Il quotidiano francese “Le Monde” ha citato, in un recente articolo, le pratiche “controverse” del capo del governo marocchino, Aziz Akhannouch, che alimentano preoccupazioni sull’egemonia dell’oligarchia sulla vita politica in Marocco, attraverso nomine “discutibili” all’interno del governo e delle istituzioni in un recente rimpasto.
Le Monde ha osservato che Akhannouch ha proceduto a nominare in posizioni chiave personalità legate alla sua holding “Akwa Group”, rafforzando così l’influenza del suo gruppo economico e sollevando dubbi sull’indipendenza delle istituzioni e sulla loro capacità di compiere la propria missione senza l’interferenza di queste persone di denaro e potere.
Secondo il giornale, queste nomine hanno suscitato accese polemiche, in particolare la nomina di Mohamed Saâd Barada a nuovo ministro dell’Istruzione, nonostante la totale inesperienza nel campo educativo o nelle funzioni governative.
Ha aggiunto che Barada, un uomo d’affari che ha costruito la sua fortuna nell’industria del cioccolato, è vicino ad Akhannouch dagli anni ’80.
Dal 2019 fa parte del consiglio di amministrazione di Afriquia Gaz, una filiale del gruppo “Akwa” di proprietà della famiglia Akhannouch. Questa nomina, osserva il giornale, illustra la crescente influenza del denaro sulle decisioni statali.
Le Monde ha inoltre sottolineato che questo “clientelismo” è chiaramente visibile anche nelle nomine di Amin Tahraoui, ex dirigente del gruppo “Akwa”, a ministro della Sanità, così come in quella di Wafa Jamali, ex dipendente dello stesso gruppo, come capo dell’Agenzia di sostegno sociale.
Questa agenzia, che gestisce aiuti per oltre due miliardi di euro destinati ai gruppi vulnerabili, potrebbe, secondo Le Monde, diventare uno strumento elettorale con l’avvicinarsi delle elezioni legislative.
Il quotidiano afferma che queste pratiche dimostrano un “controllo oligarchico sull’esecutivo, suscitando forti critiche da parte dell’opposizione che considera queste nomine una grave deviazione dai principi di trasparenza e integrità che dovrebbero governare la vita politica. Queste pratiche rafforzano la preminenza degli interessi personali sulle istituzioni statali.
Le Monde ricorda inoltre che queste “cattive abitudini” della vita politica marocchina ricordano le accuse di complicità tra élite politiche ed economiche che sconvolsero il Paese nel 2011. Il quotidiano avverte che il pericolo di corruzione e di conflitti di interessi è diventato ancora più evidente con questo rimpasto ministeriale.
Sul piano sociale ed economico, Le Monde constata che la situazione in Marocco continua a peggiorare. I rapporti indicano un aumento significativo del costo della vita, un’elevata disoccupazione e un aumento del debito delle famiglie.
Il giornale conclude che il governo Akhannouch deve affrontare grandi difficoltà nel mantenere le sue promesse, ponendolo di fronte a una dura prova popolare nelle prossime elezioni, in mezzo alle crescenti preoccupazioni per il continuo peggioramento della crisi sociale.
AP