In Marocco, il codice della famiglia subirà la prima riforma in vent’anni

In Marocco, il codice della famiglia subirà la prima riforma in vent’anni
In Marocco, il codice della famiglia subirà la prima riforma in vent’anni
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Non si scherza con i “Moudawana” in Marocco, che chiamano così il loro codice di famiglia. Sono passati due anni da quando è stato lanciato un progetto di riforma, passando attraverso numerosi filtri. Obiettivo: garantire che gli sviluppi legislativi rimangano in linea con il Paese. E ora, il 24 dicembre, appare una bozza di testo, sotto forma di proposta del ministro della Giustizia, Abdellatif Ouahbi. Ora spetta ai legislatori assumerne il controllo. “Da questo processo democratico e trasparente emerge un consenso che non soddisfa pienamente nessun partito, ma che, ai nostri occhi, contiene avanzamenti interessanti, presentati un po’ come un regalo di Natale”riassume Aicha Zaimi Sakhri, presidente dell’Associazione per la promozione della cultura dell’uguaglianza.

Verso una tutela genitoriale condivisa

All’origine di questa revisione c’è stata innanzitutto la richiesta reale di “rimuovere gli ostacoli” e correggerne alcuni «imperfezioni». Poi, nell’autunno del 2023, il re Mohammed VI ha concesso al governo modernista sei mesi per consultare la società civile, tramite un comitato di rappresentanza. Poi, la riflessione è passata al setaccio religioso, quello del Consiglio Superiore degli Ulema presieduto dallo stesso monarca, in quanto comandante dei credenti.

Aicha Zaimi Sakhri spera che la seconda conferenza sul femminismo, che organizzerà il prossimo aprile, aiuterà a fare luce sull’esame delle deputate, il cui calendario resta da definire. Alcuni punti principali sono già noti. La tutela dei figli sarà ripartita equamente tra il padre e la madre, anche dopo il divorzio. Le donne potranno risposarsi senza perdere la custodia dei propri figli. Questa piccola rivoluzione ha portato ad infiammare le voci più conservatrici sui social network. Alcuni uomini minacciano di farlo “rimanere single per tutta la vita”, mettendo in guardia contro un testo che minaccerebbe ulteriormente il tasso di natalità già in calo: 1,97 figli per donna nel 2024, al di sotto della soglia di rinnovo, a 2,1. Il gabinetto reale, da parte sua, sottolinea il proprio pragmatismo attraverso la nozione di “ijtihad costruttivo”, un approccio che valorizza la reinterpretazione dei principi fondamentali della sharia in base agli sviluppi della società.

Compromesso frustrante

Le femministe non hanno ottenuto solo soddisfazione, grazie ad imperativi religiosi. Il re aveva infatti stabilito come principio che lui “Ciò che è proibito non sarà permesso”. Pertanto, la poligamia rimarrà, nonostante le richieste di abolizione totale, anche se questa pratica riguarda solo l’1% delle famiglie. Nelle clausole del contratto matrimoniale, invece, si deve tener conto del parere della prima moglie. Per quanto riguarda le unioni, rimarranno possibili le numerose deroghe per autorizzare i matrimoni prima del compimento dei 18 anni, ma in un quadro più rigoroso. Saranno ammessi a partire dai 17 anni, rispetto ai 15 di oggi.

Per quanto riguarda l’eredità e la filiazione, anche in questo caso non è stata mantenuta l’uguaglianza tra uomini e donne. Nel caso di una coppia che ha avuto solo figlie femmine, la regola religiosa prevede che lo zio o il cugino possano ereditare. La proposta sul tavolo prevede però un ricorso esteso alle donazioni, che ora possono essere destinate senza limiti alle ragazze, comprese le minorenni. I genitori potranno quindi organizzarsi più facilmente.

“Tutto questo va bene, ma non ha cambiato l’attuale paradigma patriarcale, in cui gli uomini rimangono i leader e i fornitori di denaro”, si rammarica di Aicha Zaimi Sakhri. Per lei, l’aumento della donazione è un vantaggio, ma rimangono molte domande: “Cosa succede alle famiglie a basso reddito che non hanno nulla da dare? Verranno abolite le tasse sulle donazioni? A quali condizioni una vedova potrà restare nella sua casa? Questo è tutto ciò che vogliamo seguire da vicino durante i dibattiti. » L’ultima riforma del codice della famiglia risale al 2004. Per evitare di aspettare altri vent’anni per la prossima riforma, le organizzazioni femministe chiedono insieme ad altri di garantire che la nozione di “ijtihad” possa essere applicata nel tempo, attraverso la creazione di acqua una commissione permanente che riflette continuamente sugli adattamenti della tradizione religiosa.

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