la personalità dell’imputato esaminata nelle assise di Deux-Sèvres

la personalità dell’imputato esaminata nelle assise di Deux-Sèvres
la personalità dell’imputato esaminata nelle assise di Deux-Sèvres
-

Dal 24 al 28 giugno la Corte d’assise delle Deux-Sèvres si occuperà di una questione delicata. Innanzitutto perché le discussioni riguardano un potenziale caso di bambino scosso. Poi perché i fatti, la morte del piccolo Kéan, di sole sei settimane, è avvenuta quasi quindici anni fa, nel dicembre del 2009. Era suo padre, Frédéric Fernandez, oggi 40enne, a finire sul banco degli imputati, implicato dalla sua ex -partner, la madre di Kéan.

“Mio fratello potrebbe morire per i suoi figli”

Dopo una prima giornata durante la quale l’imputato è stato tardivamente interrogato sulla sua vita, la mattina successiva è stata scrutata la sua personalità con, successivamente, gli interventi di uno psichiatra e di uno psicologo che lo avevano conosciuto nel 2017. “Non ho osservato in lui alcun disturbo comportamentale, non è bipolare o pericoloso in senso psichiatrico, d’altronde funziona sull’emotività e sull’impulsività”, ha concluso il dottor Jean-Albert Meynard.

Durante le numerose domande poste al medico dagli avvocati dei diversi partiti, ha ricordato il tentativo di suicidio di Frédéric Fernandez nel 2012, pochi giorni prima della sua separazione dalla madre di Kéan, ma anche le violenze contro quest’ultima, che gli costarono una condanna . E come già accennato il giorno prima, precisa che per gli imputati da lui esaminati, questo processo risulta da a «vendetta» da parte di sono ex.

La psicologa Pascale Huruguen ha descritto il pompiere volontario come: “coraggioso e intraprendente”, sfumato con il suo “difficile sopportare la frustrazione”. Lui è “attaccato alla sua famiglia e ha difficoltà a comunicare le sue emozioni. Questo per quanto riguarda gli esperti, ai quali sono succeduti in tribunale persone che conoscono l’imputato molto meglio di loro: suo padre, sua madre e sua sorella. “Mio fratello è innocente” quest’ultimo ha affermato fin dall’inizio. “Avrebbe potuto morire per i suoi figli, non avrebbe mai potuto fare nulla a Kéan. »

A questo punto della giornata arriviamo finalmente al nocciolo della questione. Chiesto da Me Grégoire Etrillard, avvocato dell’imputato, suo padre e sua sorella sono stati categorici. “Quando l’ho visto alla nascita, aveva dei segni sul viso e i suoi occhi erano annebbiati”, testimoniare il nonno della vittima. Anche sua sorella ha visto questi segni, “ma i medici hanno detto che era normale, perché il parto è stato difficile, hanno dovuto usare il forcipe”. Lei ha aggiunto: “Quando morì, i suoi genitori volevano agire contro l’ospedale, ma i medici alla fine lo dedussero alla morte del bambino. Siamo rimasti tutti con questa conclusione. »

Tensioni e incidenti tra avvocati

Perché il fondo della questione è lì. Il bambino soffriva già di una patologia fin dalla nascita oppure la sua morte è avvenuta quella notte di dicembre del 2009? Sulla vittima sono state effettuate perizie e seconde opinioni dopo la sua morte. Il processo è lì per parlarne, con in particolare un patologo e un medico legale venuti a fornire conclusioni tecniche sulle circostanze della morte.

Fino a venerdì proseguiranno i dibattiti, che martedì sono stati caratterizzati da fortissime tensioni tra Me Yassine Maharsi, consulente della parte civile, e Me Etrillard, dopo aver provocato un incidente d’udienza e aver dato parecchio fastidio alla corte, a cominciare dalla sua presidente, Anne Haye, costretta a inasprire i toni.

-

PREV Orange lancia “il Waze della sicurezza informatica”
NEXT Più finanziamenti e ambizione politica alla London Climate Week