Il Consorzio per la Ricerca Economica e Sociale (RES) ha sollevato il problema del territorio senegalese nel suo insieme. Strutture come la Società per lo sviluppo e la promozione delle coste e delle zone turistiche del Senegal (SAPCO), l’Agenzia per lo sviluppo e la promozione dei siti industriali o la Direzione per la sorveglianza e il controllo dell’uso del territorio (DSCOS) sono ben predisposte per “assicurare la gestione e l’occupazione del demanio pubblico e del territorio senegalese”.
Riferendosi a SAPCO, il Consorzio rileva che “le cosiddette zone industriali devono essere presenti su tutto il territorio nazionale, essere intestate allo Stato e, eventualmente, essere oggetto di cessione definitiva a investitori nazionali o esteri o semplicemente essere inserite un contratto di locazione.” A livello della Petite-Côte, RES ricorda che “il rilancio delle attività turistiche è stato orientato al rafforzamento della sicurezza giuridica dei subaffittuari SAPCO a Saly Portudal”.
Esaltando l’iniziativa dell’APROSI (Società per lo sviluppo e la promozione delle coste e delle zone turistiche del Senegal), il Consorzio indica che “lo sviluppo industriale è una leva importante su cui il Senegal dovrà fare affidamento per raggiungere i suoi obiettivi in termini di risorse umane, economiche e sviluppo sociale.
Ricordando la missione integrativa di APROSI, soprattutto a livello comunitario, il rapporto sostiene che la struttura dovrà anche trovare la soluzione alle difficoltà che l’investitore incontra nel reperire spazi e locali industriali adeguati. A differenza di SAPCO e APROSI, DSCOS ha “limiti”.
Secondo il Consorzio esso (DSCOS) non è presente su tutto il territorio nazionale. “È chiaro che il DSCOS per il momento non ha ridotto il volume delle controversie fondiarie davanti alle corti e ai tribunali”, aggiunge il rapporto, ricordando le missioni dell’unità di gendarmeria.
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