In Belgio, elezioni legislative dominate da partiti estremisti

In Belgio, elezioni legislative dominate da partiti estremisti
In Belgio, elezioni legislative dominate da partiti estremisti
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Il Belgio non è immune alla polarizzazione dello spettro politico osservata in molti paesi europei. Dopo le elezioni legislative del 9 giugno (che si svolgeranno contemporaneamente alle elezioni europee e regionali), i primi tre partiti alla Camera dei Rappresentanti potrebbero essere partiti “radicali”.

Il contingente più numeroso di deputati potrebbe andare al Vlaams Belang, un partito fiammingo di estrema destra e secessionista, a cui viene attribuito un seggio su sei (26 su 150). La seconda forza sarebbe la N-VA (Alleanza neo-fiamminga), un partito nazionalista che sostiene un Belgio confederale, senza definire chiaramente il termine. In terza posizione sembra emergere il partito della sinistra radicale PTB, che ha registrato una forte crescita in Vallonia e nella regione di Bruxelles-Capitale dal 2019.

Basti dire che in questa costellazione, la coalizione al potere dal 2020 (detta Vivaldi in riferimento ai colori delle sue quattro famiglie politiche che richiamano le quattro stagioni) non dovrebbe più avere la maggioranza (76 seggi). Si potrebbe certamente mantenerlo con il sostegno degli Engagés, un partito di centrodestra francofono che fa appello agli ambientalisti delusi, previsto in forte declino.

Capo del governo

Ma i partner di Vivaldi sembrano riluttanti a continuare la loro collaborazione. Uno scenario più probabile riunirebbe i socialisti, i cristiano-democratici, i liberali e il N-VA… Il che, a priori, implicherebbe l’arrivo del leader del partito nazionalista, Bart De Wever (sindaco di Anversa) , in 16 rue de la Loi, sede del Primo Ministro. Ha già fatto sapere che non prevede di partecipare al governo federale senza assumerne la guida.

Martedì scorso, durante un dibattito televisivo su VRT, il primo ministro uscente, Alexander De Croo, ha ammesso che sarebbe “logico” avere a capo dell’esecutivo il rappresentante del primo partito alla Camera (il Vlaams Belang è isolato da una cordone sanitario). Il liberale fiammingo, però, mette in guardia: “Ma non dobbiamo perderci nelle riforme statali che porteranno ad anni di stagnazione. Se si tratta di rendere il nostro Paese più forte, sì. Se si tratta di immobilizzare il nostro Paese, no. »

Partecipazione dei nazionalisti fiamminghi

La N-VA siede al Parlamento Europeo all’interno del gruppo ECR dei gruppi euroscettici e sovranisti. Al Consiglio europeo, l’arrivo di Bart De Wever porterebbe a tre il numero dei leader di questo blocco (con Giorgia Meloni in Italia e Petr Fiala nella Repubblica Ceca). La N-VA ha già partecipato al governo federale dal 2014 al 2018 in una cosiddetta coalizione “svedese” guidata dal liberale francofono Charles Michel.

Secondo Benjamin Briard, del Crisp (Centro per la ricerca e l’informazione sociopolitica), “qualsiasi coalizione senza la N-VA sarebbe esposta a forti critiche per la sottorappresentanza dei fiamminghi al suo interno. “Era già uno dei punti deboli di Vivaldi”. Riguardo all’identità del primo ministro, il politologo ritiene che “la configurazione che si sta delineando sembra molto difficile, i giochi sono molto aperti”. In ogni caso, nessuno in Belgio pensa di vedere formata una coalizione prima delle elezioni municipali e provinciali del prossimo ottobre.

Finanze pubbliche sotto pressione

A quel punto, la Commissione europea avrà avviato una procedura per disavanzo eccessivo contro il Belgio, poiché le finanze pubbliche del regno sono peggiorate negli ultimi cinque anni. Secondo la Commissione, il deficit ammonterà quest’anno al 4,4% del Pil e potrebbe addirittura salire al 4,7% l’anno prossimo. Il debito rappresenta il 105% della ricchezza nazionale e potrebbe superare il 106% nel 2025.

Il Vivaldi si è rivelato costoso, il che ha sicuramente mantenuto la crescita a un livello decente. Ma quest’anno l’UE ha adottato un nuovo Patto di stabilità che, sebbene più flessibile di prima, mantiene il vecchio tetto del deficit del 3% del PIL. Paul Magnette, leader del Partito socialista francofono, ha recentemente commentato: “Non potremo applicare le regole di bilancio europee. Sono impraticabili e penso che lo sappia anche chi li ha progettati. »

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