“Tornerò in Senegal solo se…”

“Tornerò in Senegal solo se…”
“Tornerò in Senegal solo se…”
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Adama Gaye ha deciso di non tornare nel Paese, sostenendo che manca di democrazia. Il giornalista ha diffuso informazioni compromettenti nell’ambito del caso ASER, coinvolgendo il deputato Abass Fall, che ha reagito presentando una denuncia poche ore dopo queste accuse.

Sulla sua pagina Facebook, Adama Gaye ha realizzato un lungo post per esprimersi sul suo esilio. Il giornalista denuncia la mancanza di democrazia in Senegal, dove intende ritornare solo a determinate condizioni.

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Ecco tutto il suo messaggio

“Mi dispiace per il mio Paese. Vedere una popolazione, essenzialmente giovanile, difendere il criminale Abass Fall è vergognoso. Triste.

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Sono in esilio. Impegnato in grandi battaglie. Felice di aver facilitato gli investimenti e i progetti più pesanti del continente. Mi verranno pagati milioni di dollari!

Quanto agli avvocati che si agitano in difesa dei criminali che ho smascherato, dico loro: Dio vi salvi!

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Tornerò in Senegal solo se lì verrà definitivamente ripristinato lo Stato di diritto.

Lo sanno i codardi e i codardi che mi fanno passare per fuggitivo

1- che ho dimostrato più coraggio dei loro antenati e dei loro leader politici, a cominciare dai Pastefien!

2 – È non capire nulla dei segni divini non saperli leggere.

Trovarmi in Europa mentre i criminali complottano contro le mie libertà e la libertà di parlare degli orrori che stanno infliggendo a un popolo traumatizzato, è una benedizione di un Dio supremo che incombe su di me.

3 – i fatti, le azioni di una caduta Abass indicano una colpa che non richiede un’indagine artificiosa al solo scopo di prendermi in ostaggio per impedirmi di partecipare alle elezioni legislative e di esprimere ciò che sente il popolo!

Altri scrivevano cose più serie senza che nessuno si muovesse.

Domanda: perché dovrei rispondere alla sicurezza informatica di un paese in cui il potere in carica non credeva di dover alzare un dito sulle mie fragorose rivelazioni? Perché la sicurezza informatica del Senegal non ha emesso un mandato sui 120 km2 di superficie mineraria illegalmente attribuiti a Mohamed Kawar affinché io potessi raccontargli i fatti in mio possesso?

Uno Stato che non rispetta la legge non è degno che io riponga in essa la minima fiducia.

L’accademia degli insulti può continuare: segno di un potere allo sbando e di un popolo smarrito e morente nella miseria e nelle scene false.

Sono orgoglioso di avere delle opzioni. Compreso l’esilio che rivendico. Di fronte a orde scatenate contro i criminali. Il mio paese è fregato. Non mi riconosco più lì. Ancor meno nell’atteggiamento imbarazzato e vicino al nazismo insensato che caratterizza il suo popolo. »

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