Non è la prima volta che il collaboratore di La stampa racconta questa storia. Sulle pagine del quotidiano ne ha parlato in più di un’occasione.
Grande fan hockey, il piccolo Stéphane sognava di giocare per il canadese come il suo idolo, Jean Béliveau. Ma per arrivarci, ha dovuto prima imparare a pattinare. Ecco perché, per due o tre anni, la parola “pattini” è stata in cima alla sua lista dei regali di Natale.
“Mia madre ha avuto la sensibilità di farmi questo regalo a novembre”, racconta in un’intervista telefonica l’autore, produttore e scenografo televisivo.
La madre di Stéphane Laporte sospettava molto bene che suo figlio non sarebbe stato in grado di pattinare. “Sono nato con le gambe storte”, ricorda.
Infatti, nonostante le ore di allenamento con il fratello maggiore e le innumerevoli cadute sul ghiaccio, il piccolo Stéphane non è mai riuscito a pattinare.
Se sua madre gli fece questo regalo nel mese di novembre, fu perché non avesse alcun dolore a Natale.
Potresti pensare che l’album racconti una storia triste, ma no. “È un libro sulla resilienza. “Quando vogliamo, possiamo”, non è sempre così. Ma tutti abbiamo potere dentro di noi. È questo potere che dobbiamo trovare. Per me è stato scrivere”, confida l’autore, che da bambino si divertiva a scrivere i resoconti delle partite del canadese.
“Scriverò di hockey. E mi sembrerà di pattinare. Scrivere è sentire. Scrivere è sognare”, fa dire al giovane eroe del suo album.
“Tutti sperimentiamo fallimenti nella nostra vita. Ho pensato che fosse un ottimo modo per insegnare a un bambino come riprendersi dal fallimento”.
— L’autore Stéphane Laporte
Quasi 30 anni di attesa
La prima volta che Stéphane Laporte raccontò pubblicamente questo ricordo d’infanzia fu nelle pagine di La stampa nel 1997. Toccato da questa storia, l’illustratore Jacques Goldstyn gli ha inviato una lettera in cui spiegava che gli sarebbe piaciuto poter realizzare un libro per bambini. “Era già molto noto perché lo faceva L’intraprendente», ricorda l’autore.
La lettera però non raggiunse mai il destinatario.
Quasi tre decenni dopo, però, è Jacques Goldstyn a firmarne le illustrazioniUn regalo di Natale a novembre. E no, non è perché la lettera smarrita è stata ritrovata.
Quando la sua ex moglie e amica Marie-Pier Beaulieu gli propose di scrivere un libro per bambini per le Éditions de La Bagnole, lei gli propose immediatamente Jacques Goldstyn come illustratore.
“Ho guardato gli album giovanili che Jacques aveva realizzato. L’ho trovato davvero bellissimo. È commovente. Mi piace il suo disegno. Mi piacciono le sue storie”, dice l’autore.
Fu quindi organizzato un incontro tra i due uomini ed è allora che Stéphane Laporte venne a conoscenza dell’esistenza della lettera. “Volevo fare questa storia da 26 anni”, gli ha detto l’illustratore.
Ritorno al passato
Per tradurre la storia in immagini, Jacques Goldstyn si è recato nell’antica casa di famiglia, dove ora vive la sorella di Stéphane Laporte.
L’autore è anche commosso dal fatto che le illustrazioni riflettano così bene i suoi ricordi. “La scena del salotto è fedelissima alle mie serate giovanili. Io sono sdraiato a pancia in giù sul divano blu davanti alla TV in bianco e nero e mio padre russa sul divano verde”, descrive.
Anche le opere d’arte astratte che decoravano le pareti della stanza sono state riprodotte, si rallegra l’uomo che vorrebbe collaborare nuovamente con Jacques Goldstyn per un futuro album per bambini.
Il libro si conclude con un invito a non smettere mai di sognare. Cosa sogna oggi Stéphane Laporte, lui che ha una carriera intensa? “Vorrei sempre trovare progetti che rendano felici le altre persone. […] Scrivendo questo libro spero di raggiungere questo obiettivo. Questo è sempre il mio obiettivo quando realizzo progetti.
Un regalo di Natale a novembre
Testo di Stéphane Laporte, illustrazioni di Jacques Goldstyn
Dai 4 anni