Hockey: i giocatori dell’LHC e dello Zurigo si uniranno alla squadra svizzera

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Come allearti con i tuoi nemici dell’altro ieri?

Pubblicato oggi alle 8:45

Osservata dall’esterno, la ginnastica sembra quasi impossibile. Come possiamo chiedere loro di unire le forze, quando hanno fatto di tutto per ostacolare il loro cammino? La stessa equazione si ripropone ogni anno all’inizio di maggio, una volta terminati i play-off dell’hockey su ghiaccio, quando gli ultimi sopravvissuti prolungano la loro stagione al servizio della squadra svizzera.

In piena preparazione al Mondiale 2024 (da venerdì contro la Norvegia), la nazionale ha perso sabato contro la Finlandia (1-3) e affronterà la Repubblica Ceca questa domenica a Brno come ultima prova. Patrick Fischer effettuerà un taglio definitivo per accogliere due o tre zurighesi e altrettanti losannesi (leggere sotto). E allora?

“Gloppo allo stomaco”

Quindi i ragazzi che si sono maledetti allegramente per sette partite ora devono incarnare un solo uomo, un’idea. E la magia deve avvenire entro pochi giorni e notti. Come fai causa comune con un ragazzo che potrebbe essere stato il tuo peggior incubo? E quello che ci ha messo tanto zelo per schiacciarti contro la banda, ovviamente con piacere, possiamo fidarci? Inoltre, perché rischiare un osso per proteggere qualcuno che ha appena passato due settimane a insultare i membri della tua famiglia? Perché è così: “Ci caghiamo in faccia tutto l’anno, ma c’è molto rispetto”, sintetizza Flavien Conne, ex nazionale.

Eppure lascia tracce, oggi come ieri. Olivier Keller, campione svizzero con il Lugano nel 2003, ma sconfitto nelle finali del 2001 e del 2004, non ha dimenticato il ricongiungimento con la Nazionale dopo la sconfitta: “Hai ancora un nodo allo stomaco, ti è caduto il mondo addosso sulla testa e qualche giorno dopo bisogna incontrare i ragazzi che ci sono dietro, spiega il ginevrino. Li vedi ridere un po’ tra loro, da lontano, senti che sono spensierati mentre tu hai questo nodo allo stomaco.”

Base divertente per forgiare un’unità solida, un cemento vincente. Soprattutto quando nei giorni precedenti c’era stato lo sfregamento delle orecchie e il gioco dei gomiti. “A seconda di come sono andate le cose, quando ci si ritrova dopo una serie tesa ed emotivamente forte, possono esserci dei piccoli risentimenti. Siamo esseri umani, ammette Tristan Scherwey, attaccante del Berna selezionato per le selezioni del 2024. Ma siamo tutti professionisti e ci siamo abituati. Per alcuni ci incontriamo dagli U16 e sappiamo che continuerà. Quindi, anche se a volte ci vuole un po’ di tempo, ci dimentichiamo presto”.

“Senza rancore”

Davvero, completamente, sempre? “Se necessario ne parliamo per rimettere le cose a posto”, risponde il duro della SCB. Non dobbiamo dimenticare che in Nazionale troviamo chi è leader nei propri club, quindi coloro che ha la priorità di solleticare durante i play-off. Con lo Zougois, ad esempio, c’erano ancora delle spiegazioni durante l’ultimo quarto di finale (ndr: vittoria per 4-3 dell’EVZ). A volte ci diciamo delle cose, ne facciamo altre. Ma è deciso, non porto rancore”.

Tanto meglio, e dobbiamo sperare che sia vero il contrario. Le testimonianze sono rassicuranti. “Negli spareggi ci sono sempre colpi e parole che si perdono, ma andiamo avanti velocemente”, dice Olivier Keller. Da cosa nasce cosa, con i giorni che passano c’è uno spirito di squadra che prende piede, con un allenatore unificante (n.d.r.: Ralph Krueger dell’epoca). E finalmente ti rendi conto che è una buona occasione per espellere la cosa, per sfogare la tua frustrazione e la tua aggressività, dopo una sconfitta.

L’ex difensore era sul ghiaccio nel 2001 quando lo svedese Morgan Samuelsson segnò il gol decisivo ai supplementari, regalando allo Zurigo la vittoria nel primo VIIe atto finale nella storia dell’hockey svizzero. Ma assicura che qualche giorno dopo si trovò bene con i suoi carnefici, a cominciare da Mathias Seger. Anche il suo ex compagno di squadra del Lugano Flavien Conne ha vissuto questa madre di sconfitte. Allo stesso tempo, per la Coppa del Mondo, si è unito a un triplete con due giocatori dello Zurigo, Michel Zeiter e Patric Della Rossa.

“Tutto è diverso”

La prima stretta di mano è stata speciale. “Quando perdi dici “bravo”, senza animosità. E quando vinci non arrivi con il petto in fuori. Certo è che non si hanno nello stomaco le stesse emozioni, dice il ginevrino, due finali vinte e due perse con il Lugano. Nei successivi dieci minuti possono uscire due o tre gag ma in brevissimo tempo si cambia completamente. Dal momento in cui prepari la valigia per andare in Nazionale, tutto è diverso. Si cambia sede, si va all’estero con una nuova squadra, un nuovo allenatore e nuovi obiettivi”.

Senza animosità. Quanto alla complicità, si crea attraverso il gioco. «Non ho mai odiato nessuno, ma ci sono alcuni, come Michel Zeiter, contro i quali non mi è mai piaciuto giocare», spiega Flavien Conne. Subisci tutta una serie di cazzeggio, litigi per impegni, non ce la fai più e, all’improvviso, ti rendi conto che è meglio giocare con un ragazzo del genere piuttosto che contro. Con Reto von Arx è stato lo stesso. I giocatori che odi affrontare, in generale, sono ottimi compagni di squadra.

Tristan Scherwey, quattro volte campione svizzero con il Berna, è uno di questi. “L’atmosfera è buona in questa selezione, non ci sono clan tra i club”, assicura il friborghese. Anzi, negli ultimi giorni sono stato raramente in compagnia dei giocatori della SCB, ho piuttosto approfittato per passare del tempo in compagnia. Non avendo gruppi all’interno di una squadra, sappiamo che è la chiave per vincere”. Soprattutto quando abbiamo avuto problemi.

Simone Meier ha iniziato la sua carriera come giornalista sportivo nel 2000 presso il quotidiano Le Temps prima di diventare capo sezione. Nel 2013 entra nella redazione sportiva di Le Matin e Le Matin Dimanche per poi entrare in quella di Sport-Center per le varie testate Tamedia e 20 minuti.Più informazioni

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