Il vecchio sanatorio potrebbe aver smesso da tempo di accogliere malati di tubercolosi, sotto gli occhi di Tinna, infermiera impiegata nell'unico reparto ancora aperto, dedito alla ricerca e allo sviluppo di nuovi processi, non ne esiste ancora di meno sinistro. E la scoperta che farà quella mattina, quando assumerà il suo incarico, non aiuterà le cose: la sua collega Ysra è stata brutalmente assassinata. Due delle sue dita furono addirittura mozzate e poste vicino alla mano amputata. E quando il primario viene trovato morto, ai piedi dell'edificio, dall'alto del quale sembra essersi gettato, tutto fa pensare che abbia ucciso il collega prima di togliersi la vita. Giustizia è stata fatta e le indagini risolte. Tuttavia, 30 anni dopo, Helgi, un giovane criminologo, esamina il caso ai fini della sua tesi. E gli omicidi tra gli indagati riprendono dal 1983…
L'islandese Ragnar Jónasson ha creato un nuovo thriller magistrale. Una tripla temporalità (1950, 1983, 2012) e capitoli che alternano i punti di vista dei vari protagonisti gli permettono di svelare gradualmente la sua trama. Come Agatha Christie, di cui è un grande fan e ha tradotto diversi romanzi prima di iniziare a scrivere lui stesso, gestisce brillantemente la trama a porte chiuse, il tutto in un'ambientazione perfettamente hitchcockiana. I lettori si divertiranno anche a trovare Hulda, l'eroina della trilogia la Dama di Reykjavíkal momento del pensionamento, cacciata dal suo superiore.
La morte in biancoRagnar Jónasson, La Martinière, 416 pagine, €22
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