Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore

Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore
Descriptive text here
-

Inosservato perché il libro cartaceo ha riconquistato lo status che ha sempre avuto fin dai tempi dei papiri: quello di oggetto confidenziale o almeno riservato a una minoranza di strani personaggi. Perché strano? Perché immergersi in un libro significa isolarsi dal mondo esterno e “parlare” silenziosamente nella propria testa per un tempo altrettanto bizzarro (a volte ore). Immaginare personaggi di carta che esisteranno solo nella testa del lettore. Seguire una storia o un racconto di cui quest’ultimo anticipa necessariamente il seguito (se a pagina 3, il personaggio Machin incontra il personaggio Machine e loro simpatizzano, sono giovani e belli, la nostra mente immaginerà, senza che ce ne rendiamo pienamente conto, si spera, che a pagina 43, inevitabilmente succederà qualcosa tra loro).

La lettura può creare dipendenza ed essere ipnotico. La lettura silenziosa è una conquista recente nella storia dell’umanità perché la lettura ad alta voce è stata per lungo tempo l’unica concepibile.

E poi accadde un piccolo miracolo: un’età dell’oro. Durò appena cinquant’anni (seconda metà del XX secolo) quando, nei paesi occidentali e nel blocco sovietico, che rappresentavano entrambi solo un terzo della popolazione mondiale, quasi tutta la popolazione era istruita e alfabetizzata. Il resto del mondo, all’epoca chiamato “Terzo Mondo”, rimase nella tradizione orale. Né il teatro, né la radio, né il cinema, né la televisione sono riusciti a scuotere il trono del Re dei Libri in questo mezzo secolo. E poi Internet arrivò alla fine del XX secolo, o più precisamente, si diffuse in tutte le case occidentali e sovietiche. I social network sono inondati. È arrivato il momento della lettura/scrittura breve: “5 minuti di lettura” ci avvertono i giornali online; 280 caratteri non uno di più ci ammonisce Twitter è diventato X ecc…

La breve lettura e il libro non vanno bene insieme.

Altrimenti nel Terzo Mondo, che è diventato “paesi in via di sviluppo” e ora “il Sud del mondo”, le popolazioni sono passate direttamente dall’analfabetismo all’elettronica. Dalla voce al messaggio vocale e al video. Senza vivere la fase del “Libro”. Da allora in poi, l’Occidente, i paesi ex comunisti e il Sud del mondo si sono ritrovati su un piano di uguaglianza, essendo trascorsa l’età d’oro del libro nelle prime due entità. Perché allarmarsi come fanno tutti coloro che parlano di “fine del libro”, di “morte della lettura” e che fanno sforzi patetici per incoraggiare i giovani ad aprire un libro fin dalla prima infanzia. Tutto ciò è molto lodevole ma equivale a dimenticare che da sempre, o se si preferisce dall’invenzione della stampa, il libro è sempre stato un oggetto confidenziale. L’età dell’oro (1950-2000) che visse fu solo una breve parentesi, sicuramente incantata.

Dire questo equivale ad elitarismo? Vuoi prenotare il libro per una piccola minoranza? Affatto ! È semplicemente attenersi ai fatti, ammettere una realtà, perché se leggere era una cosa naturale perché i “millennials”, questi giovani nati con Internet, non si sono precipitati ale-book o e-book? Niente più carta, lunga vita a Kindle! Solo che questo non è successo affatto. Nessun giovane oggi leggerà su uno schermo le 200 o 300 pagine di un romanzo di Tolstoj, un saggio di Bourdieu o di Glissant! Era quindi normale che il 23 aprile, “Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore”, passasse inosservato. Nemmeno niente di drammatico. E quando si tratta di diritto d’autore, gli scrittori potevano guadagnarsi da vivere con la loro penna solo durante i cinquant’anni dell’età d’oro della seconda metà del XX secolo. E ancora, non tutti! La maggior parte è stata costretta ad avere un vero lavoro per vivere.

Se qualcuno vuole diventare ricco non deve fare altro che diventare un calciatore o un rapper!

Come è riuscita la maggior parte degli scrittori a sopravvivere prima dell’età dell’oro? Erano spesso legati ad una corte reale che li finanziava. Più tardi, in Unione Sovietica, fu fatto lo stesso: non era più lo zar a sostenere (in gran parte) i suoi scrittori preferiti, ma lo Stato comunista che pagava (modestamente) uno stipendio a ogni scrittore i cui libri riuscissero a raggiungere un vasto pubblico. Lo stesso stipendio per tutti, stipendio pari a quello di un professore universitario. Era ed è tuttora il sistema migliore, anche se è irrealistico immaginare che possa essere ripreso o rimesso in vigore, dopo che il capitalismo ha sconfitto il comunismo o, più precisamente, quest’ultimo si è trasformato in capitalismo di Stato.

No, il libro non morirà. Sopravviverà e resterà ciò che è sempre stato, ovvero un oggetto riservato…

-

NEXT Autore di due libri a 19 anni, Louis Lefèvre usa le parole per guarire