Philippe Marczewski allunga la vita

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UFFICIO ALINE

“Quando Cécile”, di Philippe Marczewski, Seuil, 144 pag., 17,50 €, digitale 13 €.

Non importa che sia morta da vent’anni, Cécile è rimasta a lungo intensamente presente nella mente della sua amica, la voce narrante del terzo romanzo di Philippe Marczewski. Colui che ha avuto una breve relazione romantica con la giovane donna non evoca il suo volto, quando pensa a lei, come una fantasticheria. Non specula su cosa farebbe, penserebbe o proverebbe se fosse ancora viva. Si chiede piuttosto cosa stia guardando Cécile ” Quando [elle] svegliarsi la mattina. Sembra non esserci alcun dubbio che la sua vita continui da qualche parte, altrove, come se l’incidente aereo in cui perì non ne avesse spezzato il filo. Questo è ciò che sa, o crede, a volte. Un momento in cui l’illusione della sua presenza è totale e in cui, nonostante tutti i suoi argomenti, la ragione è impotente.

Quando prende in mano la penna per cercare di fissare senza congelare l’immagine, la forma e il movimento di Cécile, gli vengono in mente quei periodi in cui pensava per la prima volta di incontrarla per strada. Non l’aveva seguita al supermercato dove faceva la spesa quotidiana? Non era salito su un treno dietro di lei perché aveva riconosciuto la sua biondità, il suo viso e il suo passo, come se gli fosse stata data la possibilità di passare in un universo parallelo dove Cécile sarebbe stata ancora viva?

Quando gli fu detto della sua morte improvvisa, avvenuta all’età di 27 anni, quando l’aveva persa un po’ di vista, rimase sbalordito, senza poter “sii triste quanto devi essere”. La vita e le sue promesse di felicità – allora era innamorato di una nuova compagna – avevano ripreso rapidamente il loro corso. Fino a quando questo dolore, che non aveva espresso né realmente condiviso con nessuno, ritornava sotto forma della presenza insistente di quella giovane donna che tuttavia sembrava, in fondo, poco conosciuta.

Quando Cécile è la storia, tanto fervida quanto delicata, dei successivi tentativi del narratore di dare il giusto spazio alle emozioni suscitate in lui dall’incontro con Cécile, prima che il tempo abbia fatto il suo lavoro e le dissipasse. Un modo di tratteggiare i contorni della donna che conosceva e di conservare un’immagine del volto che lei gli mostrava e che nessun altro poteva conoscere. Un modo per lasciarlo esistere ancora nel corpo del suo testo, invece di affidarsi alle allucinazioni prodotte dal suo cervello in lutto.

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