Archeologi scioccati dalle parole di Rachida Dati al castello di Dampierre-en-Yvelines

Archeologi scioccati dalle parole di Rachida Dati al castello di Dampierre-en-Yvelines
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Resta in gola l’intervento del ministro. Sotto la bandiera del sindacato Sud Culture Solidaires, gli archeologi che intervengono nel contesto della conservazione del patrimonio hanno appena inviato una lettera aperta a Rachida Dati, ministro della Cultura.

La lettera si basa su un discorso fatto a Dampierre-en-Yvelines all’inizio di aprile, durante l’inaugurazione della porta d’onore del castello. Classificato Monumento Storico, questo gioiello della valle di Chevreuse, ex proprietà dei duchi di Luynes dal 1657, beneficia di un progetto di restauro faraonico dal 2020.

Nel corso del suo discorso davanti a un pubblico di eletti locali e rappresentanti dei servizi statali, Rachida Dati ha affrontato la spinosa questione dell’archeologia preventiva, che richiede scavi sistematici prima di iniziare un progetto.

Il castello di Dampierre presentato come “un caso da manuale”

Il sindaco (senza etichetta) di Dampierre, Valérie Palmer, aveva appena elogiato la “pazienza e il coraggio” dell’imprenditore Franky Mulliez, proprietario del castello dal 2018, che ha investito 100 milioni di euro nell’acquisizione e nella ristrutturazione del dominio, “di fronte ad una situazione percorso a ostacoli”. “Il castello di Dampierre è un caso da manuale in termini di conservazione del patrimonio e di norme urbanistiche”, ha sottolineato il sindaco. Si pone questa domanda: come sostiene la Francia i privati ​​che utilizzano la loro ricchezza a beneficio della restaurazione? C’è un protocollo che merita di essere semplificato. »

Rachida Dati ha seguito l’esempio, annunciando l’introduzione di “una nuova legislazione, presto adattata ai vecchi edifici, che consentirà di semplificare il protocollo e adeguare gli standard”. Il ministro ha poi osato questo paragone: “Io difendo gli architetti di Bâtiments de France. Sono i nostri protettori contro la brutta Francia e talvolta li paragono agli ispettori fiscali. Ma quando si tratta di perquisizioni preventive ci sono sempre delle possibili eccezioni. »

Ha aggiunto questa frase, che ha fatto sobbalzare gli archeologi firmatari della lettera aperta: “Non bisogna fare gli scavi per divertimento… altrimenti non si fanno pagare. In ogni caso ci sarà un risarcimento da parte dello Stato. Preferisco investire denaro nel restauro del patrimonio piuttosto che scavare una buca solo per il gusto di scavare una buca. »

“Un attacco aperto e frontale”

“Insomma, avete scelto di minare il lavoro degli archeologi”, scrivono gli autori della lettera. Viviamo le vostre parole come un attacco aperto e frontale alla tutela del patrimonio archeologico”.

Invocando la missione di salvaguardia del patrimonio archeologico” sancita nella legge francese dal 1945 […] e la Convenzione europea per la protezione del patrimonio archeologico, di cui la Francia è firmataria dal 1992″, ritengono che la dichiarazione del ministro “disprezzi soprattutto le persone e i promotori, che da 23 anni integrano costi e procedure nel loro progetto.

“In media, solo il 10% dei fascicoli ricevuti è soggetto a requisiti diagnostici”, precisano i firmatari. No, decisamente no, non scaviamo per divertimento e non scaviamo buche per il gusto di scavare buche”. La conclusione della lettera aperta è secca: “Signora Ministro, a meno di tre mesi dalla sua nomina, lei ha già perso la nostra stima”.

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