In occasione degli eventi culturali dell’Ecole des Mines, Antoine Bueno presenta il suo libro: “C’è bisogno di una dittatura verde? »

In occasione degli eventi culturali dell’Ecole des Mines, Antoine Bueno presenta il suo libro: “C’è bisogno di una dittatura verde? »
In occasione degli eventi culturali dell’Ecole des Mines, Antoine Bueno presenta il suo libro: “C’è bisogno di una dittatura verde? »
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Consigliere del Senato incaricato dello sviluppo sostenibile e della previsione, specialista di utopia (che ha insegnato a Science Po) e di questioni tecnologiche e ambientali, Antoine Bueno è autore di una decina di lavori.

Nessuno sa se la crisi ambientale distruggerà l’umanità, ma in effetti la sta facendo impazzire: scetticismo climatico, collapsologia, survivalismo, eco-ansia, attivismo verde scolastico, geoingegneria degli apprendisti stregoni, messianismo decrescista… non si può più contare i sintomi del panico ecologico. Si arriva al punto di far nascere l’idea che dovrebbe esserci una dittatura verde.
Il tema del libro: “Dovremmo avere una dittatura verde? » è ricordarci la ragione per presentare una strategia di transizione credibile, che sarebbe anche un’opportunità per la democrazia. Un manifesto per un’altra ecologia, in contrasto con l’ecologismo ideologico che domina il dibattito pubblico.

L’ipotesi inverosimile è che domani riusciremo a rimpatriare in Francia tutte le industrie che generano le nostre importazioni. È certo che, in questa ipotesi, domani in Francia avremmo bisogno di molta più energia (oltre il 60% in più). Se osserviamo oggi una timida reindustrializzazione, la forte tendenza degli ultimi decenni è verso la deindustrializzazione. Ci saranno sempre paesi nel mondo che saranno più competitivi di noi nella produzione dei beni (e dei servizi) di cui abbiamo bisogno. Infine, il mantenimento di un mondo industriale moderno richiede strutturalmente l’integrazione globale, e quindi importazioni ed esportazioni in tutte le direzioni.
Facciamo ora allora i calcoli sulla base della nostra realistica (anche se molto proattiva) ipotesi di reindustrializzazione: porterebbe ad un aumento appena del 12,5% del nostro fabbisogno energetico. Nel 2050 il nostro fabbisogno energetico sarà pari al 115% di quello odierno.

E vediamo cosa potrebbero coprire tutte le energie a nostra disposizione, e non solo il nucleare. Cominciamo comunque da lui. Aumentarli del 50% è realistico. Stiamo raggiungendo la copertura del 30% del nostro fabbisogno. Dobbiamo ovviamente tenere conto anche delle energie rinnovabili (energia idraulica, eolica, solare, geotermica, marina). Non è una follia dare loro una quota del 20% del mix futuro. E il 20% in più grazie alle biomasse. L’efficienza può ridurre le nostre esigenze almeno di un altro 20%. Siamo già al 90%. Finché il 10% della nostra energia sarà ancora fossile con la cattura del carbonio. Arriviamo al 100/115%. Basterebbe che l’idrogeno naturale si sviluppasse un po’ affinché, domani, un paese come la Francia non avesse bisogno di sobrietà.

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