettera d’amore al territorioil poeta e romanziere dei due spiriti Joshua Whitehead si è affermato come un grande scrittore canadese di narrazioni queer indigene. Il membro Oji-Cree della Prima Nazione Peguis (Trattato 1), in Manitoba, è ora preoccupato per i venti conservatori che soffiano sulle praterie e che, secondo lui, minacciano i diritti delle Prime Nazioni nella regione.
Joshua Whitehead non volle mai lasciare il suo angolo di Paese e non mancarono le occasioni per trasferirsi all’estero dopo aver conseguito il dottorato in letteratura inglese. Ho ricevuto offerte da ogni parte
dice in un’intervista. Sarei potuto andare a Toronto, New York o San Francisco, grandi città urbane dove ci sono forti comunità gay e dove puoi sentirti sicuro.
Ma il romanziere preferì restare a casa, nel Canada occidentale. Ricopre una cattedra presso l’Università di Calgary in Alberta. Sono molto legato alle praterie. Non avrebbe senso per me ritrovarmi in un territorio con il quale non ho alcun legame. Nella mia storia, tutto ciò che mi riguarda nasce da qui.
Il suo attaccamento alla sua terra d’origine si accompagna anche alla preoccupazione per l’ascesa al potere di un movimento da lui considerato conservatore anti-LGBTQ+
nelle province occidentali. Vivo sotto la neve dell’inverno e sotto la guida di Danielle Smith, la leader del Partito conservatore unito che taglia l’assistenza sanitaria, i programmi di affermazione di genere e i diritti dei transgender
sbottò amaramente.
Incontrato in autunno in Quebec durante la Fiera del Libro delle Prime Nazioni, Joshua Whitehead considera oggi la sua presenza in Alberta quasi come un atto di resistenza. È ancora più importante restare a casa e dire che nelle praterie canadesi c’è, c’è sempre stata e sempre ci sarà l’omosessualità.
Per me è diventato cruciale rimanere in spazi in cui i nostri diritti sono indeboliti dall’ascesa del dogmatismo. Lo sarò sempre queer nelle praterie e voglio vivere senza complessi nella mia terra natale.
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Nel 2016, Joshua Whitehead ha ricevuto il Premio per la storia delle arti e delle storie indigene del Governatore Generale.
Foto: Inkwell Memory/Justine Crawford
Uno sguardo al corpus di Joshua Whitehead
Il romanziere ha approfittato della sua visita in Quebec per riprendere la sua carriera letteraria. Con il suo lavoro più recente, Lettera d’amore al territorio (Mémoire d’encrier, 2024), il romanziere firma un saggio intimo scritto attraverso una varietà di generi. Esplora l’identità indigena, la malattia mentale e le relazioni tra corpo, linguaggio e territorio.
Parlo delle mie lotte con la salute mentale per destigmatizzarla. Molti giovani nelle comunità si suicidano e, tra loro, ci sono molte persone con due spiriti che non hanno accesso alle cure di salute mentale.
Attraverso le sue opere, Joshua Whitehead esplora la cultura indigena e quella dei due spiriti. Se usa il neologismo indicare
per la sua prima raccolta di poesie Indigiqueer interamente in metallo (Talonbooks2017), si tratta di riunire in un unico termine gli indigeni e queer.
L’assemblaggio della parola [pour dire] “nativo” con la parola “queer“ci permette di costruire una nuova concezione del mondo che funge da collegamento tra due visioni
spiega quello che si considera otacimowun narratore in lingua Cree.
Nel suo acclamato libro Jonny Seme di mela (Mémoire d’encrier, 2019), lo scrittore ritrae un giovane uomo con due spiriti, o due spiriti, che si stabiliscono in città dopo aver lasciato la sua riserva. L’autore affronta temi tabù come il machismo, l’omofobia e la prostituzione nelle comunità con uno stile fluido e sensibile.
Non è mai bene censurare gli argomenti, soprattutto quando si tratta di sesso e genere. Questo non fa bene a nessuno, né ai giovani, né agli adulti
precisa.
Vorrei che i giovani indigeni si riconoscessero Jonny Seme di mela. Vorrei che si rendessero conto che, anche nel dolore e nella tristezza, sono belli e hanno valore.
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Il suo romanzo Jonny Appleseed ha attirato l’attenzione della critica al momento della sua pubblicazione, ricevendo in particolare il Premio Georges Bugnet e il Premio letterario Lambda.
Foto: Radio-Canada / Ismaël Houdassine
La parola “due spiriti” è un termine indigeno inventato a Winnipeg negli anni ’90, ricorda l’autore. Si riferisce a realtà vissute da una moltitudine di comunità nel Paese, ma a causa della colonizzazione e, più precisamente, della cristianizzazione, le storie riguardanti le persone dai due spiriti sono andate perse o dimenticate.
Whitehead aggiunge anche che nella lingua Cree (nêhiyawêwin) non esiste il genere, cioè non comprende i concetti di maschile e femminile. Piuttosto, l’idioma integra i concetti di oggetti animati o inanimati.
Ho scritto questo romanzo per dimostrare che i giovani indigeni dai due spiriti non fanno parte di un passato idealizzato. Né siamo soggetti etnografici o rappresentazioni romantiche, mistiche o sciamaniche. Esistiamo nel presente e ci proiettiamo nel futuro.