Le scommesse fallite di Emmanuel Macron

Le scommesse fallite di Emmanuel Macron
Le scommesse fallite di Emmanuel Macron
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Quasi sette elettori su dieci si sono presentati alle elezioni legislative – un record dal 1986 – ma questo non basterà a sanare le ferite della precedente maggioranza. Il 9 giugno, all’indomani del pesante fallimento delle elezioni europee, il Capo dello Stato ha colto tutti di sorpresa annunciando lo scioglimento dell’Assemblea nazionale. Quella sera in televisione ha detto che non vuole “sopportare” la storia e ha chiesto un grande chiarimento dopo due anni di maggioranza relativa. Venti giorni dopo, ha subito un fallimento. La sua maggioranza è sconfitta. E domenica prossima, nella migliore delle ipotesi, una piccola metà dei deputati macronisti tornerà sui banchi del Palazzo Borbone. Il fallimento è clamoroso. Il macronie è a terra.

La RN ha raddoppiato il suo punteggio in due anni

Nel 2017, dopo la sua prima vittoria contro Marine Le Pen, Emmanuel Macron ha promesso durante la sua elezione di assicurarsi che non ci fosse più alcun motivo per votare per il Rassemblement National. Sette anni dopo, l’RN non è mai stato così alto. Un dato ne illustra la vertiginosa progressione: nel 2022, i candidati del RN avevano raccolto circa il 18% alle elezioni legislative e ottenuto 89 seggi. Due anni dopo, la RN ha raddoppiato i suoi voti (tra il 33 e il 34%, secondo le stime). Ha già intascato quasi 40 seggi al primo turno (un primo voto accolto con favore da Marine Le Pen, lei stessa rieletta ieri sera) e potrebbe puntare alla maggioranza assoluta tra una settimana. Basti dire che Emmanuel Macron è scacco matto! Il grande chiarimento ebbe luogo, ma a suo svantaggio. Eccolo che sta per dover convivere con Jordan Bardella. Un’umiliazione per il Presidente della Repubblica che non si aspettava nulla. Né l’ascesa al potere della RN che è diventata un voto di adesione, né la capacità della sinistra di superare le proprie divisioni e di organizzarsi per contrastarle. Il suo partito ha recuperato un po’ dei voti che erano stati espressi sulla lista del socialista Raphaël Glucksmann, ma non abbastanza per compensarlo.

L’Eliseo sostiene Ruffin che voleva “decapitare” Macron

Il capo dello Stato ha una settimana per evitare questa maggioranza assoluta del RN che non è poi così certa. I suoi alleati Edouard Philippe (Horizons) e François Bayrou (MoDem) e anche il suo primo ministro Gabriel Attal sono apparsi rassegnati nel tracciare un primo bilancio. Il primo ha immediatamente pronunciato l’elogio della maggioranza e ha chiesto un voto contro RN e LFI. Il secondo ha seguito l’esempio cantando la melodia di “ni-ni”. Il terzo ha proposto alcune eccezioni tra i candidati della LFI, lasciando intendere che solo i candidati repubblicani impeccabili saranno sostenuti. All’Eliseo ha prevalso la musica del “caso per caso”.

Una sorta di sciocchezza politica molto difficile da leggere, architettata d’urgenza e di notte… Come sostenere, ad esempio, il ribelle François Rufin che chiamò nel 2018, in piena crisi dei gilet gialli, a due passi dal all’Eliseo, per “decapitare” il presidente della Repubblica. Avremo sicuramente visto e sentito tutto in questo secondo quinquennio che non è nemmeno arrivato alla metà. Cosa importa! Deciso a presiedere “fino all’ultimo quarto d’ora del suo mandato”, il capo dello Stato è determinato a fare di tutto per evitare di dover subire una combattiva convivenza con la RN di Marine Le Pen. Inizia il conto alla rovescia.

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