Patrimonio: le torri di Bologna rischiano di crollare

Patrimonio: le torri di Bologna rischiano di crollare
Patrimonio: le torri di Bologna rischiano di crollare
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Le torri di Bologna rischiano di crollare

Temiamo soprattutto per la Garisenda, che si è sempre appoggiata. Il progetto di restauro sta procedendo. Si comincia con “sicurezza.

Pubblicato oggi alle 12:37

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Leggere questo ti fa impazzire. In effetti, non sarebbe più possibile senza fare nulla. Le due torri simbolo di Bologna rischiano di crollare. Soprattutto la Garisenda, la più piccola delle due, che pende da secoli. Bisogna fare qualcosa oggi. Sono iniziate le urne. Me ne sono reso conto quest’inverno quando ho dovuto fare il giro della piazzetta dove si trovano, nel cuore della città medievale. Lì c’erano macchine enormi, la cui comprensione sul campo non mi sembrava immediata. Naturalmente mi ero posto delle domande. Un articolo molto tecnico di Stefano Luppi apparso oggi sul sito “Il giornale dell’arte” mi ha portato un po’ di luce fioca. Cercherò di riassumervi tutto questo cercando di non diluire troppo il punto. Più andava avanti e meno mi sembrava chiaro il testo che leggevo.

Guerre civili nel XII secolo

Ma prima un po’ di storia. Nel Medioevo le lotte per l’influenza tra guelfi e ghibellini dilaniarono il paese e di conseguenza la carne dei suoi abitanti. Il primo sosteneva la sovranità del papa. La seconda quella dell’imperatore. Questo clima di perenne guerra civile portò le famiglie numerose a proteggersi sia nelle città che nei castelli fortificati. Da qui la costruzione di innumerevoli torri, la maggior parte delle quali scomparse. Se San Giminiano in Toscana può ancora dare l’idea, lo “skyline” fiorentino del XII secolo non esiste più. Sebbene su alcuni piani rimangano ancora le basi delle torri, queste sono state decapitate nel tempo. Secondo gli storici, non concordi tra loro, Bologna doveva averne tra gli 80 e i 100. Un vero puntaspilli. Ne restano meno di venti, di cui l’Asinelli è il più alto con i suoi 97,5 metri. Cadde solo nel 1919. L’Artenisi e la Riccadonna furono poi distrutte.

Torniamo ora alle Torri Gemelle, costruite tra il 1109 e il 1119. Soffrono di ogni possibile disturbo immaginabile. Innanzitutto c’è l’età. Poi lo sprofondamento nel terreno. Aggiungi una base stanca, infiltrazioni d’acqua e traffico attorno ad essa. La Garisenda e gli Asinelli non sono isolati dal tumulto urbano come la famosa Torre di Pisa. Dovranno comunque sottoporsi allo stesso trattamento, estremamente lungo e costoso. Si parla di dieci anni e venti-trenta milioni di euro. Soldi che ora vanno trovati, anche se il patrimonio in genere suscita più consapevolezza tra gli italiani che tra i francesi (1). Sono arrivate le prime donazioni, mentre un tracollo resta possibile “da un momento all’altro”, come assicurano i pessimisti. Provengono da politici o imprese. Anche il cantante Gianni Morandi, che godeva di immensa fama, diede. È originario dell’Emilia-Romagna.

In cima alla torre ci sono ingegneri e accademici, alcuni dei quali hanno lavorato alla Torre di Pisa nel 1997 o alla Garisenda tra il 1997-2000. Quindi era lei a fare paura. Un progetto scientifico è ancora in fase di sviluppo. Verrà presentato quest’estate. Poi convalidato. La selezione competitiva delle aziende rallenterà il tutto, a causa delle procedure legali necessarie. L’idea è di completare la messa in sicurezza entro la fine del 2024. La Garisenda è invitata a resistere fino ad allora. Gli italiani ricordano ancora la caduta del campanile di San Marco a Venezia, anche se risale al luglio 1902. Più recentemente, il crollo a Pavia nel 1989 della Torre Civica (mai ricostruita nonostante un progetto del 1994) aveva creato un’onda d’urto. Ce ne saranno altri presto? E chi si troverebbe sotto in caso di?

(1) In Francia, il patrimonio edilizio sarebbe di estrema destra, se credo a uno dei testi folli che persone (presunte) di cultura hanno fatto circolare durante le attuali elezioni legislative.

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Nato nel 1948, Etienne Dumont studiato a Ginevra che gli furono di scarsa utilità. Latino, greco, diritto. Avvocato fallito, si dedicò al giornalismo. Molto spesso nelle sezioni culturali, ha lavorato dal marzo 1974 al maggio 2013 alla “Tribune de Genève”, iniziando parlando di cinema. Poi vennero le belle arti e i libri. Per il resto, come potete vedere, nulla da segnalare.Più informazioni

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