“54 anni dopo, De Gaulle resta una bussola per la Francia e per i francesi”

“54 anni dopo, De Gaulle resta una bussola per la Francia e per i francesi”
“54 anni dopo, De Gaulle resta una bussola per la Francia e per i francesi”
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Cinquantaquattro anni dopo la morte del generale de Gaulle, il 9 novembre 1970, il suo pronipote Laurent de Gaulle e Julien Miro, eletto funzionario di Castelnau-le-Lez (Hérault), tornano in un editoriale al Midi Libre sulla sua eredità politica, credendo “che incarni ancora un punto di riferimento fiammeggiante”.

Figura tutelare che attraversa secoli ed epoche, il generale de Gaulle incarna una vistosa pietra miliare nella memoria collettiva. Ci ha insegnato che dopo periodi di forti tempeste arriva il momento in cui si può ristabilire l’unità nazionale e tutto può essere ricostruito a patto di mostrare carattere quando la barca oscilla.

Mentre celebriamo il 54° anniversario della sua morte, il legame fisico che univa il Generale ai francesi non è finito e non sembra essere sul punto di finire.

Le fonti di questo attaccamento sono molteplici. La cifra storica e in particolare quella del 18 giugno 1940 è alla base dell'ammirazione dei francesi. Quello che si alza, che dice no, che rende orgoglioso il popolo e che riporta la Francia dalla parte dei vincitori. Il liberatore rimane la pietra angolare di questa relazione unica.

Unico anche nel rapporto di un popolo con un soldato. “Perché vuoi che io inizi la carriera di dittatore a 67 anni?” esclamò Charles de Gaulle, il 19 maggio 1958, davanti a 500 giornalisti al Palais d'Orsay a Parigi. Lontano dal colpo di stato permanente immaginato da alcuni, il generale de Gaulle ha dato voce al popolo, direttamente, cinque volte durante diversi referendum, l'ultimo dei quali gli è stato fatale.

Renè Coty: “Travolto dalla storia, egli stesso divenne la Storia”

Come sottolinea lo storico Michel Winock, “per quanto allineiamo tutti i suoi meriti, verifichiamo tutte le sue pretese di fama: non bastano a spiegare in profondità questo tipo di fiducia spontanea che la maggioranza dei francesi gli offre.” se non considerare che è un membro eminente della famiglia per tutti i francesi, qualunque sia la loro generazione. Ricordi ancorati nella mente di alcuni o vecchie foto e video visualizzati per altri.
Oggi, ancora lontano dalle divisioni politiche, ovunque nel mondo, Charles de Gaulle è la Francia. E come ha scritto l’ex presidente René Coty “Preso dalla storia, egli stesso è diventato storia”.

Georges Pompidou: “La Francia è una vedova”

Il 10 novembre 1970 fu lo stesso presidente Georges Pompidou ad annunciare la notizia al telegiornale delle 13: “Il generale de Gaulle è morto. La Francia è vedova”. Una sorta di “Il re è morto” senza “viva il re” perché il gollismo non è mai stato e non sarà mai alla ricerca di un successore. Come ha scritto Alain Peyrefitte, “Essere gollista significa essere di destra e di sinistra allo stesso tempo”. Lungi dal poter e dal volersi incarnare in un Uomo, egli traccia ora una direzione. Quella della libertà e dell'orgoglio che guidano il popolo. Quello del rispetto intatto e della gratitudine eterna. Quella di un De Gaulle “bussola”.

Julien Miro, eletto di destra di Castelnau-le-Lez e della metropoli di Montpellier; Laurent de Gaulle, pronipote del generale de Gaulle, autore di “Una vita sotto lo sguardo di Dio: la fede del generale de Gaulle”, (Edizioni L'Oeuvre)

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