Tadej Pogacar non ha battuto lo svizzero Carlo Clerici

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Il ciclista svizzero Carlo Clerici firma il registro di partenza prima di una tappa del Giro d’Italia.Immagine: PHOTOPRESS-ARCHIV

Lo sloveno Tadej Pogacar ha dominato magistralmente il Giro d’Italia 2024 Ma non ha eguagliato il record stabilito dallo zurighese Carlo Clerici 70 anni fa.

Raffaello Gutzwiller

Tadej Pogacar ha vinto domenica il Giro d’Italia, partecipandovi per la prima volta in assoluto. Scintillante dal primo all’ultimo giorno il corridore della formazione dell’UAE Team Emirates ha vinto sei tappe e ha dominato tutti i suoi avversari nella classifica generale. Precede Daniel Felipe Martinez di 9’56” e relega il terzo, Geraint Thomas, a 10’24”. Lacune abissali.

Da Pogacar quale è, il due volte vincitore del Tour de France resta lontano dalle prestazioni dello zurighese Carlo Clerici. Quando vinse il Giro d’Italia del 1954, il suo secondo classificato – Hugo Koblet, un altro svizzero – fu spinto indietro a 24 minuti e 16 secondi. È ancora oggi la più grande sensazione nella storia del Giro.

Quest’anno i portatori della maglia rosa sono stati solo due. Jhonatan Narváez, un giorno, poi Tadej Pogacar, del Santuario di Oropa a Roma. immagine: Chiave di volta

Supporto per il suo amico d’infanzia

Tuttavia, il percorso di Carlo Clerici è stato alquanto movimentato. Ha vissuto per la prima volta in Italia con la nonna fino all’età di tre anni. Nato da padre italiano e madre svizzera, è cresciuto nel 4° distretto di Zurigo. “Nel tempo libero consegnavo fiori in bicicletta”, ha detto una volta Schweizer Illustrierte.

“Poi ho iniziato ad allenarmi e sono diventato un corridore amatoriale”

Carlo Clerici

Sulla scia dei due grandi ciclisti svizzeri dell’epoca, Ferdy Kübler e Hugo Koblet, si rivolse all’élite mondiale ed entrò nel mondo dei professionisti. Aveva solo il passaporto italiano.

“Ero di Zurigo, ma non svizzero”

Carlo Clerici

Se corse con la croce bianca su fondo rosso nell’anno del suo trionfo, il 1954, fu unicamente dovuto a quanto accaduto durante il precedente Giro d’Italia, e ad un’amicizia straordinaria.

Hugo Koblet e Carlo Clerici posano all'arrivo a St. Moritz

Hugo Koblet (a sinistra) e Carlo Clerici posano all’arrivo della 21a tappa (Bolzano – Saint-Moritz) del Giro del 1954.Immagine: PHOTOPRESS-ARCHIV

Nel Giro del 1953, Koblet – primo straniero a vincere il Giro d’Italia, era il 1950 – era il favorito. Ma i suoi compagni di squadra non gli sono di grande aiuto nella lotta contro la stella italiana: quell’uomo di nome Fausto Coppi. Clerici, compagno di Koblet nel club zurighese, all’epoca correva per una squadra transalpina.

Ma in un momento cruciale, decide di aspettare il suo amico d’infanzia. Poiché i due non giocano nella stessa squadra, Carlo Clerici viene squalificato.

Gli italiani sottovalutare il suo attacco

Fu in seguito a questo episodio che la Clerici chiese il passaporto. Lo ottenne nell’aprile 1954 e poi entrò in Nazionale, su richiesta di Koblet.

La sua ora di gloria arrivò poche settimane dopo. Siamo alla sesta tappa del Giro, quella che collega Napoli a L’Aquila. Koblet è il favorito ma lascia un tagliando d’uscita per l’amico. La Clerici parte in compagnia di Nino Assirelli. Gli italiani, che accerchiano le stelle Coppi e Bartali, non reagiscono. Il duo si allontana. Koblet rallenta l’entusiasmo offensivo dei concorrenti.

Quando il gruppo ha tagliato il traguardo, Carlo Clerici era arrivato 37 minuti dopo. Indossa già la maglia rosa. Per il momento, credete ai tifosi. Ma la Clerici si rivela più tosta del previsto, e resiste anche in montagna. Il suo amico Koblet ricambia il favore. Abbandona il suo ruolo di leader per mettersi al suo servizio.

Quando Carlo Clerici vince il Giro a Milano, il pubblico italiano fischia. Ma questo non cambia nulla, è una doppietta svizzera. Clerici è prima. Hugo Koblet secondo, a più di 24 minuti di distacco.

L'arrivo finale del Giro d'Italia del 1954

L’arrivo finale del Giro d’Italia 1954: Carlo Clerici è a destra, accanto all’amico Hugo Koblet.Immagine: TRAPEZIO

La vittoria di Clerici al Giro del 1954 rimane la sua più bella. Due anni dopo, cadde pesantemente al Tour de France, si fratturò il bacino e subì la paralisi della gamba destra. Si ritirò poi dal mondo del ciclismo per diventare venditore ambulante di sigarette e alcolici. Fumava molto e non andava in bicicletta da 25 anni. Solo quando avrà superato gli 80 chili deciderà di tornare a pedalare.

Pochi anni prima della sua morte, avvenuta nel 2007, percorreva ancora 5.000 chilometri all’anno. È rimasto entusiasta del Giro davanti alla televisione fino all’ultimo respiro, ricordando le sue imprese. “Non perdo un solo passaggio. Ho la febbre, soffro ma trionfo ogni pomeriggio”, confidò negli ultimi anni.

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