Ogni anno, alla fine di novembre, un fenomeno ormai inevitabile si impadronisce delle vie dello shopping e delle piattaforme online del Marocco: il Black Friday. Importata dagli Stati Uniti con tutto il suo clamore mediatico, questa giornata – diventata ormai una stagione a sé stante – trasforma il Paese in un gigantesco bazar dove l’illusione dei buoni affari fa tremare i portafogli.
In Marocco, questo momento tanto atteso, in cui crediamo di poterci permettere una TV 4K o uno smartphone di ultima generazione senza vendere un rene, si è trasformato in un vero e proprio festival nazionale della caccia al falso affare. In misura minore, i consumatori marocchini, armati della loro leggendaria pazienza e di una manciata di dirham, affollano i negozi come pellegrini alla ricerca del Santo Graal commerciale. Ma dietro questo fervore consumistico si nasconde una realtà più contrastante, che oscilla tra opportunità economiche e pratiche discutibili, degne delle migliori commedie sociali. Una realtà meno rosea e dove l’ironia gareggia con l’assurdo.
Una frenesia commerciale diventata culturale
C’è stato un tempo in cui le vendite in Marocco erano scandite dalle stagioni, rispettando un certo ordine economico. Poi è arrivato il Black Friday, che ha spazzato via queste tradizioni per imporre un modello globalizzato di consumo frenetico. Oggi grandi marchi e piccole boutique propongono offerte spettacolari, promettendo sconti che talvolta raggiungono l’80%. Piattaforme come Jumia, Marjane Mall… e persino i rivenditori locali competono in ingegnosità per catturare l’attenzione dei marocchini.
E non è tutto: le campagne pubblicitarie prendono il sopravvento sui social network e bombardano gli utenti di Internet con offerte apparentemente imbattibili. D’ora in poi, da Casablanca a Marrakech, da Rabat a Tangeri, il Black Friday non è più una semplice questione di acquisti, ma un evento culturale in cui si mescolano la speranza dei buoni affari e la frustrazione delle delusioni.
Ma dietro le finestre appariscenti e le pagine web appariscenti si nascondono pratiche che sollevano interrogativi. Molti consumatori hanno scoperto che alcuni commercianti gonfiano artificialmente i prezzi poco prima del Black Friday per simulare sconti incredibili. Altri vendono prodotti di qualità inferiore, spesso stock invenduti delle stagioni precedenti. E che dire delle famose “scorte limitate”? Queste le famose scuse per giustificare la carenza di prodotti. In realtà, molti di questi articoli “fuori catalogo” mancavano da sempre. Una consumata arte del marketing, o meglio una scienza della truffa leggera, abilmente confezionata in carta lucida.
Le associazioni dei consumatori continuano a lanciare l’allarme: serve vigilanza. Gli studi rivelano che quasi il 40% delle promozioni visualizzate in Marocco durante questo periodo non riflettono una reale riduzione dei prezzi. Questa manipolazione, lungi dal rafforzare la fiducia dei clienti, suscita una crescente sfiducia in queste operazioni commerciali.
Un motore economico dagli effetti ambivalenti
Dal punto di vista economico, il Black Friday genera fatturati record per i grandi marchi e le piattaforme online. I rivenditori spesso registrano vendite equivalenti a diversi mesi di normale attività in pochi giorni. I prodotti tecnologici, la moda e gli articoli per la casa sono in cima agli acquisti.
Questa dinamica, però, non è priva di conseguenze per i piccoli commercianti, che faticano a tenere il passo con il ritmo imposto dai grandi negozi e dai colossi dell’e-commerce. Inoltre, l’incentivo al consumo aumenta a dismisura i debiti delle famiglie marocchine, già indebolite dall’aumento del costo della vita e dal potere di “Aïcha”.
Di fronte a questi eccessi si levano voci che chiedono un consumo più responsabile. Iniziative come il “Green Friday”, che sostiene l’acquisto etico e sostenibile, stanno iniziando a prendere piede. I consumatori, seppur attratti soprattutto dall’idea dei saldi, mostrano un crescente interesse per i prodotti locali e i cortocircuiti, consapevoli dell’importanza di sostenere l’economia nazionale.
Allo stesso tempo, si stanno compiendo sforzi per incoraggiare la trasparenza. Gli influencer marocchini, un tempo complici del clamore del Black Friday, stanno iniziando a educare i propri follower sull’importanza di controllare i prezzi e la qualità dei prodotti prima dell’acquisto.
Una questione sociale tra scelte e responsabilità
Il Black Friday in Marocco non riguarda solo i prezzi o i prodotti; è uno specchio che riflette le contraddizioni di una società divisa tra tradizioni e modernità. Dovremmo cedere a questa frenesia importata o adottare un approccio più misurato? Il dibattito resta aperto, ma una cosa è certa: questa stagione di saldi, che promette tanto, non riguarda solo la vendita di capi. Vende una visione del consumo, a volte accecante, spesso effimera.
In questa fiera del consumismo una cosa è certa: i veri vincitori del Black Friday non sono né i consumatori né i commercianti, ma gli esperti di marketing. Questi geni dell’illusione trasformano i bisogni immaginari in necessità assolute. Sanno perfettamente come giocare sulla psicologia collettiva, creando una tensione drammatica. Quindi, la prossima volta che un’offerta allettante attira la vostra attenzione, dovreste ricordare che il prezzo reale da pagare potrebbe benissimo superare quello indicato sull’etichetta.