Sarah Rey, “Manus. Un’altra storia di Roma” (Albin Michel)

Sarah Rey, “Manus. Un’altra storia di Roma” (Albin Michel)
Sarah Rey, “Manus. Un’altra storia di Roma” (Albin Michel)
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Le cinque dita dell’Impero. Una semplice rassegna delle frasi ed espressioni in cui ricorre la parola mano mostra la ricchezza lessicografica ed etimologica dell’argomento. Molti fanno riferimento all’antica Roma dove la mano aveva un ruolo fondamentale nella vita sociale e religiosa, in particolare nel diritto e nei riti. “Osservare la mano romana in tutte le sue metamorfosi significa attraversare epoche e ambiti storici generalmente dissociati. » Questo è ciò che ci offre Sarah Rey in questa originale indagine, ricca di esempi, che unisce testi di varia provenienza all’iconografia. Si inizia con la scena in cui il giovane soldato romano Caius Mucius sacrifica la sua mano destra durante la guerra contro il re etrusco Porsenna nel 507 a.C. dC Per questo suo coraggio prese il soprannome di Scævola, “il mancino”. Questo episodio ampiamente mitizzato rivela il peso simbolico della mano, soprattutto della destra, nella società romana. In questo corpo ingrandito, la parte è più importante del tutto. E in questa mano il pollice diventa divino e l’indice di rimprovero.

Sarah Rey mostra quanto è grande la mano “uno degli strumenti essenziali del diritto”. Mettere la mano sul fuoco, nel senso letterale del termine come ha fatto Mucius, significa dichiarare la propria assoluta convinzione. La mano destra rimane sempre l’organo del giuramento. “In tutti gli angoli simbolici della vita sociale”, troviamo questa parte del corpo: nei riti (preghiera, purificazione, affissione), nel matrimonio (dare la mano alla propria figlia), nel linguaggio comune (parlare con le mani, avere le mani libere), e anche nella politica dove la stretta di mano era (già) importante durante le campagne elettorali. I romani trasmettevano attraverso di essi la loro religione, i loro valori, il loro diritto e non esitavano a tagliare quelli dei soldati disertori o degli schiavi. “La mano è la moralità stessa. » Anche nell’immoralità più terribile.

Docente di storia antica al Politecnico dell’Hauts-de-France, Sarah Rey si è distinta per il suo lavoro audace e perfettamente padroneggiato sul “potere del pianto nell’antichità” (Lacrime di Roma, Anamosa, 2017). Lei continua con Manù la sua esplorazione della sensibilità, sempre a Roma, in questa sottile archeologia del gesto. Perché molte espressioni risuonano ancora oggi, come “la mano sul colletto”, il “lancio della mano” per designare un colpevole premendo sulla sua spalla, o “prendere il controllo” dei beni, vale a dire acquisirli. Lo storico non dimentica le mani modeste e callose ma non prive di qualità, quelle che non fanno parlare di sé, quelle che lavorano, plasmano e abbelliscono tra gli artigiani. È lo stesso per le donne, esili o inquietanti quando si tratta di maghi. Tutte queste mani fuoriescono dai corpi come una nuvola di avvertimenti e di segni tragici che rivelano un altro volto dei romani. La loro umanità, come la loro crudeltà, passa attraverso di loro.

Sara Rey
Manus. Un’altra storia di Roma
Albin Michel
Tiratura: 5.000 copie.
Prezzo: € 23,90; 400 pag.
ISBN: 9782226490025

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