Alain Juppé presenta a Millau “Una storia francese”: “un libro controcorrente”

Alain Juppé presenta a Millau “Una storia francese”: “un libro controcorrente”
Alain Juppé presenta a Millau “Una storia francese”: “un libro controcorrente”
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L’ex primo ministro e sindaco di Bordeaux sarà venerdì 28 giugno alla libreria Caumes des Livres per firmare la sua ultima opera “Una storia francese”.

Ritiratosi dalla vita politica dopo la sua nomina al Consiglio costituzionale nel 2019, l’ex primo ministro ed emblematico sindaco di Bordeaux consegna le sue memorie nella sua ultima opera: “Una storia francese” che presenterà come dedica al libraio Caumes des Livres, questo venerdì 28 giugno, dalle 16:00.

400 pagine per 40 anni di vita politica senza rivelazioni clamorose o formule omicide, lontane dagli standard attuali. Intervista al 78enne, soggetta al dovere di riservatezza.

Cosa significa Millau per te?

Il suo ex vicesindaco Jacques Godfrain, che non ha più bisogno di presentazioni, con il quale ho combattuto tante battaglie politiche, è per me un politico di riferimento. Poi non sarò molto originale, ma Millau è anche il suo viadotto, che ho avuto modo di visitare durante la sua costruzione.

Sei quindi venuto a presentare il tuo ultimo lavoro che assomiglia a un libro di memorie. E’ proprio questo?

Questa è la mia ultima, volevo voltare pagina nel 2019 dopo quasi 20 anni al municipio di Bordeaux e la mia nomina al Consiglio costituzionale che mi obbliga al dovere di riservatezza anche se non vedo l’ora di commentare la notizia. Dopo la mia visita a Millau, all’indomani del primo turno delle elezioni legislative, immagino che il Consiglio costituzionale sarà il giudice di un buon numero di controversie.

Ti manca l’arena politica?

Sì e no. Per me l’impegno politico è qualcosa di nobile. Oggi la politica non gode di una buona reputazione. Se parlo di nobiltà, anche la politica, quando c’ero io, non era mai tranquilla. Ma ora c’è un ulteriore livello di isterizzazione nei dibattiti. Il mio libro va un po’ controcorrente, con una certa moderazione.

Perché questo titolo, “Una storia francese”?

Prima di tutto è mio. Comincio il mio libro dalle mie radici nelle Landes ed è una storia francese nel senso che è l’amore della mia vita politica.

Hai l’abitudine di scrivere?

Cerco di tenere un diario di bordo, modestamente. Sto lavorando a un nuovo lavoro, per combattere alcune idee preconcette come il declinismo di fronte alle tante sfide che ci attendono, per combattere questo pessimismo ambientale. Ci sono ragioni per sperare ed è un dovere.

Lei ha vissuto e anche sofferto lo scioglimento dell’Assemblea Nazionale nel 1997, in cosa è diverso da questo mese di giugno?

Non è paragonabile. Il mio governo allora aveva la maggioranza assoluta e l’Emiciclo non viveva una sorta di paralisi, come oggi non avviene. Il punto comune è che non avevamo spiegato le ragioni di questo scioglimento. La Francia ha quindi dovuto fare un nuovo passo per l’Europa.

Se ti guardi indietro, hai qualche rimpianto?

Ho sperimentato fallimenti ma anche successi e ne sono consapevole in entrambi i casi. Ad esempio, quando ero Primo Ministro, anche se la gente dice il contrario, ho guidato una riforma dell’assicurazione sanitaria che doveva essere fatta.

Davanti all’Assemblea nazionale ho commesso l’errore di menzionare una modifica dei regimi pensionistici speciali che ha acceso la polvere. Al contrario, penso che il mio orgoglio più grande sia aver trasformato la città di Bordeaux con la mia squadra.

Vivi ancora lì? O la tua vita adesso è a Parigi?

Anche io ho voltato pagina e vivo a Parigi. Anche se mi fa piacere tornare in questa città che amo, non volevo imbattermi nella statua del Comandante.

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