Insieme in bicicletta – Il racconto del viaggio itinerante dal Morbihan a Parigi

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pubblicato su16/06/2024ha08:00

Cosa fai questo fine settimana ? Una domanda banale sentita così spesso. La risposta è meno comune: andiamo a Parigi in bici, una settimana di vagabondaggio…

Come tanti altri, il gruppo del Morbihan ha deciso di partecipare a “Insieme in bicicletta”; i signori, interpellati, avevano gentilmente declinato l’invito ma si vedeva nei loro occhi al momento della partenza che avrebbero cambiato idea… Se lo avessi saputo sarei venuto! Forse la prossima volta la penseranno diversamente? Se ci sarà la prossima volta. In ogni caso, la logistica è stata assicurata da un team misto, che si è preso molta cura dei 59 valorosi partecipanti.

Mentre alcuni erano frequentatori abituali di queste riunioni, altri (29%) erano nuovi all’esperienza di viaggio o anche ai lunghi giri in bicicletta: una vera scoperta per loro. Nonostante qualche comprensibile periodo di stanchezza, tutti hanno affrontato la sfida con gioia e anche con un certo orgoglio, quello della missione compiuta e soprattutto della voglia di ricominciare!

Per sfuggire alla monotonia, non si tratta di ritornare dolcemente all’itinerario del 2012; questa volta avremmo variato un po’ i piaceri: attraversando la Bretagna da sud a nord, poi la Normandia da ovest a est e infine arrivando nella capitale.

Dirigiti verso la capitale

Nessuna sorpresa, il sole bretone è lì per i primi chilometri così come una donnola dispettosa che passa proprio davanti alle mie ruote, poi per i nostri picnic, prima sulle rive dell’Oust, il canale d’Ille-et-Rance e poi giorno.

Era necessario attraversare la dorsale del massiccio Armoricano, facilmente individuabile dagli aerogeneratori che tracciano questa linea virtuale e… dai dislivelli che l’accompagnano; dopo la vita castellana in un maniero Maxent ristrutturato, ci dirigiamo verso un’antica fattoria oggi adatta ad accogliere gruppi vicino a Mont-Saint-Michel. Un breve ma violento temporale innaffia abbondantemente la terra grigia e appiccicosa dei polder e trasforma l’ultimo chilometro in un percorso acrobatico tra strada bianca e “ribin”. Nessuna caduta o rottura, nessuna pecora sui prati salati, solo bici infangate. A poca distanza, il Monte ci rimprovera.

A Maxent, vita da castello!

Passaggio in Normandia

Terzo giorno, costeggiamo la baia, ammiriamo il Monte sotto un cielo minaccioso: attraversiamo il confine materializzato dal Couesnon, non vedremo più il sole se non in momenti fugaci. La Normandia è verde, molto verde, ma ci risparmia ancora un po’.

Attraversiamo la Sélune che ritroviamo più tardi a Saint-Hilaire-du-Harcouët dove ci ripariamo dal vento in un grandissimo mercato coperto per pranzo. I ritiri dalla Normandia sono sempre più frequenti, Saint-Cyr-du-Bailleul e la sua strada al 15% non hanno nulla del Bailleul delle Fiandre.

Il passaggio a Domfront, anch’esso molto ripido, ricorda un po’ la Settimana Federale di Flers prima di incontrare i cicloturisti di Andaine che ci sono venuti incontro per accompagnarci a Bagnoles-de-l’Orne dove succo di mela e perry permettono a tutti di dissetarsi la tua sete.

Sulle rive dell’Oust.

La pioggia segue la pioggerellina

Questa volta siamo nel cuore della Normandia, la traversata dell’Orne è collinare, boscosa, piacevolmente lontana dalle strade principali e piena di sorprese: un cucciolo di volpe visto qui, un cervo là, il campo di uccelli in sottofondo musicale : tutto questo è quasi idilliaco ma c’è sempre un po’ di avventura: una strada crollata e un passaggio delicato da affrontare, zone deserte dove la presenza di un bar fa parte del sogno; D’altronde siamo così bagnati che non sarebbe saggio andare ad allagare un estaminet se per miracolo esistesse in queste zone che sembrano dimenticate.

