Farinet incarna il mito moderno

Farinet incarna il mito moderno
Farinet incarna il mito moderno
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Farinet incarna il mito moderno

È diventato un tale eroe che il falsario è famoso fino a Parigi. Ma in realtà, perché abbiamo bisogno delle leggende, si chiede il nostro ospite.

Jean Romain – Filosofo e scrittore

Pubblicato oggi alle 06:49

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Recentemente sono salito al vigneto di Farinet, che ha tre viti. Più di una persona è stata lì e ho voluto fare qualche passo lì. Oltre i confini cantonali, a Parigi si parla di lui e si è fatto di un abile delinquente, bello e alquanto intelligente, la figura di un eroe la cui leggenda è stata riscritta al punto da divenire un’agiografia.

Demistificare, questo era il compito ossessivo della ragione critica negli anni ’70 e ’80: smantellare i miti moderni per spiegarne il funzionamento e, naturalmente, denunciare la loro mistificazione.

Il carattere un po’ anarchico del falsario si è ben radicato nell’animo dei vallesani, amanti del contrabbando, menti forti e nemici delle autorità importate. Durante il 20e secolo, l’arte (romanzi e film) si è impadronita di questo pittoresco personaggio per dargli l’alone di un pettirosso delle Alpi, di un ribelle al servizio delle giuste cause, mentre era un ragazzaccio, probabilmente non un mascalzone ma certamente non un santo o addirittura bandito caritatevole.

Ma al di là della storia dell’appropriazione e della messa in scena mediatica costantemente raffinata, dobbiamo porci una domanda generale: perché un popolo ha bisogno di leggende? Dobbiamo lasciare le sue leggende o svelarne i meccanismi segreti? Perché, infine, i miti trasformano sempre la realtà; lo fanno passare attraverso il prisma dell’idealizzazione; semplificano e purificano i dettagli. Dovremmo offenderci? Cosa si nasconde dietro i miti unificanti?

Nel XIX secolo il Vallese era spesso molto poveroe secolo vide in Farinet una sorta di cavaliere ribelle ai ricchi e all’ordine costituito, e lo adornò di numerose virtù. Ma, cosa più originale in questo paese, la storia associata all’immagine della montagna esalta quella della libertà. Vagando così sulle strade maestre, sperimenti questa libertà nel tuo corpo. Non è un’idea né un sentimento, ma una realtà fisica: lassù, nessuna regola, nessuno che le imponga, nessuno contro cui lottare. Il corpo, non meno della mente, è solo e autonomo.

Quanti miti costruiti per rappresentare l’ideale della libertà! Farinet, l’uomo libero, in cammino, amante di tutte le donne e di tutti i vini, liberato dai tradizionali legami che appesantiscono gli uomini!

Mostra la strada

Gli eroi vivono in un mondo di storie meravigliose e terrificanti. Sono fatti del nostro stesso sangue, attraversiamo le stesse prove di abbandono, di malevolenza degli uomini e di ingiustizia delle società. La loro epica ci dice che è possibile elevarsi al di sopra della piattezza dei giorni e della difficoltà della vita. Quindi i nostri eroi ci mostrano la strada.

A differenza di quello dell’antichità, il mito moderno funge da specchio all’ideale dei popoli. Non trasmette la visione tragica che possedeva, ad esempio, il mito greco. Ulisse è perseguitato dal destino che lo travolge; Farinet pretende di contrapporre un destino di libertà al condizionamento sociale che lo schiaccia. Il mito classico funge da contrasto a ciò che temevano gli antichi; il mito moderno funge da specchio di ciò che le persone si aspettano.

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