Fotografi giapponesi sotto i riflettori

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I Rencontres d’Arles celebrano quest’estate il Giappone attraverso diverse mostre. Presentata al Palazzo Arcivescovile fino al 29 settembre, “Che gioia vederti” punta i riflettori su una ventina di fotografi giapponesi contemporanei, attivi dagli anni Cinquanta a oggi. Focus su cinque di questi artisti che hanno contribuito alla storia del mezzo: Okabe Momo, Nishimura Tamiko, Hara Mikiko, Ishiuchi Miyako e Nagashima Yurie.

Ishiuchi Miyako, “Mother’s #35” (2002). Serie “Mother’s”. Per gentile concessione dell’artista/The Third Gallery Aya.

Ishiuchi Miyako (nato nel 1947): il fotografo che sublima la fragilità umana

Ishiuchi Miyako ha fatto il suo debutto nella piccola cittadina di Yokosuka, che ospita una base navale americana e ha ispirato il suo primo soggetto di lavoro: l’occupazione militare. Le tracce materiali del tempo che passa e i ricordi diventano poi le sue ossessioni. Alla luce dei suoi 43 anni, con il progetto 1.9.4.7 mette in dubbio l’obsolescenza programmata di corpo delle donne, sulla caducità della giovinezza e sulle cicatrici che testimoniano un’esperienza: mani callose, petto mutilato, piedi doloranti…

Serie Sa Della mamma (2002-2005) propone – sotto forma di inventario – un lutto un po’ particolare. Qui ha lavorato per fotografare oggetti e vestiti del suo defunto madre. Quest’opera dal forte sapore sentimentale gli permetterà di raggiungere la fama internazionale. Nel 2007, riprodurrà proprio questo documentario immortalando su carta patinata gli oggetti appartenuti alle giovani donne uccise durante l’esplosioneHiroshima. Nel 2024 è la vincitrice del prezzo Donne in movimento per la fotografia, che gli sarà consegnato durante la settimana di apertura degli Incontri fotografici di Arles.

Nishimura Tamiko (nato nel 1948): il virtuoso della camera oscura

Sicuramente uno dei precursori del fotografia disse Shishashin (“fotografia intima”). Inizia la sua carriera nel 1969, in un periodo in cui le donne erano poco considerate dal mondo dell’arte, e più in particolare da quello dell’arte.Immagine. Ciò non gli impedirà di esplorare il mondo attraverso il suo obiettivo, offrendo così una ricca produzione artistica proveniente da numerosi territori (Giappone, Europa, ecc.).

Curioso e inventivo, Tamiko Nishimura esperimenti con tecniche di sviluppo in stanza neraprivilegiando le lunghe esposizioni per ottenere rese dall’atmosfera spirituale e, in definitiva, teatrale, come un omaggio alla sua passione primaria per l’arte drammatica.

Hara Mikiko, “Senza titolo” (2006). Serie “Humoresque”. © Mikiko Hara. Per gentile concessione di Osiride.

Hara Mikiko (classe 1967): creatrice di immagini enigmatiche ed evanescenti

Nel lavoro di Hara Mikiko, il caso ha sempre occupato un posto preponderante, e ciò fin dalla genesi del suo rapporto con il mezzo fotografico. Ci sono voluti tre elementi concomitanti: la scoperta deltelecamera da suo padre, un amico che gli ha regalato un ingranditore e un fotografo che le ha insegnato a realizzare stampe, così ha deciso di farne la sua carriera.

Da lì, la sua tecnica fotografica può sembrare illogica, attiva istintivamente la sua macchina fotografica, accumulando “frammenti di vita quotidiana”, mai incorniciati, spesso sfocati, la sua tavolozza di colori pastello accentua l’impressione di evanescenza e leggerezza.

Yurie Nagashima, “Cipolla” (2005). © Yurie Nagashima / Per gentile concessione della Galleria Maho Kubota.

Nagashima Yurie (nato nel 1973): l’artista e scrittore che degenerizza la fotografia

L’artista Residente a Tokyo, 51 anni, fotografo ma anche scrittore, non ha mai smesso di confrontarsi con persistenti luoghi comuni. In particolare riguardo all’esistenza di a fotografia che sarebbe stilisticamente “femminile”, a differenza di uno più ufficiale realizzato, criticato e soprannominato dagli uomini. Da questa insurrezione nascerà un’opera pubblicata nel 2020 dal titolo Dalla fotografia delle loro ragazze alla nostra foto femminile, che sposta lo sguardo e tenta di degenerare il discorso sulla foto. Se Yurie Nagashima ha fatto della sua vita e del suo corpo un oggetto di studio perpetuo, si tratta di proporre meglio l’intimo come strumento di riflessione politica e di tendere alla comprensione universale.

Okabe Momo, “Ilmatar” (2020).

Okabe Momo (classe 1981): il fotografo che mostra il corpo allo stato grezzo

43 anni, Okabe Momo fa parte di questa generazione di artisti che rivendicano la totale libertà artistica, facendo tesoro della marginalità in cui operano. Suoi fotografie le inondazioni congelano e portano in maestosità coloro che li circondano in posture che rasentano i codici di porno morbido. Sia che si tratti di documentare le varie fasi dell’intervento chirurgico di affermazione sessuale dei suoi amanti o della propria gravidanza e parto… l’unico limite sta negli occhi di chi guarda. Riconosciuta più tardi nel suo paese che all’estero, è stata programmata nel 2022 al Festival Internazionale di Fotografia, Kyotographie.

“Che gioia vedervi – fotografi giapponesi dagli anni ’50 a oggi”, mostra collettiva nell’ambito dei Rencontres de la Photographie d’Arles 2024, dal 1° luglio al 29 settembre al Palazzo Arcivescovile di Arles.

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