A Parigi sfila una sinistra frustrata, in ranghi sparpagliati – Libération

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A Parigi sfila una sinistra frustrata, in ranghi sparpagliati – Libération
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Con un insieme di slogan molto diversi, la marcia parigina a sostegno della richiesta di licenziamento di Emmanuel Macron, organizzata su iniziativa delle organizzazioni giovanili sabato 21 settembre, ha faticato a unire le persone.

“Un affronto repubblicano”può essere letto su un cartello tenuto in mano da un dimostrante questo sabato pomeriggio a Parigi. Il riassunto, in poche parole, del sentimento predominante nella piccola folla in marcia tra Bastiglia e Nation “contro il colpo di Stato di Macron”, su richiesta delle organizzazioni studentesche, ripresa in particolare da LFI.

“Si sta prendendo gioco di noi, Elena, 46 anni, osserva con calma. È davvero fastidioso questo disprezzo che i nostri leader non nascondono più…” Assistente esecutivo a Parigi, non si sente “non il più degno di compassione”, ha detto, ma pensa alle sue amiche “che non può mangiare tre pasti al giorno”Più che il licenziamento di Emmanuel Macron, cavallo di battaglia di LFI e uno degli slogan della manifestazione, è una profonda riforma del sistema politico ciò che lei auspica. “Dobbiamo restituire il potere al popolo, con referendum su ogni questione importante”afferma colui che afferma di far parte del movimento dei gilet gialli.

Mentre l’appello a manifestare ha interessato diverse decine di città in tutta la Francia, le autorità si aspettavano di vedere dalle 20.000 alle 40.000 persone marciare nella capitale per denunciare “una negazione della democrazia” dopo le elezioni “rubato”. Ma questa seconda giornata di protesta dall’inizio dell’anno scolastico, dopo quella del 7 settembre che ha visto sfilare 26.000 dimostranti secondo il Ministero dell’Interno (160.000 secondo i ribelli) non è piena, tutt’altro. Se l’indignazione è ampiamente condivisa, le fila sono piuttosto scarse.

“La destra è al potere e farà di tutto per restarci…”

È la seconda volta che Abigail, una studentessa diciottenne delle superiori, parte da Chartres per partecipare alla manifestazione. “Sono venuto perché trovo assolutamente vergognoso che Macron non rispetti la democrazia o il voto dei francesi, spiega la giovane donna, con un dolce in una mano e la bandiera con i colori della Insoumise nell’altra. Non vuole che il Nuovo Fronte Popolare prenda il potere perché distruggerebbe tutto ciò che ha messo in atto per i ricchi. La destra è al potere e farà di tutto per restarci…”

Come lei, mentre in serata sarebbe stata annunciata la composizione definitiva del governo di Michel Barnier, diversi giovani presenti nel corteo si sono detti disgustati dalla nomina dei ministri. “che sono contrari al matrimonio per tutti, che sono razzisti o che sono accusati di appropriazione indebita”.

“Barnier, letame, ti faremo il compost”

“Tutti hanno capito che la Francia ha un problema in questo momento, e che il suo nome è Emmanuel Macronarringa al microfono, in piedi su un carro, la deputata ribelle Mathilde Panot. Ci umilia a livello internazionale: è anche il primo presidente della Quinta Repubblica ad avere una procedura di impeachment nei suoi confronti.Una parte dell’assemblea lo applaudì.

Prima di passare la parola agli ambientalisti e poi al suo collega Louis Boyard, la presidente del gruppo LFI all’Assemblea nazionale, con il petto cinto dalla fascia tricolore, ha colto l’occasione per salutare La popolazione della Martinica in rivolta contro l’alto costo della vita»prima di esprimere il suo pieno sostegno a Gisèle Pelicot “affinché la vergogna cambi schieramento”.

Il che la dice lunga su questa marcia, un insieme di cause molto diverse: per la Palestina, contro l’estrema destra, per la regolarizzazione degli immigrati clandestini, contro i prezzi più alti all’estero che nella Francia metropolitana, per rivendicare la liberazione dei prigionieri politici in Tunisia, contro la precarietà o le disuguaglianze tra uomini e donne, ecc.

“Macron calpesta la democrazia, ma noi siamo il popolo e resteremo uniti” un’attivista di Attac ci prova con un megafono. Lo slogan viene ripetuto, ma non completamente recepito. Per svegliare la folla, ne prova un altro: “Barnier, letame, ti faremo il compost”Quello che funziona meglio è ancora quello molto semplice. “Macron si dimette, Macron è messo sotto accusa”.

“Macron, la Repubblica, la ami, la rispetti o la lasci! Grazie,” scricchiola un cartello tenuto a distanza da un dimostrante. L’atmosfera è calma e bonaria. I membri delle varie associazioni femministe, studentesche, ambientaliste e dei partiti di sinistra presenti fanno del loro meglio per sfuggire alle dimissioni. Anche se, sul piano politico, “È davvero una doccia fredda”sottolinea Jeremy, un bibliotecario trentacinquenne. E per riassumere, amaramente: “Stai andando in vacanza, c’è Thomas Jolly [et les JO de Paris] in TV. Torni, ed è il Manif pour tous nel governo…”

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