Con “Fort Alamo”, il maestro dell’assurdo Fabrice Caro firma un romanzo più malinconico – rts.ch

Con “Fort Alamo”, il maestro dell’assurdo Fabrice Caro firma un romanzo più malinconico – rts.ch
Con “Fort Alamo”, il maestro dell’assurdo Fabrice Caro firma un romanzo più malinconico – rts.ch
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L’autore di “Discourse” e “Zaï zaï zaï zaï”, Fabrice Caro, si cala nei panni di un malinconico quarantenne sopraffatto dagli obblighi familiari. “Fort Alamo” racconta con ironia il caos della vita quotidiana, a cominciare dalla coda alla cassa di un supermercato.

Un narratore senza storia improvvisamente precipitato nel caos è diventato il marchio di fabbrica di Fabrice Caro, un romanziere che scrive anche fumetti con lo pseudonimo Fabcaro. Così in “Il Discorso”, poi adattato per il cinema, dove un antieroe malaticcio e timido viene convocato dalla sua famiglia per parlare in pubblico al matrimonio di sua sorella. Queste situazioni che potrebbero sembrare angoscianti, l’autore le trasforma in una catena di conseguenze comiche, sviluppando nel corso dei suoi testi un senso dell’assurdo particolarmente acuto.

L’esempio migliore è senza dubbio “Zaï zaï zaï zaï”, un fumetto ormai cult, divenuto un film e uno spettacolo teatrale più volte rappresentato in tutto il Paese. Un personaggio si accorse alla cassa del supermercato di aver dimenticato la sua carta fedeltà a casa, e questo piccolo passo falso, a priori poco importante nella vita quotidiana mondana, lo avrebbe portato in una cascata di scene sempre più folli.

Un antieroe quotidiano

La cassa di un supermercato è anche il punto di partenza di “Fort Alamo”, il nuovo romanzo di Fabrice Caro. Cyril, il suo narratore, è un insegnante di liceo, un tranquillo quarantenne di provincia, fidanzato e padre di due figli. Sta per pagare alcuni acquisti prima di tornare a casa quando un individuo gli ruba il posto in fila, prima di crollare pochi passi più avanti, colpito da un ictus. Poiché la scena si ripete più volte durante la settimana, con il preside che odia o il cane insopportabile dei vicini, Cyril si chiede: ha il superpotere per abbattere tutti coloro che lo infastidiscono suo malgrado?

Dopo un tempo interminabile, la lunga fila sul nastro trasportatore si è conclusa con un barattolo di fagioli rossi – E poi a lui piacciono i fagioli rossi, ecco cosa mi è passato per la testa. Quando finì di mettere la spesa nelle borse, mentre io lo fissavo sperando in un segno, se non di scuse, almeno di empatia, pagò, senza nemmeno guardarmi, e si allontanò dalla cassa, spingendo lentamente la sua carrello della spesa. Pochi metri dopo è crollato a terra.

Estratto da “Fort Alamo” di Fabrice Caro

Personaggi archetipici

L’umorismo di Fabrice Caro sta in questa sequenza caotica di fatti banali, ma anche nella sua capacità di osservare. Il suo libro è una galleria di ritratti esilaranti, uno studio quasi sociologico della borghesia francese, con personaggi archetipici – la cognata fastidiosa, il collega goffo, il vicino ingenuo, ritratti con molto umorismo ma senza inutile malizia.

Si può proporre un’altra lettura di queste scene assurde in cui il personaggio cerca di prendere le distanze dalla famiglia e dalle ingiunzioni professionali che lo opprimono. Fabrice Caro scrive, come nei suoi testi precedenti, di un uomo che non vuole nulla dai ruoli che coloro che gli sono vicini vogliono che ricopra.

Al di là dell’umorismo, una struggente malinconia aleggia su questo testo. Perché la madre del narratore è appena scomparsa e lui deve occuparsi di sgomberare la sua casa. Ma svuotare la cameretta della sua infanzia va oltre le sue forze.

Ogni romanzo è un diario personale. Parlo di ciò che mi sta accadendo nella mia vita nel momento in cui scrivo. La parte autobiografica di questo libro è la storia della cameretta di un bambino che ha bisogno di essere svuotata. Non lo auguro a nessuno.

Fabrice Caro, autore di “Fort Alamo”

Inoltre, questo libro non è solo una sintesi di umorismo e questo è senza dubbio ciò che differenzia Fabrice Caro, romanziere, da Fabcaro, fumettista. Particolarmente commoventi sono le pagine in cui Cyril parla di nascosto con la madre e la sua disperazione quando deve tornare a casa di famiglia. “Ho un legame malato con l’infanzia, non riesco a uscirne, è pazzesco”, ammette Fabrice Caro nel podcast QWERTZ dell’8 ottobre.

Sylvie Tanette/ms

Fabrice Caro, “Fort Alamo”, ed. Gallimard, collezione Sygne, ottobre 2024.

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