La pioggia segue la pioggerellina, diventando più forte o più debole ma bagnando il paesaggio al punto da nascondere il castello di Carrouges dietro una cortina di nebbia. I nomi dei paesi e delle località sono evocativi, siamo partiti per primi le trapunte I Bretoni, poi, sopravvissero al tana del lupoe sorrise davanti i cari ieri dalla parte di Ducey; oggi sono i Bacima anche il deserto ; possiamo amarci nel deserto? Alcuni guardano il bancone, io sogno ad occhi aperti questi nomi e immagino un itinerario che racconti una storia grazie a queste curiosità della toponomastica.

Il comune di Écouves ha prestato la sua sala municipale e ci ha concesso una pausa prima di riprendere il nostro viaggio nella regione del Perche; i villaggi “-au-Perche” vengono ribattezzati “haut perché”; sezioni di Véloscenie® che non tentano, almeno non per i principianti o le famiglie dato che il terreno è impegnativo e “montuoso”.

A pochi chilometri da Mortagne, ecco il villaggio di Courgeon che ricorda piacevolmente la Settimana Federale del 2017: non solo smette di piovere ma amichevoli decorazioni ci accolgono prima della tappa Chapelle-Montligeon.

Ci stiamo avvicinando, non senza difficoltà…

Lasciamo Perche su strade che gradualmente si asciugano. Travolti dal nostro slancio, attraversiamo Usson (e il suo muro!) ma a lato lo stagno dei lupi un violento tuono ci riporta alla realtà: la piena ci investe fino a Thiron-Gardais. Mentre pranziamo in rifugio, altra salva; non c’è bisogno di sbrigarsi. Passato il temporale, lasciamo il nostro rifugio e ammiriamo gli affreschi che adornano la cittadina, tra cui l’ex regia scuola militare.

Poi sono i cicloni di Chartres che ci vengono incontro e ci mostrano alcune strade nascoste di Illiers-Combray; niente madeleine Proust per merenda ma un nuovo acquazzone prima di passeggiare lungo le rive dell’Eure e arrivare al nostro alloggio a pochi passi dalla cattedrale; ne approfittiamo sia per visitare l’interno prima della chiusura, sia per una passeggiata notturna per ammirare le luminarie.

Ultima tappa, ultime forature; il tempo è più bello, ultimo caffè da Hanches che ci ricorda che Marianne è ancora carina; approfitteremo delle vaste foreste e del verde fino a Rambouillet dove potremo anche pranzare nel parco del castello.

Poi sono i cicloturisti di Massy a subentrare a guidare i nostri gruppi nella zona verde e alla periferia della capitale: un gradito aiuto per penetrare in un altro mondo per i provinciali che siamo. Uno sguardo al parco e allo Château de Sceaux tra due chicane, lo slalom degli scooter e altri utenti abituati a tornare a casa, incontrando sicuramente qualche viaggiatore ma non interi gruppi. Non siamo gli unici, incontriamo anche ciclisti della Vandea, poi altri…

Occorre fare attenzione e finalmente entriamo nella capitale, non ci resta che infilarci al nostro alloggio sul boulevard “des marshals”.

Tutti stanno bene, i “novizi” non lo sono più e il buon umore c’è, accentuato dal ritrovarsi con altri gruppi che condividono lo stesso alloggio. I responsabili del reparto sono felici e sollevati di aver portato a termine questo viaggio senza incidenti. La pressione è allentata, non resta che godersi Parigi…

Sabato è prevista ancora una volta la pioggia, quasi autunnale, che riduce un po’ i festeggiamenti, ma la domenica è asciutta. Freddo invernale certo, ma nulla disturba il lungo serpente arancione che scivola lungo la Senna. I volontari dell’Ile-de-France si sono prodigati per facilitarci il compito, le forze di sicurezza ci hanno permesso di attraversare gli incroci senza ostacoli e hanno frenato l’entusiasmo degli automobilisti impazienti sotto gli occhi stupiti dei turisti.

Parigi, un bellissimo e gioioso giro in bicicletta

Sotto le sue impalcature Notre-Dame ci concede un timido raggio di sole, la passeggiata è bella, gioiosa, proprio come i momenti troppo brevi condivisi al velodromo Jacques Anquetil; La Cipale non ha mai visto così tante bici contemporaneamente, soprattutto stradali… qua e là sorgono domande: dove andremo la prossima volta? I nostri valorosi cicloturisti non portavano certo la fiamma olimpica, ma la fiamma era dentro di loro.

Testo e foto: Martine Cano, presidente della Federazione francese del cicloturismo

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