La malattia pandemica “marocchina” della potenza algerina

La malattia pandemica “marocchina” della potenza algerina
La malattia pandemica “marocchina” della potenza algerina
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Di Hassan Alaoui

Le riserve idriche si stanno esaurendo nella città di Thiaret, privando crudelmente le popolazioni della regione? Ed ecco il governo algerino che accusa il Marocco di aver complottato lì! La nazionale di calcio algerina è squalificata dai Mondiali o dalla Coppa d’Africa? Anche qui sono le stesse autorità algerine che puntano il dito contro il nostro Paese e la loro stampa, a squillo di tromba, che si scatena contro di esso! Gli incendi boschivi stanno devastando la Cabilia? È sempre la stessa litania accusatoria, una triste passione rilasciata come un soffio di odio…

Se l’attualità marocchino-algerina non si ferma, e vi subiamo ormai da cinquant’anni, al punto da essere banalizzata, sembra però prendere una piega diversa dall’arrivo al potere di Abdelmajid Tebboune nel 2019. È particolarmente marcata da diatribe e violenza verbale. Creatura ex nulla del generale Gaïd Salah, “morto” stranamente nel dicembre 2019, Abdelmajid Tebboune che gli deve tutto, ha improvvisamente scoperto, fin dai primi giorni, una vocazione di odioso oppositore del Marocco. Si era adattato al ruolo di portavoce amareggiato del suo nuovo padrone, Saïd Chengriha, noto per essere il delinquente sottoprefetturale e irrimediabilmente ostile al Marocco. Nessuno dimentica la sua cattura nel febbraio 1976 ad Amgalla da parte delle Forze Armate Reali, quando un giovane capitano, su ordine di Boumediene, vi entrò alla testa dei soldati dell’ANP per spiare se la March Green avrebbe avuto successo o meno ed eventualmente intervenire…Chengriha era stato arrestato, e la sua foto pubblicata tra i suoi compagni dalla stampa internazionale, ovviamente era stato poi rilasciato ma era amareggiato nei confronti del Marocco. È un eufemismo dire che non ha mai dimenticato questa umiliazione.

Il postulato è lo stesso: l’odio degli algerini verso il Regno del Marocco non è una clausola di stile o una costruzione della mente. È infatti reale, fabbricata dal presidente Boumediene e, si potrebbe dire, iscritta sulla scia delle dichiarazioni del suo predecessore Ahmed Ben Bella, da lui destituito il 19 giugno 1965 dopo un colpo di stato militare. Se, infatti, le relazioni marocchino-algerine hanno conosciuto una calma molto relativa sotto il mandato di Abdelaziz Bouteflika, illustrata anche da una visita del re Mohammed VI nel 2006 in Algeria e da un non meno relativo riscaldamento, si sono gravemente deteriorate a partire dal 2014, in seguito all’incidente cardiovascolare , la paralisi del presidente algerino che lo ha seguito e la ripresa del potere da parte dei militari, tra cui in particolare Gaïd Salah. Tanto che Tebboune e il suo giannizzero Chengriha avevano trovato terreno fertile per l’odio al loro contemporaneo arrivo al potere! Eletto con un tasso di partecipazione irrisorio, addirittura caricaturale, il nuovo presidente algerino ha coltivato e utilizzato una retorica che è stata scritta per essere più simile alla logomachia che a discorsi coerenti e convincenti. Tuttavia, ha fatto di questa rabbia nei confronti del Marocco un punto di fissazione e gradualmente un’ossessione, trasformata – per usare un eufemismo – in politica statale.

Questa inesauribile propensione ad affermare che l’Algeria è il “ qawa dariba “, il più grande e primo paese dell’Africa, attraversa ancora l’insolente catalogo di menzogne ​​e tutta una trafila di false promesse, inventate ad ogni momento, decadenza istituzionale e scadente autoritarismo eretto di fronte a un popolo privato dalla giunta, privato dell’acqua, beni di prima necessità che forma ogni giorno code immense, si vede privata dei mezzi che gli competono e osserva come il potere offre pecore di Eid al-Adha ai mercenari del Polisario quando questi stessi algerini vedono la loro ricchezza di petrolio e gas diluita e vampirizzata da una mafia senza scrupoli.

