Mostra fiducia. Giovedì, La France insoumise approfitterà del suo spazio parlamentare per presentare davanti ai deputati un testo volto ad abrogare la riforma delle pensioni, faticosamente approvata dal governo più di un anno e mezzo fa. “Faremo il pieno di voti (a sinistra) e vinceremo”, ha predetto Mathilde Panot, presidente del gruppo LFI alla Camera, su BFMTV questa domenica a mezzogiorno. “Non possiamo governare contro il popolo imponendo una riforma che nessuno vuole”, ha assicurato, ricordando che il suo campo ha registrato una prima vittoria in commissione parlamentare.
Il testo è stato approvato mercoledì scorso con 35 voti (quelli della sinistra e del Raggruppamento Nazionale), contro 16 (delle fila del centro e della destra). “È possibile annullare la politica di Emmanuel Macron. Non siamo condannati a vivere sempre peggio”, ha detto Mathilde Panot questa domenica.
La proposta approvata la scorsa settimana non riguarda solo l’età pensionabile (ovvero la riforma Borne), ma anche il periodo contributivo: questo viene ridotto da 43 a 42 anni, il che equivale anche ad abrogare la riforma portata avanti nel 2013 dal ministro socialista Marisol Touraine durante il mandato quinquennale di François Hollande.
Un emendamento presentato dai centristi del gruppo Liot per preservare la riforma della Touraine è stato respinto in commissione. I socialisti, che avrebbero preferito mantenere questa riforma del 2013, hanno deciso nonostante tutto di approvare il testo complessivo. Tanto da far dire a Mathilde Panot che giovedì approveranno nuovamente il disegno di legge.
Per quanto riguarda i finanziamenti, occorrerebbe trovare “tra 15 e 16 miliardi” per abrogare le due leggi, ha dichiarato questa domenica Mathilde Panot a BFMTV. Soldi che è possibile recuperare “contribuendo eccessivamente agli alti salari” e assoggettando “a contributi che ancora non esistono: riacquisto di azioni, dividendi e altro”, ha elencato il deputato LFI.
Al di là della data chiave del 28 novembre, la sinistra pretende di poter portare fino in fondo questa proposta di abrogazione: ha già previsto di inserirla all’ordine del giorno del Senato il 23 gennaio, in occasione di una nicchia comunista, poi in seconda lettura nell'Assemblea del 6 febbraio, questa volta in una nicchia dedicata agli ambientalisti.
L’abrogazione, però, non ha alcuna possibilità di successo al Senato, dove la maggioranza di destra e di centro aveva approvato la riforma Borne nel 2023. Il testo Insoumis potrebbe addirittura essere giudicato irricevibile prima di essere messo ai voti, a causa della l’eccessivo onere che graverebbe sulle finanze pubbliche. Così è stato in primavera, quando la proposta di abolizione del gruppo socialista è stata respinta dalla commissione Finanze per questo motivo.