Se Pierre Poilievre diventasse primo ministro…

Se Pierre Poilievre diventasse primo ministro…
Se Pierre Poilievre diventasse primo ministro…
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E se Pierre Poilievre diventasse primo ministro del paese l’anno prossimo? Con il vantaggio di 20 punti di cui gode il Partito conservatore canadese da oltre un anno, è giunto il momento di porre la questione concretamente.

L’evidente logoramento al potere dei liberali e di Justin Trudeau è certamente una cosa. Ma pensare di cedere le chiavi di un governo federale maggioritario a Pierre Poilievre è un’altra cosa.

Per quello? Innanzitutto, Pierre Poilievre presenta alcuni tratti caratteriali del tutto eccezionali nella dinamica politica canadese ai quali sarebbe saggio prestare attenzione.

Anche se tecnicamente i sondaggi lo collocano nel ruolo di primo ministro “in attesa”, il fatto è che non ne adotta né il tono, né lo stile, né l’approccio.

Invece di vederlo imparare a superare la mischia e a combinare interessi divergenti pur mantenendo le proprie convinzioni – in breve, ad assumere le sembianze di uno statista in divenire – è tutto il contrario.

Resta tagliente. Polarizzazione all’estremo. Presunto populista con i suoi slogan vuoti come “Buon senso”. Anche l’invettiva degli avversari resta la sua ricetta preferita.

Sul piano ideologico, nulla suggerisce che non rimarrà il leader di un partito politico federale che è di gran lunga il più a destra dello spettro. Ciò significa che per lui il ruolo dello Stato deve essere minimalista.

Cosa aspettarsi?

Possiamo quindi aspettarci che, tra l’altro, venga distrutto il programma di assicurazione dentale istituito dai liberali su richiesta dell’NDP.

Per molti canadesi e quebecchesi questo programma, sebbene imperfetto, costituisce comunque un importante progresso nella sanità pubblica.

Che dire dei trasporti pubblici e della lotta al cambiamento climatico, di cui rappresentano uno strumento importante?

L’uscita sconnessa dalla realtà di Pierre Poilievre, a favore di un terzo collegamento autostradale con il Quebec, che non potrà mai realizzarsi, mentre rifiuta qualsiasi progetto tramviario più realistico, dice praticamente tutto.

E il rispetto della giurisdizione provinciale? Con tutto il rispetto per François Legault, la cui alchimia con i conservatori è ben nota, non si intravedono significative schiarite all’orizzonte.

Quello che vedi è quello che ottieni

Ne è prova la maniera delle “braccia forti” di Poilievre che propone di scavalcare il governo del Quebec, mentre qui non è legale, per finanziare direttamente i comuni nella costruzione di alloggi.

E stai attento. Solo per sindaci che obbedissero ai suoi stessi dettami di zonizzazione – un potere che neanche lui avrebbe.

In sintesi, con Pierre Poilievre, alle porte del potere, come dicono gli inglesi: Quello che vedi è quello che ottieni. Si tratta però di capirlo bene.

Allora, un piccolo esercizio di proiezione politica… Se il passato e il presente sono garanti del futuro, se Pierre Poilievre diventasse primo ministro del Canada l’anno prossimo, la realtà è che sarebbe ancora uguale a se stesso.

E Justin Trudeau in tutto questo? Proprio quello il cui leader conservatore stesso ha commesso il peccato originale, la causa di tutti i mali del Canada, reali o immaginari?

Se Pierre Poilievre diventasse primo ministro, per definizione, perderebbe allo stesso tempo il suo principale spaventapasseri passerotto. Ops…

Ma se mai Justin Trudeau, nonostante quello che dice, lasciasse la politica tra pochi mesi per permettere ai liberali di trovare un nuovo leader, cosa farebbe Pierre Poilievre, improvvisamente privato del suo spaventapasseri prima ancora di andare alle urne?

Se ne troverebbe quindi molto privato.

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