James Ellroy taglia un abito a Marilyn nel suo nuovo thriller

James Ellroy taglia un abito a Marilyn nel suo nuovo thriller
James Ellroy taglia un abito a Marilyn nel suo nuovo thriller
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Intorno alla morte di Marilyn Monroe, James Ellroy realizza un affresco frenetico e malinconico nell’umidità dell’estate del 1962, nel cuore della corrotta City.

Se hai perso di vista l’autore di LA confidenziale o da Tabloid americano e ti chiedi se l’incomparabile James Ellroy morde ancoraquesto diciassettesimo romanzo – senza contare le sue memorie, racconti e saggi – è per te. E se sei un fedele americano, quello Tradimento -primo volume del suo quintetto di Los Angeles compreso Gli incantatori è la terza parte: ti ha riconciliato con l’animale, questa nuova consegna è anche per te. Molto semplicemente perché troviamo in questa sequenza molto relativa di La tempesta in arrivo, lo stilista eccezionale di cui parla Ellroy i suoi soliti preferiti (sostanzialmente, Storia, criminalità, corruzione, ecc.) e la sua scrittura ardentee, ribollente e infuriato per a complessa architettura romantica e una finzione articolata attorno a un fatto specifico, la morte di Marilyn Monroe avvenuta il 4 agosto 1962 a Los Angeles, attorno al quale ruotano personaggi che sono esistiti.

Commedia ultra-black e dieci atti

La grande star del romanzo, con tutto il rispetto per i fan dell’attrice che lo scrittore distrugge con una macchina a solfato con giubilo del tutto presunto, è quel dannato Freddy Otash che incarna quasi da solo tutti i vizi di Los Angeles e i cui funerali, il 9 ottobre 1992, si aprono Gli incantatori. Ce doppio quasi immaginario di James Ellroy, incontrati nella trilogia Inferi USA o dentro Panico generale, era o sarebbe servito da ispirazione per il personaggio di Jack Gittes -Jack Nicholson in Chinatown di Polanski- e si ritrova tra diversi fuochi tra cui quello dei fratelli Kennedy, presi dal panico all’idea dei “dossier” che giacciono negli armadi dalla morte della star. Aggiunge la scomparsa di un’attrice di serie B probabilmente rapito, un predatore sessuale soprannominato il Satiro che prende di mira le donne single, un dipartimento di polizia di Los Angeles in fuga come una gallina senza testa e altre “fantasie” ellroyiane come lo scandalo sessuale e il ricatto alla pari di “Ti ho preso, mi hai preso per il pizzetto”.

La cosa più inquietante quando ci troviamo di fronte ad un libro di tale densità, prosa ipnotica e una storia labirintica, significa accettare di pazientare prima che tutti i pezzi del puzzle si incastrino e godersi il momento presente e l’abbagliamento della scrittura. Nel caso presente, Gli incantatoricommedia ultra-black in dieci atti, calerà il sipario nel suo ultimo appuntamento intitolato Giochi del cazzo.

È anche possibile pensare che anche James Ellroy, che voleva scrivere un romanzo popolare degli anni Sessanta, abbia realizzato e loucedè un omaggio a uno dei padri di sodo, Dashiell Hammett. Tra Butte, nel Montana, La vendemmia rossa e Los Angeles Incantatoriil marciume è lo stesso. Il che si riferisce anche – storia d’amore perduta in anticipo compresa – alle prime opere di James Ellroy che sono Requiem di Brown et Clandestino, il respiro malinconico inoltre

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