Al Festival del Cinema di La Rochelle, riscopri “Jeanne Dielman”, in versione audiodescritta per non vedenti

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Marie Diagne e Frédéric Hamelin in studio durante la registrazione della voce dell’audiodescrizione di “Jeanne Dielman”, a Carhaix-Plouguer (Bretagna), nel maggio 2024. CORINNE DARDÉ

Chiudiamo gli occhi, e ascoltiamo il suono dei primi istanti di Jeanne Dielman, 23, quai du Commerce, 1080 Bruxelles (1975), capolavoro della regista belga Chantal Akerman (1950-2015). Facciamo finta di non conoscere la storia di questa eroina, interpretata da Delphine Seyrig, che alleva suo figlio da sola dopo la morte del marito e si prostituisce tra due faccende domestiche. Subito sentiamo il ronzio di un fornello a gas, il ticchettio dei tacchi delle donne sulle piastrelle, il suono percussivo del coperchio che viene messo su una casseruola e all’improvviso il suono stridulo del campanello d’ingresso. Si apre una porta, ne seguono due ” Buongiorno “prima la donna, poi l’uomo, poi lo sfregamento di un tessuto, ancora qualche passo che sembra allontanarsi, il cigolio di una porta, e infine qualche secondo di silenzio.

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Jeanne Dielman… sarà proiettato il 29 giugno, così come il 2 e 4 luglio, al festival La Rochelle Cinéma (dal 28 giugno al 7 luglio), in versione audiodescritta per ipovedenti o non vedenti, nell’ambito di una retrospettiva dedicata a Chantal Akerman – gli spettatori potranno ascoltare il testo della descrizione audio tramite le cuffie.

Molte cose sono state dette su questo film radicale, coreografando i gesti precisi di questa donna, la sua routine, che verrà stravolta durante un incontro con un cliente. Ma raramente il suono è stato così sezionato, nella versione audiodescritta prodotta da Marie Diagne, ex montatrice.

Gli “occhi da dentro”

Abbiamo assistito a due fasi di questo lavoro magistrale, a febbraio, poi ad aprile, alla presenza di un cinefilo cieco, Emmanuel Coutris, che ha condiviso le sue sensazioni ascoltando la prima bozza della sceneggiatura. “Chantal Akerman credeva fortemente nell’esperienza del corpo dello spettatore nel cinema. Sono totalmente d’accordo con questa idea”commenta Marie Diagne.

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Per questo cinefilo che organizza laboratori con ogni tipo di pubblico, il non vedente è soprattutto uno spettatore del cinema, che esplora il film con i suoi occhi. “occhi dall’interno” : “Quando siamo in una stanza, sentiamo uno spazio molto fisico tra la colonna sonora e quella delle immagini. Se uno spettatore non ha accesso all’immagine [parce qu’il est aveugle], gli manca qualcosa affinché possa prendere completamente il suo posto nella stanza. È qui che entrano in gioco le parole dell’audiodescrizione”, lei dice. E aggiungere: “ La domanda centrale è: cosa c’è nell’immagine, che la sola colonna sonora non permette di percepire, e che è indispensabile percepire per cogliere il progetto cinematografico dell’autore? »

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