Per la terza volta in meno di una settimana, il dibattito sull'abrogazione della riforma delle pensioni viene rilanciato in una seduta pubblica presso l'Assemblea nazionale. Lunedì 4 novembre, durante l'esame del disegno di legge sul finanziamento della previdenza sociale (PLFSS) per il 2025, i deputati hanno dovuto esaminare diversi emendamenti, sostenuti dalla sinistra e dal centro, che si inseriscono nella volontà di eliminare il rinvio da 62 a 62. 64 anni dell'età pensionabile. Le iniziative in questa direzione si moltiplicano, pur restando per il momento infruttuose, mentre una netta maggioranza di eletti riuniti a Palazzo Borbone vorrebbe tracciare un limite alle regole promulgate a metà aprile 2023. Una battaglia difficile da seguire, a volte sinonimo di un corpo a corpo confuso, soprattutto perché vede scontrarsi forze politiche che perseguono lo stesso obiettivo.
Se le discussioni non si trasformano in una corsa lenta, i deputati esamineranno lunedì degli emendamenti quasi identici elaborati dalle quattro componenti del Nuovo Fronte Popolare (NFP). Il loro obiettivo è riscrivere un rapporto che appare nell’allegato al PLFSS introducendo l’idea che lo spostamento dell’età pensionabile legale verrà abrogato, così come l’aumento del periodo contributivo richiesto per una pensione a tasso pieno per alcune generazioni – un altro meccanismo stabilito dalla legge del 14 aprile 2023. Le modifiche in questione lo aggiungono “la traiettoria finanziaria dei piani pensionistici di base comprende gli effetti di questa abrogazione”.
L'approccio è individuato “sul piano dei principi”confida Eric Coquerel, deputato della France insoumise (LFI) per la Seine-Saint-Denis. Se venisse votata, la disposizione sostenuta dalla sinistra non avrebbe infatti alcuna forza giuridica vincolante, anche perché contrasta con l’articolo 40 della Costituzione, che vieta le iniziative parlamentari aventi l’effetto di creare o aumentare un onere pubblico – e così sarebbe, in questo caso, poiché la scomparsa della regola dei 64 anni comporterebbe spese aggiuntive.
“Un primo passo”
Questi emendamenti costituiscono quindi un modo per continuare una lotta politica iniziata da più di un anno e mezzo. “Si tratta di mantenere un equilibrio di potere per dimostrare che non stiamo ignorando questo argomentospiega Jérôme Guedj, deputato (Socialisti e affini) dell'Essonne. Se non raggiungiamo i nostri obiettivi nel corso di questa legislatura o entro la fine del mandato di Emmanuel Macron, la rimozione di queste misure sull’età sarà al centro della prossima campagna presidenziale nel 2027”. Da parte sua, André Chassaigne, presidente del gruppo della Sinistra Democratica e Repubblicana all'Assemblea Nazionale, vede “un primo passo verso l’abrogazione”.
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