la polizia tra rabbia e preoccupazione

la polizia tra rabbia e preoccupazione
la polizia tra rabbia e preoccupazione
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“Passiamo il nostro tempo a sentire parlare di uno shock di semplificazione… e, alla fine, è sempre più complesso. » Questo investigatore racconta la rabbia della polizia che accompagna l’entrata in vigore dell’ultima riforma sulla custodia di polizia. Soprattutto a pochi giorni dai Giochi Olimpici, che rischiano di generare ulteriore attività per loro. Si tratta però solo di una coincidenza temporale: la decisione è in realtà il desiderio di soddisfare le vecchie richieste dell’Unione europea.

La prima direttiva di quest’ultima, in questo caso, risale al 22 ottobre 2013. Nel 2016 e poi nel 2021, la Commissione aveva già chiesto l’adempimento allo Stato francese, senza successo. Fino a quando non ha alzato la voce il 28 settembre, dando alla Francia due mesi per farlo “adottare le misure necessarie per porre rimedio alle carenze”. Il 15 novembre il governo ha presentato un disegno di legge con procedura accelerata, adottato definitivamente il 22 aprile. L’entrata in vigore è quindi prevista per domani, lunedì 1 luglio.

Nel parere della Commissione europea sono stati sollevati in particolare tre punti. In primo luogo, l’elenco delle persone a cui una persona detenuta può notificare la propria detenzione. Finora il codice penale francese prevedeva che si trattasse della persona con cui convive abitualmente, di un parente diretto, di fratello e sorella o del suo datore di lavoro. La Commissione ha ritenuto che l’elenco fosse troppo restrittivo. Risultato, la recente legge si aggiunge all’elenco “qualsiasi altra persona da esso designata”.

“Un complice, per esempio? chiede un agente di polizia esasperato. È molto difficile, in questa fase delle indagini, dimostrare che nella vicenda sia coinvolta questa o quella persona! Possiamo rinviare l’avviso fino a quando non saranno effettuate le perquisizioni, è vero, ma ci sono ancora delle carte da compilare, e il tempo per il merito delle indagini è già scaduto. Era così necessario? »

La persona detenuta non può essere ascoltata da sola, qualunque siano le scadenze.

Un’altra decisione che ha soddisfatto molti avvocati, pur preoccupando la polizia: la Commissione ha ordinato alla Francia di rispettare il diritto, per tutti gli indagati, di beneficiare della presenza effettiva del proprio avvocato durante l’udienza. Prima del 2011, in Francia, le persone detenute potevano beneficiare di un colloquio di 30 minuti con il proprio avvocato. Da allora quest’ultimo è autorizzato a presenziare a tutte le udienze. Ma fino ad ora, c’era un ” periodo d ‘attesa “ due ore prima dell’arrivo del difensore: trascorso questo periodo – già significativo visto che la custodia della polizia è limitata nel tempo – gli inquirenti potrebbero procedere senza avvocato. È finita: senza espressa rinuncia da parte sua, il detenuto non può essere ascoltato da solo, qualunque siano i ritardi.

Il resto dopo questo annuncio

Unica salvaguardia: il testo prevede il sequestro del presidente dell’Ordine se il difensore designato non può intervenire affinché possa nominare un difensore d’ufficio. “E anche questi ultimi potranno guadagnare tempo!” » insiste un investigatore. Questo è il motivo per cui lo studio d’impatto che ha accompagnato il disegno di legge del governo ha riconosciuto le possibili implicazioni “sull’andamento delle indagini”mettendo in prospettiva la portata di tali conseguenze “limitato dalla nomina di un difensore d’ufficio”. Prima di specificare che tale modifica è stata comunque “probabilmente aumenterà l’onere amministrativo e procedurale per i servizi investigativi”. Un’accusa di cui gli inquirenti (già) lamentano senza tregua.

Si considera comunque un’eccezione alla presenza dell’avvocato. Finora lo prevedeva il codice penale “quando le esigenze dell’indagine lo richiedono”, su richiesta dell’OPJ e previa decisione scritta e motivata del pubblico ministero. Ha inoltre previsto, in via eccezionale e previa autorizzazione scritta e motivata del pubblico ministero o del giudice delle libertà e della detenzione (JLD), un eventuale rinvio della presenza dell’avvocato.

La legge del 22 aprile preserva questa possibilità per consentire il regolare svolgimento delle indagini urgenti finalizzate alla raccolta o alla conservazione delle prove; o per impedire un danno grave e imminente alla vita, alla libertà o all’integrità fisica di una persona. “È fuori terra. In realtà i parquettisti sono assolutamente sopraffatti e queste esenzioni non vengono mai utilizzate! » commenta un agente di polizia giudiziaria.

Gli inquirenti deplorano un aumento sfavorevole della complessità delle indagini… “e quindi per le vittime”

Se l’avvocato si presenta durante l’udienza, il testo prevede un’interruzione affinché possa parlare con il suo assistito. Se è assente per esenzione, potrà consultare le udienze e i confronti del suo cliente.

“Questo aumento della complessità porterà avanti il ​​collasso di una struttura che i politici lavorano da anni per inclinare verso il delinquente. Non è più uno Stato di diritto, è la Torre di Pisa! Nessuno vorrà diventare un investigatore se questo significa essere un impiegato. »

Avvocati e inquirenti concordano su un punto: si tratta di un nuovo tentativo di rafforzare i diritti della difesa. Se i primi lo accolgono piuttosto, i secondi deplorano spesso una complessità sfavorevole per l’indagine, “e quindi alle vittime”.

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