L’Algeri punta il tutto per tutto contro il Marocco

L’Algeri punta il tutto per tutto contro il Marocco
Descriptive text here
-

Per gli osservatori informati degli sviluppi nei rapporti tra il Marocco e il regime algerino, c’è una convinzione che sta prendendo piede. L’Algeri punta il tutto per tutto contro il Marocco. Un segno di profonda disperazione per l’irreversibilità delle vittorie marocchine. E le relazioni tra i due paesi sono poste su un’altalena politica. Quanto più il Marocco riesce a sedurre e convincere, tanto più il regime algerino radicalizza il suo comportamento.

Negli ultimi tempi gli esempi che illustrano questa realtà sono innumerevoli e danno l’impressione di un’eccitazione generale in Algeria sotto forma di una corsa contro il tempo. Come se un torrente di ossessioni dovesse essere liberato prima che la data di scadenza politica le estinguesse.

Un esempio spettacolare riguarda questa fissazione morbosa sulla mappa marocchina e la sua visualizzazione sulle maglie delle squadre marocchine che giocano contro squadre algerine. Nel giro di pochi giorni, il regime militare algerino, che di fatto detiene tutti i poteri nel paese, ha utilizzato due volte questo argomento. L’obiettivo per lui è creare una forma di fermento politico attorno al cosiddetto rifiuto degli algerini di convalidare, anche inconsciamente, la sovranità del Marocco sul suo Sahara.

L’obiettivo: rimobilitare l’opinione algerina accusata di ammorbidirsi di fronte al comportamento marocchino e di voler mandare un messaggio alla comunità internazionale nel disperato tentativo di abortire, sarebbe solo a livello mediatico, questa forma di unanimità che si fonda sul sostegno internazionale all’opzione di autonomia proposta dal Marocco.

In questa logica, l’osservazione da fare è che questo regime algerino è indifferente all’immensità delle proprie perdite finché riesce a raggiungere un minimo di obiettivi politici. Non gli importa, ad esempio, che le istituzioni dello sport africano lo mettano nel mirino e pratichino su di lui un regime di sanzioni che lo isoleranno ulteriormente, la cosa più importante per lui è avere coltivate opportunità per dire no la marocchinità del Sahara. Ed è in questa logica che va vista la volontà di questo regime di bruciare tutti i suoi mezzi per raggiungere questo obiettivo.

Il secondo evento è da ricercarsi nel tentativo altrettanto disperato di creare una struttura regionale che prendesse il posto dell’unione del Maghreb arabo con la chiara volontà di isolare il Marocco e poi aprire la strada all’adesione dei separatisti del Polisario . Un tentativo morto fin dall’inizio, poiché la Mauritania si è rifiutata di partecipare a questa mascherata politica e anche la parte libica, costretta a fare i conti, ha invertito la rotta affermando al Marocco che questo incontro non mirava in alcun modo a creare un struttura alternativa all’AMU e che la Libia resta attaccata ai suoi legami privilegiati con il Marocco e rifiuta di far parte di un’atmosfera di cospirazione regionale contro i suoi interessi.

In questo tentativo di isolare il Marocco resta la coppia algerino-tunisina. La dipendenza politica ed economica del presidente Kaïs Saïed dall’Algeria è così nota che alcuni commenti denigratori sulla Tunisia non esitano più a descriverla come una provincia algerina, dato il suo margine di manovra così limitato e la sua capacità di sfuggire all’Algeria l’ombrellone è inesistente.

La verità politica che si impone a tutti è che questo regime algerino, guidato dal duo Tebboune/Chengriha, è determinato a mangiare il suo pane bianco fino all’ultima pagnotta. L’odio contro il Marocco è diventato una componente tale di questo regime che è difficile immaginare che possa assumere atteggiamenti diversi da quelli di sfiducia, rottura e tensione nei confronti del Regno.

Cavalcando questa ostilità, alcuni influencer algerini, motivati ​​da un odio cieco, agli ordini dei militari di Algeri, invocano apertamente la guerra contro il Marocco come soluzione radicale per far scoppiare gli ascessi di questa lunga tensione tra i due paesi. Sebbene questa soluzione definitiva non sia da escludere a causa di una provocazione incontrollata, va anche ricordato che se la decisione di fare la guerra fosse appartenuta esclusivamente ai vertici dell’esercito algerino, sarebbero passati anni da quando la regione era già in guerra . La guerra è una cosa troppo seria per lasciarla nelle mani di piromani inconsapevoli.

-

NEXT Clermont-Ferrand, 5 maggio, 14 a Jaude: Risposta all’odio transfobico