Lei è stufa e lo fa sapere. Attraverso la sua opera “Nos si petits ambitions” (ed. l'aube), Marlène Schiappa ha voluto evidenziare gli ostacoli sociali, culturali e strutturali che le donne incontrano nel loro percorso professionale e nell'affermare il proprio successo. Per Yahoo, la madre, ex viceministro responsabile della Cittadinanza, è tornata su alcuni punti fondamentali che alcuni tendono a relegare in secondo piano.
“Non credo che i codici del potere, sia politico che economico, siano adatti alla vita delle donne oggi”afferma sottolineando il ruolo dell'autocensura, spesso alimentato da stereotipi interiorizzati fin dall'infanzia. Un fenomeno che spinge molte donne a minimizzare il proprio successo per non apparire pretenziose o per evitare di andare contro le norme sociali. “Le donne tendono a parlare di sé in modo negativo, cominciando a presentarsi dicendo i titoli di studio che non hanno, gli studi che non hanno fatto o usando la parola piccolo (da qui il titolo del libro, ndr)”, si rammarica, spiegando che vuole combattere questa situazione creando, ad esempio, ambienti in cui venga incoraggiata la fiducia in se stessi.
Come spiega, gli stereotipi di genere, ancora molto radicati, devono essere a tutti i costi decostruiti perché oggi una donna non deve vergognarsi di essere pagata meglio di un uomo. In un simile scenario, Marlène Schiappa sottolinea l’importanza di incoraggiare gli uomini a sostenere i propri partner, a valorizzare le ambizioni femminili e a garantire un’equa condivisione delle responsabilità familiari. Elementi cruciali per andare avanti. “Signori, sappiate che avete un ruolo positivo da svolgere nella società per garantire che il cliché dell’uomo che guadagna di più e ha più successo sociale non sia più necessariamente l’unico immaginario per una coppia”.
“Quel giorno, all’Assemblea nazionale, ho sentito una profonda ingiustizia”
“Quanto a lei signora, che è stata appena promossa, non si scusi, non minimizzi il suo successo, non minimizzi la sua promozione, non minimizzi il suo aumento, non si comporti come se dovesse sentirsi in colpa per il successo professionale” .
Ma questi stereotipi non sono gli unici elementi a infastidire Marlène Schiappa. La fondatrice della coalizione di ONG Actives si è sentita offesa dalla “presunzione di incompetenza” di cui sono vittime le donne, mentre gli uomini spesso beneficiano di una presunzione di competenza. Una situazione complicata con cui convivere, soprattutto per chi occupa posizioni di alta responsabilità o in settori storicamente maschili. Deplora inoltre la distribuzione delle sfere di potere secondo il genere, fenomeno che rafforza l'idea che determinate responsabilità “non sono fatti per loro”. In Francia, infatti, i ministeri statali, come quello della Difesa o dell’Interno, sono raramente guidati da donne, una dinamica che contribuisce a mantenere un soffitto di vetro difficile da rompere e che quindi riduce le opportunità per l’emergere di un presidente donna. Per illustrare le sue osservazioni, Marlène Schiappa prende l'esempio delle donne capo del CAC 40. “Va bene, ma quanti ne abbiamo? Ne abbiamo tre su 40. Per questo con la mia ONG abbiamo creato Next woman 40 per trovare le prossime 40 donne capo del CAC 40”un'iniziativa che, auspica, consentirà di cambiare questo stato di cose e di offrire nuovi modelli alle generazioni future.
Infine, l'ex ministro sottolinea la difficoltà di conciliare vita professionale e vita personale, soprattutto in politica. “L’ho sperimentato quando ero al governo. Una mattina sono arrivato con 6 minuti di ritardo all’Assemblea Nazionale e per mezz’ora sono stato criticato perché mi stavo prendendo cura di mia figlia malata”. Un caso che illustra un’ipocrisia strutturale: quella di valorizzare la vita familiare ma penalizzare le donne quando propongono queste priorità. “Quel giorno, all’Assemblea nazionale, ho sentito una profonda ingiustizia perché in realtà passiamo il nostro tempo nella vita politica a fare discorsi sull’empatia, sulle nuove generazioni, sui bambini, sull’importanza della vita familiare ma il giorno in cui ci confrontiamo in realtà dovendo occuparci del nostro bambino malato, che è pur sempre la base del ruolo di genitore, vi diciamo il rimprovero”.
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Di fronte a questa constatazione, Marlène Schiappa ricorda quindi la necessità di ridurre queste disuguaglianze stabilendo politiche che promuovano l'equilibrio vita professionale/personale come il congedo parentale giusto o orari di lavoro flessibili e promuovendo i percorsi di carriera delle donne. Per lei non ci sono dubbi: la lotta deve continuare per raggiungere una società più egualitaria, una lotta che richiede consapevolezza, educazione, sostegno e iniziative concrete.