Con la mostra “Beaubadugly” a Miam de Sète, il kitsch al tempo della sua riproducibilità

Con la mostra “Beaubadugly” a Miam de Sète, il kitsch al tempo della sua riproducibilità
Con la mostra “Beaubadugly” a Miam de Sète, il kitsch al tempo della sua riproducibilità
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Attraverso una retrospettiva sull’arte pittorica commerciale del XX secolo, il MIAM di Sète apre le porte a un’altra storia della pittura contemporanea.

Sentirsi a disagio. Un gruppo di bambini stagliati all’orizzonte ti fissano con i loro grandi occhi vuoti. L’opera, dell’americana Margaret Keane, un tempo era considerata la decorazione del padiglione dell’istruzione alla Fiera internazionale di New York nel 1964. Considerata troppo brutta da un giornalista del New York Times, alla fine fu censurata. Come un massimo “affronto storico”, accoglie oggi i visitatori del Museo Internazionale delle Arti Modeste (MIAM), a Sète. Hervé Di Rosa ha colpito ancora: con questa nuova mostra intende mostrare “un’altra storia della pittura”.

Sala kebab sul retro

Certo, l’icona della libera figurazione di Sète non è il suo primo tentativo. Ma il gesto estetico di presentare il brutto (la mostra si intitola Bellobrutto) in quanto meritevole di visibilità è sempre pericoloso. Perché spesso c’è un po’ di snobismo nel prendere un po’ troppo frettolosamente sul serio ciò che forse chiamiamo “kitch”. Ma diciamolo subito, la proposta di Di Rosa e del ricercatore di storia dell’arte Jean-Baptiste Carobolante non cade in questa trappola. Al contrario, portandoci dritti in un mondo pieno di croste di svendita e dipinti di kebab nel retrobottega, la mostra sorprende per il potere evocativo creato dall’accumulo di produzioni.

Riproducibilità

Perché, ed è questa una delle principali linee di ricerca di Jean-Baptiste Carobolante, si tratta qui di interrogare l’arte pittorica del XXe secolo nella sua versione commerciale. Ascolta, i quadri venduti nei supermercati o sul ciglio dell’autostrada. Che popolavano gli interni popolari al tempo dell’avvento della società dei consumi. In questo turbinio di artisti ormai dimenticati, a volte ne riconosciamo alcuni. IL Piccoli Poulbot in particolare, queste figure di ragazzi di strada parigini dipinte da Michel Thomas e variate al punto da diventare parte integrante dell’immaginario nazionale.

Anche questo è ciò che si interroga Beaubadugly, l’opera d’arte nel momento della sua riproducibilità per riprendere una questione benjaminiana. Ciò è testimoniato dalla moltitudine di quadri appesi sulla parete principale. Saturando lo spazio, queste opere commissionate a un pittore napoletano che le ha realizzate in tempi record, scompongono il movimento di un paesaggio marino come la modalità burst di una macchina fotografica. I mezzi si mescolano, il brutto scompare e ce ne rendiamo conto con Adorno “La società di massa non solo produceva spazzatura per i clienti, ma produceva i clienti stessi”.

Inaugurazione questo giovedì 27 giugno alle 18:00, a Miam.

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