L’industria pesante è in difficoltà in Svizzera, come dimostrano i recenti licenziamenti nel settore dell’acciaio. Invitato lunedì a La Matinale, il consigliere federale responsabile dell’Economia Guy Parmelin ritiene che il governo stia già facendo il massimo delle sue possibilità.
“C’è un eccesso di capacità in tutto il mondo e in Europa in termini di produzione di acciaio”, afferma Guy Parmelin, ricordando che Swiss Steel ha annunciato licenziamenti in tutto il mondo e non solo in Svizzera.
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In Svizzera sono già state adottate diverse misure, ricorda il ministro responsabile dell’Economia, citando in particolare la riduzione dell’orario di lavoro, portato da 18 a 24 mesi, che permette di “rompere questi minimi ciclici di questo tipo di produzione.
Un’altra strada sarà studiata questo lunedì a Berna da una commissione del Parlamento, indica Guy Parmelin: la riduzione dei costi di rete, con un possibile sconto sulla bolletta elettrica per le aziende che consumano molta elettricità.
Non di importanza sistemica
“Quando ci sono licenziamenti, settori che soffrono, per la regione, per le famiglie, è sempre doloroso”, sottolinea Guy Parmlin. Ma il settore dell’acciaio non ha un’importanza sistemica, a differenza delle aziende elettriche o delle banche, ritiene il ministro responsabile dell’Economia.
Guy Parmelin ricorda inoltre che la Svizzera ha vissuto diverse ondate di ristrutturazione nella sua storia e “ha sempre fatto bene cercando di anticipare o riorientarsi in altri settori”.
Una fase delicata per l’economia
Il settore dell’acciaio non è l’unico colpito. C’è anche il vetro (Vetropack ha chiuso il suo sito produttivo a Saint-Prex) e l’alluminio (Novelis, nel Vallese, è stata fortemente colpita dal maltempo). Guy Parmelin non ritiene tuttavia che la Svizzera abbia un problema di deindustrializzazione.
«La Svizzera ha sempre evitato di voler mantenere a distanza, con diverse decine o centinaia di milioni di franchi, settori che nella loro forma attuale non avevano futuro», ricorda il consigliere federale. “Siamo in una di quelle fasi difficili”, dice.
Quale recupero?
“Abbiamo un mercato interno molto piccolo. La nostra salvezza richiede una grande diversificazione, motivo per cui stiamo cercando di firmare nuovi accordi di libero scambio”, spiega Guy Parmelin. Deplora “l’ondata di protezionismo che vediamo arrivare, con misure tax-on-tax e misure di ritorsione”. La Svizzera “rischia di trovarsi nel fuoco incrociato di queste diverse misure”, teme Guy Parmelin.
La Svizzera si impegnerà nei prossimi anni a concludere un accordo di libero scambio con gli Stati Uniti? “Sono pronto a fare nuovamente il punto”, dice il consigliere federale. “Ma dobbiamo avere discussioni esplorative, analizzare attentamente i benefici e i rischi, e soprattutto aspettare che l’amministrazione Trump si instauri per vedere quali siano le sue reali priorità”.
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Interview radio: Pietro Bugnon
Adattamento web: Julie Liardet