Il giovane presidente del Raduno Nazionale ha pubblicato “Quello che cerco”, dopo mesi di ritardo. Ventosa e vuota, l’opera fornisce comunque alcune informazioni sulla personalità della persona che prende di mira Matignon… o anche di più.
Le coincidenze del calendario talvolta portano a tracciare gustosi paralleli. Da questo mercoledì, 13 novembre, Marine Le Pen si è trovata immersa in una situazione particolarmente precaria, mentre la Procura chiede cinque anni di ineleggibilità con esecuzione immediata nel processo contro gli assistenti parlamentari del Raggruppamento Nazionale. Per Giordano Bardella, invece, il periodo è piuttosto propizio: questo sabato, 9 novembre, il giovane presidente della RN ha finalmente dato il via al suo lavoro, Quello che sto cercando (Fayard), biografia ibrida sull’osservazione degli oggetti e saggio programmatico.
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Se la disgrazia giudiziaria del “MLP” fosse confermata, potrebbe essere candidato alle prossime presidenziali il suo luogotenente, lui che per il momento sembra promesso a Matignon in caso di vittoria elettorale della RN. Ha quello che serve? Giordano Bardella divide. Sicuro di sé, abile in televisione, buon oratore, originario di Seine-Saint-Denis infastidisce con il suo lato vuoto, accusando alcuni di non essere altro che una macchina per sputare elementi linguistici architettati dai suoi consiglieri. Intendiamoci: questo primo libro non metterà a tacere la critica su questo punto. Ma Quello che sto cercando contiene ancora alcune lezioni. Poiché non vogliamo che gli entusiasti politici si impongano la lettura del pamphlet, ecco le tre lezioni da imparare da esso…
Prima lezione: Jordan Bardella è pur sempre un cyborg politico
Se qualcuno si aspettava che il presidente della RN arricchisse il suo personaggio, quello “ dividere l’armatura ”, per usare l’espressione consolidata, saranno a loro carico. Scritto in uno stile mediocre e talvolta francamente goffo, le circa 300 pagine di Quello che sto cercando a volte sembrano provenire dall’intelligenza artificiale. Bardella ripropone i luoghi comuni di una certa destra con un ritmo monotono, senza concedersi né audacia né trasgressione. Abbiamo iniziato la nostra lettura notando “ banalità » appena ne avessimo incontrato uno, prima di arrenderci: l’esercizio sarebbe consistito semplicemente nell’elencare le pagine del libro.
Eccone alcuni, a scopo illustrativo. Pagina 44: “ Sostengo la tolleranza e detesto il settarismo poiché si scontra con la democrazia. » Pagina 218 : « Dare valore allo sforzo mi è sempre sembrato ovvio. Crescere attraverso il lavoro, al di là dell’origine o del background sociale, è il cuore della promessa repubblicana. » Pagina 305 : « In politica la tenacia è una qualità essenziale. » Lo avremo capito, nonostante i suoi numerosi tentativi di “lezioni” a cominciare da “ in politica… », il giovane 29enne non colpisce né per le sue qualità stilistiche né per la sua verve ideologica.
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I rari momenti interessanti di Quello che sto cercando risiedono nella narrazione, sicuramente calibrata al centimetro, del viaggio di Bardella, proveniente dalla borghesia e dall’immigrazione italiana durante un’infanzia felice trascorsa nel dipartimento di Seine-Saint-Denis. Legittimamente preoccupato per la sua vita privata, l’eurodeputato non dissipa i dubbi sulla debolezza della sua carriera, lui che alla fine ha vissuto la traiettoria di un perfetto apparatchik, non avendo né completato gli studi né svolto un lavoro al di fuori della politica.
Seconda lezione: Giordano Bardella vuole puntare sempre sulla destra
Questo è il “marchio” Bardella, quello che gli permette di differenziarsi in maniera netta da Marine Le Pen: ne assume le radici di destra, in contrasto con il posizionamento nazional-populista del suo mentore. Mentre “MLP” rifiuta di collocarsi nella tradizionale divisione, Jordan Bardella moltiplica gli attacchi contro il “ goffo », costantemente affrontato in tutto il libro, e in termini molto più duri di quelli di Emmanuel Macron.
Rivolgendosi a François-Xavier Bellamy e Marion Maréchal, il presidente della RN fornisce forse l’informazione più significativa nella 59a pagina di Quello che sto cercandoaffermando che “ le vittorie future richiederanno l’unità del campo patriottico, attraverso la capacità di riunire gli orfani di una destra più orleanista “. Rileggiamo per un momento René Rémond, per vedere che questi “orleanisti” sono i fautori di una posizione liberale e moderata simile al macronismo, o addirittura all’ala centrista di LR.
Bardella lo ripete a pagina 191, si concentra su questi” orfani della destra » per accaparrarsi gli ultimi segmenti elettorali necessari alla vittoria della RN. Lo avevamo già visto delineare questo movimento durante la campagna legislativa del 2024, abbandonando alcune misure sociali del programma di Marine Le Pen. Il Drancéen ammette anche di aderire all’obiettivo di Éric Zemmour, cioè realizzare l’alleanza tra le classi operaie e il ” borghesia patriottica “. Le somiglianze con Nicolas Sarkozy, evidente modello di Bardella, sono numerose. E la storia potrebbe andare nella direzione del giovane lupo, visto che i comizi di Eric Ciotti e Marion Maréchal lo prefigurano” unione dei diritti » che costruisce senza nominarlo… cosa che gli può essere imputata, come il faccia a faccia con Pascal Praud sul canale CNews.
Terza lezione: Jordan Bardella non lascerà andare Marine Le Pen
Sarebbe però sbagliato dipingere Bardella come Bruto pronto a pugnalare la donna che lo ha portato in vetta. Ce l’abbiamo già scritto in Marianneribadiamo la nostra posizione alla lettura Quello che sto cercando : la prospettiva di un colpo di stato “bardellista” a danno di Marine Le Pen resta altamente improbabile. Ci sono gli affetti, innanzitutto: Jordan Bardella mantiene un legame quasi filiale con la donna che lo ha elevato in breve tempo al numero due.
Ma ci sono anche degli interessi: l’eurodeputato sembra essere consapevole del notevole rischio che un tradimento comporterebbe. La sua giovinezza e l’inesperienza sono altri fattori che lo incoraggiano a non forzare il destino. A 29 anni Bardella fa in tempo a prevederlo, e un eventuale passaggio da Matignon sarebbe tutt’altro che vergognoso prima di candidarsi al mandato più prestigioso della Quinta Repubblica…
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In segno di fedeltà Bardella titola quindi “ Marino » l’ultimo capitolo della sua opera. Ti affida sempre il triplo candidato alla presidenza”, con rispetto “. In termini entusiastici elogia “ la sua resilienza, la sua benevolenza, la sua solidità; (…) la sua capacità di resistere alle tempeste e di riprendersi da colpi che avrebbero potuto essere fatali “. Parole quasi premonitrici, vista la sfida legale che Marine Le Pen si appresta ad affrontare.