Il presidente Tebboune, se non esistesse, bisognerebbe inventarlo! È lo specchio di una perfida invenzione a immagine del regime militare creato da Boumediene, affossatore delle speranze del suo popolo e dell’ideale unitario del Maghreb. Si è detto, a torto o a ragione, che gli anni del regno » incontrastato da Bouteflika ha costituito una parentesi attenuata in quella che chiamiamo la furiosa rivalità con il Regno del Marocco. Ma ci siamo presto disillusi, perché il suo successore, preso nelle valigie di Gaïd Salah, soprannominato quel pittoresco generale che è Saïd Chengriha, si è rapidamente trasformato in un irresistibile, addirittura volgare dispregiatore del nostro Paese. La triste verità è che il presidente algerino – che cerca un secondo mandato – diventa l’operatore telegrafico ufficiale dell’esercito e, mano nella mano con il suo centurione Chengriha, fomenta una cultura di odio del popolo algerino verso quello del Marocco. In altre parole, due simili piedini nichelatitracciano il solco faceto che, se il popolo algerino – vittima di “ favole radiose » di Tebboune – se un giorno non si svegliasse, patirebbe per sempre questo destino maledetto e questo veleno che porta il nome di odio fratricida e di servitù eterna.

Senza dubbio, infatti, questo comportamento mostruoso è dovuto all’illegittimità impenitente di cui Tebboune e i suoi soldati sono il prodotto e la natura. Tuttavia, non può perdonare l’ostilità paralizzante nei confronti del Marocco che, durante tutta la lotta per la liberazione del popolo algerino, dal 1954 al 1962, ha fornito a quest’ultimo il più prezioso, il più multiforme sostegno, in denaro, in armi, in vari modi beni morali, politici e diplomatici di cui gli algerini onesti continuano a testimoniare. Contro sfortuna, Mohammed V si era rifiutato di risolvere la fastidiosa questione dei confini del Sahara Orientale e lo aveva fatto sapere al governo francese, affermando di attendere la liberazione dell’Algeria per trovare una soluzione con i leader di questo paese… non pensavano di dirlo così bene, questi ultimi tradendo la loro promessa e iniziando in ottobre una guerra contro il Marocco da Figuig, dimostrando subito il loro cieco espansionismo che, sessantadue anni dopo, esiste ancora oggi.

Guerra improbabile, pace impossibile»! La formule est de Raymond Aron, elle illustre le contexte dans lequel se dilate et perdure une volonté irrépressible d’hégémonisme où le Maroc, cible privilégiée de la junte d’Alger en pleine désaffection, est aussi le bouc émissaire de l’échec de cette ultima. Concludiamo il nostro intervento con questo panegirico unanime della stampa algerina, delusa, che credeva distillasse la presenza al vertice del G7 tenutosi pochi giorni fa a Bari, in Italia, e al quale, su invito di Georgia Meloni, presidente della Governo italiano, Abdelmajid Tebboune è stato invitato come membro osservatore: “ La straordinaria partecipazione del Presidente della Repubblica, Abdelmadjid Tebboune, per tre giorni, al Vertice del G7 a Bari (Italia), riflette il posto che l’Algeria occupa oggi nella grande lega su scala globale, grazie alla diplomazia politica, i cui contorni sono stati definiti dal Presidente della Repubblica al momento della sua elezione alla guida del Paese, ai principi su cui si basa questa politica per affermarsi come attore potente nella risoluzione delle crisi e agli sforzi costanti a favore del pace e sicurezza internazionale »! È più di un’ammissione che conferma ciò che il potere algerino vive e attraversa come solitudine e isolamento internazionale, fumo e specchi gettati allegramente negli occhi del suo popolo… È anche un tentativo di lanciare, indirettamente, un segnale di propaganda contro Il Marocco che ha superato la giunta militare in termini di diplomazia e successo in Africa e nel mondo…

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