Alain Giresse ricorda Belgio-Francia (0-5) del 1984: “Dispiace per i belgi, ma era una partita perfetta”

Alain Giresse ricorda Belgio-Francia (0-5) del 1984: “Dispiace per i belgi, ma era una partita perfetta”
Alain Giresse ricorda Belgio-Francia (0-5) del 1984: “Dispiace per i belgi, ma era una partita perfetta”
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Prima delle sconfitte nella Nations League nel 2021, nei Mondiali nel 2018 e nel 1986, c’è stata quella della seconda partita del girone di Euro 84 che ha lanciato questa invincibilità francese nei grandi tornei contro i Devils. Se Michel Platini aveva segnato una tripletta il 16 giugno 1984, anche Alain Giresse, anche lui marcatore e doppio passante, aveva giocato un ruolo decisivo. Consulente di Europa 1, l’ex centrocampista prende una”vero piacere” quando vede giocare De Bruyne”perché la sua semplicità di uomo non gli impedisce di essere un grandissimo giocatore che regala palloni meravigliosi” e si aspetta l’ottavo di questo lunedì”un altro approccio: la Francia dovrà alzare il suo livello e il Belgio non sarà più in grado di farcela.” Nel frattempo il giocatore del Bordeaux si è rituffato felicemente in questo Belgio – Francia.

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Prepartita: “Il Belgio ha avuto la meglio”

“Il nostro inizio non è stato facile, innanzitutto perché la Danimarca era una squadra solida, con grandi giocatori (Platino) aveva ricevuto un trattamento preferenziale da Berggreen e si era lamentato del fatto che giocavamo tra il Bordelais. Ma un’ora dopo, tutto era stato chiarito. Gli ho detto ‘senti Michel, siamo in 4 del Bordeaux, è matematico, tu sei l’unico della Juve’ (ride)‘. Il Belgio era un avversario più che formidabile. All’epoca c’era questa tradizione di giocarsi a novembre, intorno all’11, un anno in Francia, un anno in Belgio. E il Belgio ha avuto la meglio. Era la storia. Ma in quel momento eravamo di fronte a un avversario finalista di Euro 80, autore di un grande Mondiale 82 ma che aveva degli assenti. Eravamo in missione. Lontano dalle speculazioni: siamo partiti con l’idea di vincere tutto, di essere ambiziosi. Abbiamo iniziato questa partita così. Tutto è andato come desideravamo e non come speravamo. Una partita limpida dove tutto è andato bene per noi, dove abbiamo impressionato direttamente con il nostro gioco”.

La partita: “Aspetto il pareggio di Pfaff”

“Tutto è andato bene. Dovevamo riuscire ad alzare il livello di gioco per trovare le soluzioni come sapevamo fare. C’era serenità, facilità, fiducia, voglia di impegnarsi in ogni azione. Quando guardi il primo gol , abbiamo mostrato chiaramente all’arbitro che ci saremmo fermati sulla linea di porta “guarda, oggi non lasceremo il campo”, perché eravamo stati sanzionati per essere usciti contro la Danimarca (sorride). Sul mio gol, 2-0, decido di rubare la palla perché vedo quel Jean-Marie (Paff) inizia ad andare a letto. Altrimenti non lo faccio. Con Tigana giocavamo insieme, sapevo come avrei ricevuto la palla. La mia presa sulla palla è buona, vado avanti, aspetto. E la scelta viene fatta all’ultimo momento. Sto aspettando che disegni. Prende la decisione, è un gioco del gatto e del topo. Sfrutto ciò che farà per andare controcorrente (sorriso). Poi ci sono i due assist. Quella su Luis, mi piace. Mi è piaciuto segnare, ma anche i passaggi. La palla torna verso di me, aspetto che Luis si posizioni. È un opportunista che intuisce bene le situazioni e nel 1986 ho fatto un altro passaggio contro di lui che mi è piaciuto contro i sovietici. Gliel’ho messo in testa. Gli mando il 90% e lui ha il 10% da versare. Quello di Michel (Platino), è più complicato perché deve alzarsi e colpire. Luis doveva solo chiedere. Michel c’è, dovevo metterlo nella zona dove poteva intervenire. Una volta che la palla è in zona, tocca a lui fare quello che ha fatto. Anche se questa tripletta gli permise di diventare all’epoca l’unico capocannoniere della storia della squadra francese, non ci passò per la testa perché non eravamo nel mondo delle statistiche a tutti i costi. Questa partita lo lancia in un Europeo eccezionale.

Post partita: “Ho ancora la maglia a casa”

“Nello spogliatoio non c’era euforia, era solo una fase. Ci sentiamo semplicemente bene (ride). Assaporiamo, tutto è limpido, gradevole, tutto ha un buon sapore. Siamo tra le nuvole, non tocchiamo terra. Puro piacere, mi dispiace per i belgi. Abbiamo avuto Francia-Brasile nel 1986 nella stessa direzione. Ma qui conta soprattutto la partita. La partita non è violenta, discontinua o marcia. Se dovessi scegliere una partita, sarebbe questa. È stata una partita perfetta, non c’è nulla di cui lamentarsi. Ho ancora la maglia di quella partita a casa. Ma lo ammetto, non l’ho mai più sperimentato.”

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