“Non potevamo accoglierli tutti, ma loro sono lì, nello spirito” : sotto la navata di Notre-Dame, l'arcivescovo di Parigi ha celebrato mercoledì 11 dicembre una messa in omaggio ai 340.000 donatori che hanno reso possibile la ricostruzione della cattedrale in cinque anni dopo l'incendio del 2019.
Per lo più estratti a sorte, circa 1.500 di essi presero posto nella cattedrale e Mons. Laurent Ulrich li fece erigere, nella sua omelia, “come simbolo della fraternità di coloro che hanno contribuito al recupero di questa cattedrale”. “I vostri sforzi sono stati premiati”, ha anche detto, nel cuore dell'edificio del XII secolo ricostruito identico dopo più di cinque anni di costruzione.
Vicino all'ingresso principale, una targa ora saluta “la generosità di 340.000 donatori da tutto il mondo” distinguendo coloro i cui contributi ammontavano a decine di milioni di euro. Vi compaiono i nomi di Bernard Arnault, Françoise Bettencourt Meyers, François Pinault e delle rispettive famiglie, così come L'Oréal, LVMH, la Fondazione TotalEnergies e The Walt Disney Company.
Ma a quattro giorni dalla riapertura ufficiale di Notre-Dame in pompa magna e capi di Stato, la messa di mercoledì mattina mira soprattutto a celebrare le donazioni di persone anonime accorse numerose dopo l'incendio del 15 aprile 2019. “C’è stato uno tsunami di generosità”racconta all'AFP Sylvie Bretones, delegata generale della Fondazione Notre-Dame che ha raccolto quasi la metà degli 846 milioni di euro di donazioni. In totale, sono serviti 700 milioni per finanziare il progetto di ricostruzione e il resto servirà a restaurare altre parti di Notre-Dame che ne avevano davvero bisogno.
Secondo un recente studio della Fondazione Notre-Dame, che si concentra esclusivamente sulle donazioni raccolte, quasi una famiglia su cento in Francia ha messo le mani in tasca per la ricostruzione e due terzi dei contributi sono stati inferiori a 100 euro, prova che l’effusione di generosità è stata ben condivisa.
“Che è molto bello”, analizza Sylvie Bretones, “I grandi mecenati hanno annunciato molto rapidamente che avrebbero finanziato in modo massiccio il restauro, ma ciò non ha dissuaso donatori anonimi, imprese, autorità locali dal continuare a donare per diversi mesi.” La prova, secondo lei, è che Notre-Dame “trascende tutto, differenze culturali, religiose, geografiche o sociali”.