INSOLITO. A 98 anni, Hermine Bergès, la cacciatrice più anziana di Francia, spara ancora ai colombacci nel suo villaggio di Ariège

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l’essenziale
98 anni e mezzo e 76 stagioni di caccia alle spalle fanno di Hermine Bergès la cacciatrice più anziana di Francia. E l’Ariégeoise, che spara ancora ai colombacci nei dintorni del suo villaggio di Saint-Victor-Rouzaud, intende portare ancora con sé un fucile per il suo centesimo compleanno. Incontrare.

Il presidente dell’associazione comunale di caccia autorizzata, quella della federazione dei cacciatori del dipartimento, il sindaco del comune e perfino lo stesso prefetto: c’era bisogno di tutte queste persone – e di cibo abbondante – per celebrare la longevità venatoria di Hermine Bergès, eroina di una cena di caccia organizzata appositamente per lei lo scorso sabato 18 maggio nel municipio di Saint-Victor-Rouzaud, un villaggio annidato nel cuore dell’Ariège, non lontano da Pamiers.

Perché a 98 anni, Hermine può vantare un titolo insolito per una donna: quello di cacciatrice più anziana di Francia, che detiene e utilizza ancora la sua licenza di caccia da 76 anni. “È stato mio marito a farmi prendere la licenza”, racconta con voce sottile, “un paio d’anni dopo il matrimonio. Prima andavo a caccia alla fattoria”. Siamo allora nel 1948 ed Hermine, nata il 10 gennaio 1926, ha 22 anni. “Era in famiglia”, spiega la vecchia signora: “papà era cacciatore, quattro dei miei fratelli erano cacciatori, e poi qualche volta anche noi andavamo di frodo”.

“A quel tempo, una ragazza che cacciava non era comune”

Anche in campagna vedere una giovane donna armata di fucile alla fine della Seconda Guerra Mondiale suscitò qualche pettegolezzo. “Ero solo io che cacciavo, da ragazza, quindi la gente mi guardava un po’ di traverso, conferma Hermine. All’epoca, una ragazza che cacciava non era comune. C’erano alcuni che facevano delle riflessioni, era una sciocchezza non hai nient’altro da fare?”; “Che ca… farà?”, cose del genere.” “Nel frattempo cadeva tutta”, ride la figlia Michelle “Mentre gli altri… Nella fattoria, quando passavano le volpi per le galline… boom!”.

Tuttavia, le volpi interessano poco al giovane appassionato. “Da quando ho preso la patente, ho esplorato tutti i boschi e tutte le montagne che mi circondavano”, continua Hermine, “cacciavo di tutto: lepri, colombacci, conigli, quaglie… C’erano anche le allodole, a quel tempo, e le beccacce. .Ma è difficile, beccaccia. Niente caccia grossa invece – “tranne una volta che mi è mancato un cinghiale. Avevano fatto tutta un’organizzazione per circondare i cinghiali, c’era anche il prete. Un giovane mi è passato davanti, avrei potuto dirgli di prendere la coda, ma non sono mai riuscito a prenderla”.

La passione della colomba

A caccia di aneddoti, l’Ariégeoise ne avrebbe alcuni da raccontare anche se, dice, “sono tutti uguali”. Compresa questa, raccontata senza arrossire: “Una volta stavo facendo pipì, quando mi è passato accanto uno stormo di colombacci. Avevo i pantaloni lì (indica le caviglie, ndr), ce n’erano due insieme, non li avevo” Non mi sono preso il tempo per rimetterlo insieme e ho preso il fucile.” Così perirono due colombacci sotto i colpi di una cacciatrice a petto nudo.

A caccia con il pronipote Nicolas (a sinistra) e il nipote Patrick.
Foto della famiglia Bergès

L’uccello azzurro è sempre stato la vera passione di Hermine. “Con mio marito partivamo prima dell’alba, stavamo dietro un albero e io mi mettevo un ramo in testa per nascondermi bene”, spiega Spesso, andavamo sotto un castagno secco, io non mi nascondevo sotto le felci vedetemi perché per cacciare i colombacci non bisogna muoversi, hanno un udito acuto. Poi mi hanno aspettato sul ciglio della strada per sapere quanti ne ho riportati indietro.

“Se continuerò a cacciare a 100 anni, perché no?”

Molti anni dopo, il cacciatore più anziano spara solo ai colombacci – “a meno che per caso, nella stagione giusta, una lepre non spari davanti a me”. Ma man mano che cresce, suo nipote Patrick, anche lui cacciatore, lo accompagna sempre. “Quattro anni fa la lasciavo ancora sola, dice quest’ultimo. Ma oggi sto attento, la domenica mattina vado dalla beccaccia, poi il pomeriggio partiamo insieme e lei mi aspetta , chiama. La porto alla stazione, resto un’oretta, poi vengo a vedere come va, ma è ragionevole, per questo le diamo il permesso.”

Una licenza che porta ancora la data 1975, data in cui venne rilasciata per la prima volta per la stagione venatoria 1976-1977. E Hermine intende tenerlo ancora per qualche anno: “Se a 100 anni andrò ancora a caccia? Oh, perché no? Se sono ancora capace, sì, certo.”

I cacciatori hanno festeggiato il loro compleanno in compagnia del prefetto dell’Ariège Simon Bertoux (a sinistra di Hermine Bergès) e del presidente della federazione di caccia Jean-Luc Fernandez (all’estrema sinistra, in ginocchio).
Foto P.Aranda

I cacciatori festeggiarono il loro figlio maggiore

Hermine Bergès è infatti da quattro anni la cacciatrice più anziana di Francia, «ma il Covid ha tagliato tutto», lamenta il nipote Patrick. È stato quindi solo sabato 18 maggio che l’ACCA (associazione comunale di caccia autorizzata) di Saint-Victor-Rouzaud e la Federazione dei cacciatori dell’Ariège hanno potuto celebrare degnamente questo titolo, attorno ad un imperdibile pranzo di caccia organizzato nel municipio del villaggio.

“Il prefetto e il presidente della federazione sono stati molto felici di incontrare Mémé Hermine”, racconta un altro dei suoi nipoti, Philippe “Sono rimasti a mangiare con noi e se ne sono andati a mezzanotte”. Non senza offrire alcuni regali alla regina della serata, che li ha ricevuti con piacere: una graziosa sciarpa decorata con lepri, un libro sulla caccia e un suo ritratto in azione.

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