Il tribunale penale di Vaucluse ha finalmente accettato di trasmettere al pubblico e senza alcuna restrizione i video girati da Dominique Pelicot quando decine di uomini vennero ad abusare della moglie che aveva drogato nella loro camera matrimoniale. Il presidente inizialmente si rifiutò di esaudire questo desiderio della parte civile.
“Signor Pelicot, ho notato che non guarda questi video” si chiede questo venerdì 4 ottobre l’imputata, Me Béatrice Zavarro, che lo difende davanti al tribunale penale di Vaucluse. “Mi vergogno. Sono disgustato. Non voglio vedere tutto questo di nuovo”. risponde il settantenne, che ha appena trascorso quasi due ore a testa bassa e con la mano sugli occhi, nel box.
Primi piani di penetrazioni
Disgusto? Questa è infatti una delle sensazioni che proviamo, dopo la diffusione in sala delle immagini degli stupri inflitti alla moglie Gisèle, stordita dai sonniferi nella loro camera matrimoniale, a Mazan. Immagini mosse, mal inquadrate e poco illuminate, con primi piani delle penetrazioni subite dalla sfortunata donna priva di sensi.
Alcuni imputati chinano la testa. Un altro, nel box, sembra ipnotizzato da ciò che vede sullo schermo e non perde un colpo. Un terzo, che si vede godere a lungo di un corpo inerte, senza il minimo segno di nervosismo, assicura che queste immagini dimostrano fino a che punto fosse terrorizzato dalla presenza di Pelicot.
Un imputato in difficoltà
“Non mostro la mia debolezza, perché sono in presenza di un predatore”osa, in difficoltà. “Si vede che sono terrorizzato, ma non si vede.”
Per la prima volta, questi video sono stati trasmessi in presenza della stampa e del pubblico, nella sala di trasmissione, dopo un vero e proprio braccio di ferro, vinto da Gisèle Pelicot e dai suoi due difensori, Me Antoine Camus e Me Stéphane Babonneau. Dopo aver accettato una prima trasmissione alla sola presenza della stampa, il presidente Roger Arata lo ha deciso il 20 settembre “queste immagini indecenti e scioccanti” ora verrebbe trasmesso solo in presenza della corte.
Da Gisèle Halimi a Gisèle Pelicot
Inaccettabile per Gisèle Pelicot, che si è battuta affinché questo processo fosse completamente pubblico.
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Da qui questo appello invocato con forza dai suoi difensori. Me Babonneau, innanzitutto, citando l’altra Gisèle, l’avvocato Me Halimi, che nel 1978 aveva anch’egli chiesto che fosse pubblico un processo per stupro, e lo spiega così: “Una donna violentata è una donna distrutta, una donna distrutta […]. E quando combatte, ha davvero coraggio perché sa che non è per lei”.
Continua l’avvocato. “Perché Giselle Pelicot lotta per infliggersi questa ulteriore dose di veleno psicologico? Per lei è troppo tardi, il danno è fatto, lo stupro da parte di più di 60 uomini commesso nel suo letto. Ma se questa pubblicità ce lo permette altre donne non dovranno subire questo, allora questa sofferenza avrà un significato.”
Nei sacerdozi si forgia la storia
Il signor Camus continua. “Dobbiamo mostrare tutto! Lo stupro, dritto negli occhi, ma anche il modo in cui difendiamo lo stupro nel 2024, in questo Paese dei diritti umani che è anche quello delle donne”. Prima di concludere, facendo eco all’impatto ormai globale di questo processo straordinario: “È anche nelle aule dei tribunali che si fa la Storia”.
Il Pubblico Ministero approva e concorda, sostenendo la diffusione pubblica, e respingendo le argomentazioni che verranno: “Le accuse di voyeurismo ed esibizionismo non fanno altro che screditare coloro che le fanno”.
Gli avvocati protestano a gran voce
Perché dietro, alcuni avvocati degli imputati, molto ostili alla proiezione di queste immagini devastanti per la loro strategia di difesa, protestano a gran voce.“Proiezioni nauseanti”, “voyeurismo criminale esacerbato”, “processo stile Ceausescu” tempesta a lungo, signor Olivier Lantelme.
Me Nadia El Bouroumi urla al bar contro la “dittatura mediatica” che impedirebbe agli avvocati difensori di svolgere la loro missione.“Siamo stati minacciati, umiliati, insultati! I fatti sono orribili, il processo internazionale viene trascritto ogni secondo!” grida questo avvocato molto presente anche sui social. E che conclude con una confessione lunare.“Mi chiedevo quando guardare i video dei miei clienti. L’ho fatto ieri sera sul TGV, tornando da Parigi, mi veniva da vomitare”.
Quali immagini giudiziarie, viste sui mezzi pubblici, quando il processo si è aperto più di un mese fa? Il disgusto è ovunque.