Durante la cerimonia di dedicazione del suo libro “Sanno tutto – La mia vita in Françafrique”, tenutasi questo sabato, 30 novembre, l’avvocato e consigliere politico franco-libanese Robert Bourgi ha condiviso una conversazione privata con l’ex presidente senegalese Macky Sall. Lo scambio, venato di nostalgia e realismo, rivela i sentimenti dell’ex capo di Stato e di sua moglie, Marème Faye Sall, nei confronti del loro paese d’origine.
Secondo Robert Bourgi, Macky Sall gli confidò il suo desiderio di tornare in Senegal:
“Macky è un contadino. Gli manca l’aria di campagna. Vuole tornare. Anche Marème Faye. Ed è stato allora che gli ho detto: ‘Sai, la terra di Marrakech non è quella di Fatick. L’aria di Fatick non è l’aria di Marrakech. L’odore dell’aeroporto di Dakar quando esci non è quello di Marrakech.’ Ha detto: “Mi manca il fratello maggiore”.
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Tuttavia, Bourgi ha anche suggerito che Macky Sall potrebbe essere frenato da fattori significativi, tra cui potenziali minacce e una “macchina giudiziaria” pronta ad attivarsi al suo ritorno:
“Ha occhi per leggere e orecchie per ascoltare… Le minacce volano da ogni parte. Forse esita prima di venire da noi”.
Un ritorno sotto tensione?
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Questi commenti si inseriscono in un contesto in cui Macky Sall, ritirato dalla scena politica dalla fine del suo mandato, è sotto il radar dell’opinione pubblica e delle istituzioni senegalesi. Il riferimento alle minacce e alle esitazioni da parte di Bourgi aggiunge una nuova dimensione alle speculazioni su un possibile ritorno dell’ex presidente e della sua famiglia in Senegal.
La testimonianza di Robert Bourgi, noto per i suoi stretti rapporti con i leader africani, rafforza l’idea che il ritorno di Macky Sall non sarebbe solo una semplice decisione personale, ma un atto dal forte significato politico.
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