Letteratura: la Fondazione Orange conclude il suo premio del libro africano – Lequotidien

Letteratura: la Fondazione Orange conclude il suo premio del libro africano – Lequotidien
Letteratura: la Fondazione Orange conclude il suo premio del libro africano – Lequotidien
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È una svolta per gli amanti della letteratura africana. Dopo sei edizioni, la Fondazione Orange pone fine all’Orange Book Prize in Africa (Pola), che premiava gli autori e i loro editori del continente. In sei anni il Pola era diventato un riferimento. Inoltre, la fondazione abbandona anche il premio francese, creato nel 2009. Questo ritiro dalla sfera letteraria rischia di suscitare scalpore.

Sia nella forma che nella sostanza, la decisione della Fondazione Orange ha sorpreso i membri della giuria dell’Orange Book Prize in Africa (Pola).
Il premio scompare senza che la fondazione si sia presa la briga di informare preventivamente i membri della giuria, di criticarne uno, e ancor meno i molteplici comitati locali che, nei paesi africani francofoni, hanno svolto il lavoro essenziale di selezione dei funziona. Sono stati necessari scambi di e-mail indignati tra la giuria, presieduta dall’ivoriana Véronique Tadjo, e la nuova delegata generale della Fondazione Orange, Hafida Genfound, perché quest’ultima prendesse la penna per giustificare la sua decisione. La fondazione desidera ora concentrarsi nuovamente sull’istruzione nelle scuole attraverso le associazioni.

La fine dell’unico premio africano con spirito decoloniale
È una sua scelta, ma abbandona l’unico premio africano con spirito decoloniale, visto che premia, dal 2019, un autore e una casa editrice del continente. Un premio che è diventato, in pochi anni, essenziale quanto la sua versione francese, anch’essa scomparsa dopo 16 edizioni.
Il Pola aveva messo in risalto in particolare lo scrittore camerunese Djaïli Amadou Amal, che successivamente vinse il Goncourt per gli studenti delle scuole superiori in Francia.

Dibakana Mankessi, ultimo vincitore
Il 18 maggio a Rabat è stato il congolese Dibakana Mankessi a ricevere il 6° Pola per il suo romanzo Lo psicoanalista di Brazzaville. Terzo romanzo di Dibakana Mankessi, l’opera evoca la vita del dottor Kaya a Brazzaville nel 1960, dove ricevette nel suo studio di psicoanalisi tutte le élite intellettuali, politiche, militari e religiose del paese. I congolesi sono indipendenti e questa indipendenza porta a comportamenti e ansie difficili da ammettere, se non nell’intimità del gabinetto immaginato da Dibakana Mankessi.

“Ciò che mi interessava era capire cosa passava nella loro testa, e pensavo che lo psicanalista, almeno il suo divano, fosse il posto migliore per consentire la libertà di parola”, spiega il vincitore. L’indipendenza e il suo shock psicologico per comprendere l’Africa di oggi è ciò che ha colpito la giuria dell’Orange Book Prize in Africa e il suo presidente, la scrittrice ivoriana Véronique Tadjo. “È un libro molto ambizioso, un affresco di personaggi divertenti o interessanti, immaginari o reali, ed è un lavoro davvero meraviglioso che ci è davvero piaciuto.” In questo affresco corale non si tratta tanto di follia e di medicina quanto di parola liberata. Imparare a confessarsi, insomma, per capirsi meglio e andare avanti meglio.
Rfi

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