“Secondo alcuni esperti ciò che sta accadendo a Gaza ha le caratteristiche di un genocidio. Sarebbe opportuno studiare attentamente questo aspetto per verificare se (la situazione) corrisponde alla definizione tecnica formulata dai giuristi e dalle organizzazioni internazionali”, ha affermato il Papa. Queste parole sono tratte dal nuovo libro di Francesco, “La speranza non delude mai”. Pellegrini verso un mondo migliore”, in uscita martedì in Italia, Spagna e America del Sud, e di cui domenica il quotidiano La Stampa ha pubblicato estratti.
Il sovrano pontefice fa regolarmente riferimento allo sterminio degli ebrei durante la seconda guerra mondiale, al “genocidio” degli armeni sotto l’impero ottomano, dei tutsi in Ruanda o dei cristiani in Medio Oriente. Deplora spesso le vittime civili di Gaza, ma questa è la prima volta che usa pubblicamente il termine genocidio – senza però assumerselo – nel contesto delle operazioni militari israeliane nel territorio palestinese.
Conclusioni condannate dagli Stati Uniti
Giovedì, un comitato speciale delle Nazioni Unite ha pubblicato un rapporto in cui ha riscontrato che i metodi di guerra impiegati da Israele “soddisfano le caratteristiche di un genocidio”. Il rapporto di questo comitato speciale delle Nazioni Unite, creato nel 1968 e responsabile di indagare sulle pratiche israeliane nei territori palestinesi occupati, dovrà essere presentato lunedì all’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York. Le sue conclusioni sono già state condannate dagli Stati Uniti.
Questa non è la prima volta che Israele è oggetto di tali accuse da quando la guerra è iniziata più di un anno fa. Il Sudafrica ha avviato un procedimento in tal senso davanti alla Corte internazionale di giustizia (ICJ) e diversi paesi, tra cui Turchia, Spagna e Messico, si sono uniti.
Secondo l’ultimo rapporto di Hamas pubblicato domenica, le operazioni israeliane nel territorio palestinese hanno provocato 43.846 morti, per lo più civili. Intervengono come rappresaglia per il massacro in Israele di 1.206 persone commesso dai commandos del movimento islamico il 7 ottobre, per lo più civili, secondo un conteggio dell’AFP basato su dati ufficiali e che includeva ostaggi morti o uccisi durante la prigionia nella Striscia di Gaza.
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